Certo, un bilancio in pareggio è meglio di uno in forte deficit (anche ai tempi degli egizi o dei Maya), come sa ogni brava massaia e onesto padre di famiglia. Ma in tempi di crisi sei obbligato a usare il deficit, se non vuoi farti distruggere come capacità produttiva.
L’austerità nello spendere, in astratto, può di conseguenza risultare a volte utile; ma, per l’appunto, “dipende dalle condizioni” in cui ti trovi. E soprattutto da cosa intendi per austerità...
Che le privatizzazioni del patrimonio pubblico siano una chiave del successo di un paese, invece, è semplicemente una favola. Fatte oltretutto sotto minaccia di bancarotta, una privatizzazione è una svendita di patrimonio (produttivo!) sottocosto. E’ come svendere il macchinario funzionante per pagare un po’ di debiti e mangiare tutti i giorni. Alla fine ti sarai mangiato tutto, non riuscirai a produrre nuova ricchezza; insomma, non ti riproduci più.
Perché tutta questa premessa? Per un buon motivo. La “lezione europea” alla povera Grecia ha avuto molti effetti noti (impoverimento di massa, crollo del Pil, indebitamento triplicato, patrimonio pubblico svenduto, porti e aeroporti compresi, ecc). Qualcuno comincia a venir fuori solo adesso.
Ma per essere creduti fino in fondo ve lo facciamo raccontare da IlSole24Ore, organo di Confindustria, perché rischiate l’incredulità. Se poi guardate, insieme a noi, quel che sta accadendo con il patrimonio produttivo di questo paese (sia privato che pubblico), allora scoprirete che la “via greca” – anche per noi – è già stata imboccata da tempo.
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La Germania incassa 1,34 miliardi di euro di profitti su prestiti ad Atene
Vittorio Da Rold
La notizia rischia di riaprire vecchie ferite tra Berlino e Atene perché arriva proprio il giorno dopo la concessione di una laurea honoris causa al presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, all’Università Aristotele di Salonicco che ha provocato dimostrazioni di protesta con spiegamento di forze di polizia a difesa della cerimonia.
La Germania ha incassato 1,34 miliardi di euro dall’inizio della crisi greca nel 2009. Lo ha indicato il quotidiano tedesco Suddeutsche Zeitung. Si tratta dei profitti ottenuti grazie agli interessi dei prestiti ad Atene. In sostanza, la banca di sviluppo tedesca Kfw (Kreditanstalt fur Wiederaufbau) ha incassato 393 milioni di euro sui prestiti di 15,2 miliardi alla Grecia nel 2010. Tra il 2010 e il 2012, il programma di riacquisto di titoli ellenici da parte delle banche centrali della zona euro ha fatto registrare alla Bundesbank profitti per 952 milioni di euro.
Un bel gruzzoletto. I numeri sono emersi grazie a un’interrogazione parlamentare presentata al Bundestag dal movimento dei Verdi al ministero delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble. I Verdi, attraverso le parole di Sven-Christian Kindler, hanno criticato il comportamento tedesco nei confronti della Grecia: «Sarà anche legale che la Germania guadagni sulla crisi della Grecia, ma non è legittimo nel senso morale della solidarietà».
I profitti sono arrivati alla Bundesbank, la banca centrale tedesca, per aver partecipato come le altre banche dell’eurozona, al programma Securities Market Programme (SPM) dal 2010 al 2012 sotto l’egida della Banca centrale europea all’epoca diretta da Jean-Claude Trichet. La Bce ha incassato più di 1,1 miliardi di euro nel 2016 in interessi su un ammontare di 20 miliardi di bond greci acquistati attraverso lo SMP, bond che erano stati venduti sul mercato secondario da banche soprattutto francesi, olandesi e tedesche timorose di un haircut, un taglio del valore facciale delle obbligazioni. Quest’anno i profitti ammonteranno a 901 milioni di euro quando verranno ancora distribuiti ai 19 stati dell’eurozona. Dal 2015 la Germania ha raccolto 952 milioni di euro come profitti del programma SMP.
Il bilancio tedesco ha registrato, sotto l’attenta regìa del ministro conservatore e artefice dell’austerità nell’eurozona, Wolfgang Schaeuble, un surplus di 6,2 miliardi di euro nel 2016. I Verdi tedeschi hanno sottolineato che anche i profitti ricavati dalla crisi greca hanno aiutato a raggiungere questo obiettivo. Ma questa osservazione non sembra aver scalfito la posizione di Schaeuble.
Nel biennio tra il 2013 e il 2015 l’Ue aveva deciso che i profitti generati dai bond greci fossero restituiti da Francoforte alle banche centrali di ogni Paese, che poi li avrebbero rigirati ad Atene per alleggerire il suo pesante fardello del debito che viaggia al 179% del Pil. Ma poi nel 2015 a seguito di un referendum e uno scontro tra Governo Tsipras e creditori internazionali questa procedura è stata interrotta e gli stati si sono tenuti gli interessi del 2015 e 2016.
Nell’ultimo eurogruppo tenutosi a Lussemburgo dopo aver trovato l’accordo per l’esborso di una tranche di aiuti per 8,5 miliardi (serviti a pagare 7 miliardi di euro di bond in scadenza e in mano alla Bce) i creditori hanno manifestato l’intenzione di restituire i profitti guadagnati dai bond greci se Atene avrà rispettato tutti gli impegni prioritari entro il 2018, ma solo quelli realizzati nel 2017.
Il Fmi pur restando nel programma non ha partecipato all’esborso della quota relativa alla tranche di 8,5 miliardi di euro perché non ritiene sostenibile l’attuale livello del debito greco.
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