Quel che ci è sembrato interessante e utile far conoscere, di questo post Facebook di Massimo Franchi, è soprattutto il dispositivo di potere che caratterizza il contafrottole di Rignano e soci. Nessun vincolo, nessuna riconoscenza, nessuna continuità. Usa e getta, come un kleenex. E stiamo parlando di professionisti dell’informazione... Figuriamoci come possono guardare, da lassù, ai lavoratori normali che non sono mai stati – anzi... – alle loro dipendenze.
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Dice: ‘Ma tu, profugo ‘in ostaggio’ de l’Unità, come l’hai presa la nascita di quel bel giornale chiamato ‘Democratica’ diretto dall’ex condirettore, ex Scelta Civica, ex Montezemolino, ex dalemiano, ex Istituto Gramsci, ex tutto di Andrea Romano supportato dall’ineffabile Mario Lavia, quasi direttore del sito pirata unita.tv che fino al giorno prima andava in tv ancora col sottopancia ‘Unità’ e da una redazione di ex bersaniani; il tutto orchestrato dal Pd che nel frattempo doveva aiutarci almeno ad avere gli ammortizzatori sociali per non essere più ostaggi e finirla finalmente con questi due anni esatti di tragicomica?’.
Io? Io l’ho presa bene. Come Gramsci.
COMUNICATO DEL Cdr
Roma, 30 giugno 2017
Due anni fa esatti l’Unità tornava nelle edicole per volontà dell’allora premier e segretario del Pd Matteo Renzi e ci tornava con una compagine aziendale e una direzione scelta direttamente dai vertici del Partito Democratico. Oggi, mentre i lavoratori de l’Unità sono da due mesi senza stipendio, mentre il giornale non è più nelle edicole perché gli azionisti di maggioranza Guido Stefanelli e Massimo Pessina fra i tanti non hanno saldato i debiti con lo stampatore, il Partito Democratico (che della società editrice del giornale è socio al 20%) lancia il suo nuovo quotidiano on line senza ancora aver fatto nulla di concreto per garantire ai dipendenti de l’Unità almeno il diritto agli ammortizzatori sociali. E lo fa dalle pagine di quel blog unita.tv, di cui il Pd è editore attraverso la fondazione Eyu, che del quotidiano fondato da Antonio Gramsci ha per due anni utilizzato indebitamente la testata senza che il Partito Democratico si adoperasse mai, fatte salve le rassicurazioni e le promesse puntualmente inevase, per risolvere una situazione di confusione che tanto danno ha creato al giornale di carta.
Dopo la coltre di silenzio che è stata calata sulla sorte de l’Unità, dopo le parole del segretario Matteo Renzi che ha cercato di liquidare i problemi del giornale come si trattasse di una crisi industriale privata e non quella di una azienda di cui il Pd è socio e di cui il partito ha contribuito a decretare il fallimento esercitando in questi due anni la propria “golden share”, possiamo dire che l’ipocrisia è caduta definitivamente e che il Partito Democratico ha finalmente scoperto le proprie carte seppellendo l’esperienza de l’Unità, la sua storia e il destino di 35 famiglie, preferendo dedicarsi ad un nuovo progetto autoprodotto e autorefenziale. Per quanto amareggiati non siamo affatto sorpresi. Sapevamo da mesi di essere rimasti da soli a difendere l’Unità, la sua storia e il suo futuro, stretti in una morsa che ha visto per troppo tempo il quotidiano e i suoi lavoratori ostaggi di un braccio di ferro fatto di ricatti e veti incrociati fra l’azionista di maggioranza, la Piesse di Stefanelli e Pessina, e quello di minoranza, il Partito Democratico.
Due considerazioni, infine. La prima: speriamo che il Pd abbia il buongusto di togliere la testata dell’Unità dal blog in cui viene diffuso il nuovo quotidiano on line. Lo riteniamo un fatto di rispetto e coerenza. La seconda: il 30 luglio 2014 la prima pagina del nostro giornale recitava “Hanno ucciso l’Unità”. Due anni dopo si svelano gli autori del delitto perfetto, quello di allora e quello di oggi.
Il comitato di redazione de l’Unità
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