Continua a crescere la tensione sociale e politica in Tunisia. In particolare quella tra il presidente Kais Saied e l’Unione Generale Tunisina del Lavoro (Ugtt), il potente sindacato tunisino in difficoltà da tempo.
La contrapposizione ha raggiunto un punto critico dopo un concentramento di persone davanti alla sede dell’Ugtt a Tunisi, in Piazza Mohamed Ali.
L’agenzia Nova riferisce che la sede della principale organizzazione sindacale in Tunisia è stata presa d’assalto giovedì scorso da una “banda estranea all’Unione e al sindacato”, con individui che hanno tentato di entrare scandendo slogan ostili, tra cui richiami allo scioglimento dell’Unione e insulti contro i sindacalisti, secondo quanto ha denunciato l’esecutivo dell’Ugtt.
Il sindacato ha attribuito il recente “attacco” alle campagne di incitamento orchestrate da “sostenitori del presidente” Saied, che si sono intensificate a seguito di recenti mobilitazioni sindacali e all’annuncio di ulteriori lotte sociali.
L’obiettivo, secondo l’esecutivo dell’Ugtt, sarebbe quello di zittire la voce dell’Unione e ostacolare il suo ruolo nella difesa dei diritti sociali ed economici dei lavoratori, nonché nelle battaglie per le libertà pubbliche e individuali.
Sami Tahri, segretario generale aggiunto dell’Ugtt, ha accusato le autorità tunisine di aver permesso a una “banda” di entrare nella sede, sottolineando “la facilità con cui sono stati rimossi gli ostacoli per loro”.
I responsabili, secondo Tahri, miravano a sciogliere l’esecutivo e installare una leadership “su misura”, respinta fermamente dal sindacato. Gli eventi hanno scatenato una forte ondata di condanne da parte di diverse organizzazioni e partiti politici. La Lega tunisina per i diritti umani ha definito quanto avvenuto una “aggressione criminale”, inquadrandola in un contesto di “incitamento e mobilitazione contro l’attività sindacale”. Il Movimento Haq ha espresso “sostegno incondizionato” all’Ugtt, evidenziando che l’attacco “mira a indebolire” le organizzazioni nazionali.
Il Presidente tunisino Saied ha sottolineato che “i tempi delle eccessive pretese dell’Ugtt sono finiti” e che il vero ruolo dell’Unione è quello di difendere i diritti dei lavoratori, lontano dalle ingerenze politiche.
A infiammare gli animi dei tunisini non sono solo le minacce di uno sciopero nazionale dell’Ugtt, ma anche le ripetute interruzioni di acqua ed elettricità, la mancata raccolta dei rifiuti in diverse regioni del Paese, i danni ai beni pubblici e all’ambiente, e i blocchi di alcuni progetti di sviluppo. Fonti vicine alla presidenza citate dal quotidiano nazionale “La Presse de Tunisie” hanno sottolineato che “non c’è nulla di peggio delle continue interruzioni di servizi essenziali, specialmente in estate, per minare gli sforzi del capo dello Stato volti a garantire ai cittadini condizioni di vita dignitose”. Questi episodi vengono interpretati dalla presidenza tunisina come atti di sabotaggio premeditati, finalizzati a screditare l’operato delle istituzioni.
Il popolo tunisino “è a conoscenza di ogni dettaglio” e “sventerà tutti i tentativi disperati di tormentarlo e di infiammare la situazione”, ha affermato recentemente Saied. Il monito segue quello del ministero dell’Interno che, la scorsa settimana, ha smentito categoricamente le “menzogne e i soliti errori” diffusi sui social media da “pagine sospette” contro le istituzioni di sicurezza.
Nel comunicato del ministero degli Interni si precisa che dietro queste pagine si nascondono “soggetti con obiettivi noti che hanno l’abitudine di diffondere voci e distorcere i fatti”, e che non hanno “alcun legame con le sue unità sul campo”. Il ministero ha definito queste “campagne sistematiche e ripetute” come “tentativi disperati” di prendere di mira lo Stato e di minare il lavoro delle istituzioni di sicurezza. Il ministero dell’Interno tunisino ha inoltre annunciato di aver avviato, in coordinamento con le autorità giudiziarie, un’indagine per rintracciare i responsabili di queste campagne diffamatorie, sia all’interno che all’esterno del Paese. Le accuse e le menzogne diffuse costituiscono una “minaccia diretta alle istituzioni statali e alla loro unità”.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento