Uno degli ultimi pezzi di industria italiana che si era fatta largo nel mondo se ne va. Un luogo simbolo del conflitto di classe nel '900 - la mitica Bicocca - passa di mano, con una partecipazione straniera ancora non quantificata ma certamente molto rilevante. Preludio di una vendita totale nel giro di qualche anno.
Stavolta tocca alla Pirelli, ma dietro non rimane molto, ancora, da vendere. Protagonista anche questa volta Marco Tonchetti Provera, che fa con le gomme la stessa operazione fatta qualche anno fa con Telecom (rilevata da Colaninno, debiti compresi, dopo che quello - con D'Alema presidente del consiglio - aveva scalato una public company che doveva restare tale).
E prima delle gomme - nel 2005 - già si era venduto il comparto dei cavi per energia e telecomunicazioni, uno dei settori più in espansione sul pianeta. E a chi? A Goldman Sachs, una banca di investimento, nemmeno un industriale.
Allora la vendita fu giustificata con la "volontà di investire su Telecom e i pneumatici". Telecom l'ha data via, le gomme se ne vanno ora... Davvero un capitano d'industria, mr Tronchetti...
Nelll'azionariato di Pirelli si prepara a entrare il colosso della chimica cinese ChemChina. La scelta cinese ha molta logica: nel settore pneumatici Pirelli vanta un know how all'avanguardia ed è un marchio molto rispettato in tutto il mondo, anche grazie alla presenza per molti anni nel settore corse (dalla Formula 1 ai rally).
A conclusione del riassetto sulla Bicocca sarà lanciata un'opa su un valore considerato di 7,15 miliardi di euro (15 euro per azione) e uscirà, contemporaneamente, dalla Borsa.
Fino al 2021, sembra, Marco Tronchetti Provera resterà alla guida dell'azienda. Ma mai dire mai, con gente simile. Alla domanda precisa: "Pirelli resterà italiana?" ha risposto nel modo vago di chi sta lasciando ad altri la responsabilità: ''Finché non ci saranno i comunicati non posso dire nulla''.
I passaggi societari che si stanno svolgendo in queste ore riguardano tutta la catena di scatole cinesi (ops...) cui era affidato il controllo azionario di Pirelli. Il primo cda a dover approvare l'accordo con ChemChina è quello di Nuove Partecipazioni, la holding che fa capo allo stesso Marco Tronchetti Provera.
Gli advisor sono al lavoro sulle tecnicalità, forse per questo Pirelli al sollecito di Consob risponde, prima dell'apertura dei mercati, "di non essere stata fino ad oggi destinataria di alcuna comunicazione formale circa il lancio di offerte pubbliche di acquisto". ''Le trattative sono in corso'' risponde invece Camfin alla richiesta di informazioni trasparenti. Obiettivo dichiarato del riassetto è ''garantire stabilità, autonomia e continuità nel percorso di crescita nel tempo del gruppo Pirelli che manterrebbe gli headquarter in Italia''. In particolare l'operazione comporterebbe ''il trasferimento dell'intera partecipazione detenuta da Camfin (26,2% circa) ad un prezzo di euro 15 per azione a una società italiana di nuova costituzione, controllata dal partner industriale internazionale con un contestuale reinvestimento di Camfin in detta società''.
Il pacchetto sul mercato costa già oltre gli 1,87 miliardi calcolati sul valore attribuito dalla stessa società. Una volta perfezionatosi tale trasferimento, verrebbe lanciata un'offerta pubblica di acquisto sulla totalità delle azioni di Pirelli che porterebbe quindi all'uscita dal listino di Borsa.
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