Seconda notte di bombardamenti contro i ribelli sciiti in Yemen: i
jet sauditi hanno colpito la capitale Sana’a, occupata dal movimento
Houthi a settembre, mentre il presidente Hadi arrivava a Riyadh, da cui
partirà per l’Egitto in vista del summit della Lega Araba di domani.
Per ora l’esercito saudita, che guida una coalizione di oltre 10
paesi (monarchie sunnite del Golfo, Egitto, Giordania, Turchia, Sudan,
Pakistan, Marocco e Stati Uniti), smentisce l’intenzione di intervenire
via terra, ma conferma che le truppe sono pronte ad ogni circostanza. A
paventare la possibilità di un’offensiva terrestre era stato il
presidente egiziano al-Sisi che ha già inviato navi da guerra nel golfo
di Aden e preparato l’artiglieria.
All’operazione ribattezzata “Tempesta decisiva”, risponde l’Iran, reale obiettivo della controffensiva sunnita. Il
ministro degli Esteri di Teheran, Mohammed Zarif, ha parlato di
“aggressione militare che complica la crisi interna” e ha avvertito il
fronte anti-Houthi: “I paesi della regione e l’Occidente siano prudenti e
non vadano nella stessa direzione di al-Qaeda e Isis”, chiaro
riferimento al sostengo più o meno diretto dato dal Golfo e dagli
alleati occidentali alla nascita del califfato di al-Baghdadi. Gli hanno
fatto eco gli alleati iraniani dell’asse sciita, Hezbollah e Damasco.
Interviene anche la Russia: il presidente Putin ha chiesto l’immediato
stop dell’operazione.
Obiettivo dichiarato del fronte sunnita è fermare la ribellione della
minoranza sciita Houthi che da settembre, dopo un tentativo di dialogo e
la richiesta di partecipare al potere politico, ha occupato la capitale
Sana’a per poi avanzare nelle ultime settimane verso sud, minacciando
Aden, capitale provvisoria del paese, dove il presidente Hadi si è
rifugiato a fine febbraio. Il timore di una frammentazione dello
Yemen è una probabilità sempre più concreta: sul campo non solo la
divisione nord-sud, ma anche la presenza destabilizzante di gruppi
estremisti (a partire da al-Qaeda) e le istanze economiche e politiche
delle tribù sunnite locali. Un contesto a cui si aggiunge l’ingombrante
interferenza dell’Arabia Saudita che da anni controlla con il
denaro le politiche del paese, il più povero del Medio Oriente ma
strategico perché passaggio dei cargo di petrolio del Golfo diretti in
Europa.
All’operazione saudita stanno rispondendo anche gli stessi Houthi: dopo
l’uccisione nei raid di tre leader militari del movimento, i ribelli
sciiti hanno chiamato la gente a scendere in piazza per protestare
contro l’aggressione. La tv Yemen Today ha mostrato stamattina immagini
di centinaia di manifestanti scesi in piazza a Sana’a cantando
slogan contro la famiglia Saud. Nelle stesse ore la popolazione tentava
di recuperare dalle macerie provocate dai bombardamenti oggetti
personali. Ad oggi, fanno sapere fonti locali, target dei raid è stata
la zona dell’aeroporto e un campo di addestramento statunitense per le
forze militari yemenite, controllati dall’inizio della settimana da
fedelissimi dell’ex presidente Saleh, considerato sostenitore diretto
degli Houthi. Alle bombe sulla base al-Duleimi, gli sciiti hanno
risposto con il lancio di missili terra-aria. Colpita dai
sauditi anche la base di al-Annad, occupata pochi giorni fa dagli
Houthi durante l’avanzata verso Aden, e usata dall’esercito statunitense
per il lancio di droni anti- Al Qaeda.
Gli Stati Uniti intendono proseguire nella loro guerra a distanza,
dopo aver elogiato il modello yemenita di anti-terrorismo globale e aver
sostenuto il presidente Hadi, voluto da Riyadh, nella speranza di
ottenere dal successore di Saleh la stabilità necessaria alla guerra al
terrore. Washington sta partecipando alla missione saudita offrendo
intelligence e servizi logistici.
E nonostante il summit della Lega Araba non sia stato ancora
aperto (inizierà domani a Sharm al-Sheikh), il segretario generale Nabil
el-Arabi ha dato la sua benedizione all’operazione e preparato una
bozza di risoluzione per dare vita ad una coalizione militare unita: “Il compito di tale forza sarà un rapito intervento militare per garantire la sicurezza delle nazioni arabe”.
Ieri sera è giunto anche il sostegno dell’Autorità Palestinese alla
coalizione di paesi arabi anti-Houthi: il presidente Abbas ha detto in
un comunicato che supporta il fronte militare guidato da Riyadh e volto a
proteggere il legittimo governo dello Yemen.
Fonte
Abbas non ne azzecca una...
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