Riyadh è pronta a intervenire in Yemen. Lo riferisce il quotidiano israeliano Haaretz citando
fonti dell’amministrazione Usa, le quali hanno confermato ieri che
l’Arabia Saudita starebbe mobilitando le sue truppe verso la frontiera
sud-occidentale. La mossa, spiega il quotidiano, è in linea con
l’avanzata degli Houthi verso il sud dello Yemen, nuova roccaforte del
presidente Abd Rabbo Mansour Hadi e del governo a lui fedele che, deposto dai ribelli sciiti nel gennaio scorso, si è riorganizzato ad Aden.
Nonostante i funzionari americani ci tengano a precisare che il
contingente saudita, da loro descritto come “significativo”, sembra
dispiegato per scopi “difensivi”, proprio ieri il presidente
Hadi aveva chiesto al Consiglio di Sicurezza dell’Onu di autorizzare con
una risoluzione l’intervento dei “paesi volontari” per proteggere lo
Yemen e “l’autorità legittima dall’aggressione degli Houthi”.
Richiesta che era seguita alla dichiarazione di lunedì scorso in cui
Riyadh, al termine dei colloqui sulla crisi yemenita con gli altri
membri del Consiglio di Cooperazione del Golfo CCG, aveva offerto “tutti
gli sforzi” del gruppo di sceicchi, disposti a prendere “tutte le
misure necessarie” per proteggere la regione dall’aggressione degli
Houthi.
E’ ormai da qualche mese che le petromonarchie del Golfo – capitanate
da Riyadh, che con Sanaa condivide oltre 1.100 chilometri di frontiera –
premono sull’Onu perché autorizzi un intervento armato in Yemen contro
quello che definiscono “un colpo di stato della milizia sciita nei
confronti dell’autorità legittima”. Grande era stata la delusione del
CCG quando, a febbraio, il Consiglio di Sicurezza aveva adottato una
risoluzione verso Sanaa che non contemplava l’azione secondo il capitolo
7 della Carta delle Nazioni Unite, ovvero l’uso della forza.
Nelle settimane passate sembrava che Riyadh avesse deciso di
cambiare strategia, instaurando contatti telefonici con un gruppo di
leader Houthi e in contemporanea, lavorando di diplomazia sul potente
partito yemenita al-Islah, costola dell’odiatissima Fratellanza
musulmana – che i sauditi hanno denunciato come “organizzazione
terroristica” – per instaurare di nuovo un dialogo. Strategia, a quanto
pare, abbandonata in fretta: i raid aerei in territorio yemenita,
spiegano i funzionari Usa, potrebbero partire non appena gli Houthi si
avvicinino ad Aden e minaccino l’incolumità del presidente Hadi.
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