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23/03/2015

Newroz, milioni di curdi in piazza. Ocalan al Pkk: “basta lotta armata”


Sono stati molti milioni i curdi che ieri hanno festeggiato l’arrivo del ‘nuovo giorno’ durante il Newroz – capodanno zoroastriano – celebrato in tutto il Medio Oriente.

A parte gli scontri nella città di Batman e le provocazioni e gli attacchi della polizia nella città di Van (entrambe località del Kurdistan turco) per il resto i festeggiamenti rivendicativi si sono svolti con relativa tranquillità ovunque, anche se occorre segnalare la strage compiuta dallo Stato Islamico nel cantone di Cizre in Rojava, dove decine di curdi sono stati uccisi durante i festeggiamenti da ordigni fatti esplodere tra la folla.

Quest’anno le persone che hanno danzato e cantato e lanciato slogan attorno agli enormi fuochi accesi per l’arrivo dell’anno nuovo sono state assai più numerose del recente passato. E anche la consistenza delle delegazioni arrivate da tutta Europa, Italia compresa, visto il carattere eccezionale dell’anno appena conclusosi e le enormi aspettative di libertà che suscita l’immediato futuro.

Solo ad Amed (Diyarbakyr) ben 2 milioni di persone sono scese in piazza per una celebrazione che ha avuto un enorme carattere simbolico e politico e che è iniziata nella notte del 20 marzo per terminare solo all’alba di ieri. Nonostante alcune ore di pioggia e vento insistenti, una enorme folla ha ascoltato in silenzio la lettura del messaggio inviato al Pkk e al popolo curdo da parte dello storico leader Abdullah Ocalan imprigionato ormai dal 1999 nella prigione curda di Imrali.

Un ruolo centrale nella celebrazione lo ha avuto la lettura del testo del messaggio – letto da Sirri Sureyya Onder, deputato e dirigente del Partito democratico del popolo (Hdp) – nel quale Ocalan chiede al Pkk di tenere un congresso straordinario nel corso del quale decidere la fine della lotta armata iniziata dalla formazione guerrigliera all’inizio degli anni ’80.

Stessa folla e stesso entusiasmo anche a Istanbul – dove vive una consistente comunità curda – dove ieri almeno un milione di persone si sono unite alla celebrazione del Newroz, scandendo slogan in solidarietà con i curdi del Rojava e per la liberazione di Abdullah Ocalan. La manifestazione a Istanbul è iniziata con l’accensione del fuoco via via che centinaia di migliaia di persone hanno cominciato ad affollare il campo del raduno a Kazlıçeşme, con lo slogan “Il fuoco del Newroz acceso a Sinjar e Kobane porta la libertà in Medio Oriente”. All’evento hanno partecipato non solo curdi ma per la prima volta in modo massiccio anche molti attivisti di realtà politiche, associative e sindacali turche. I dirigenti di molti partiti di sinistra e delle organizzazioni dei lavoratori, tra cui la più grande federazione di sindacati dei lavoratori pubblici, la KESK, sono stati ospitati nella tribuna d’onore, così come la madre di Suphi Nejat Ağırnaslı, che ha perso la vita combattendo a Kobane, e il padre di Serkan Tosun, che ha perso la vita in Rojava.

Anche in questo caso il punto culminante della celebrazione è stata la lettura del messaggio di Ocalan, i cui ritratti erano esposti da decine di migliaia di manifestanti e campeggiavano su enormi pannelli tutto intorno all’enorme piazzale.

Parlando per prima, la copresidente del ramo di Istanbul dell’HDP Ayse Erdem ha commemorato tutti i rivoluzionari che hanno perso la vita nella lotta, e ha poi continuato attirando l’attenzione sull’importanza delle elezioni generali che si terranno il 7 giugno, affermando che l’8 giugno sarà il giorno della nuova speranza e auspicando la vittoria dell’HDP che i curdi sperano superi la soglia del 10%.

Un rappresentante della gioventù curda ha inoltre annunciato la formazione di una federazione dei giovani in tutto il paese, che organizzerà un congresso nel prossimo futuro.

Capodanno molto partecipato ed emotivamente importantissimo a Kobane, la città del Kurdistan siriano reduce da mesi di resistenza strenua contro l’assedio, l’invasione e i bombardamenti da parte dello Stato Islamico e poi dalla completa liberazione di quella che in molti hanno ormai ribattezzato la ‘Stalingrado curda’.

Nel messaggio invitato dall’isola/carcere di Imrali, il leader storico del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) ha esplicitamente chiesto alla sinistra curda di tenere un congresso per "porre fine a decenni di lotta armata" con la Turchia. "Trovo necessario che il Pkk organizzi un congresso per porre fine a quarant'anni di lotta armata contro la Repubblica di Turchia", ha scritto Abdullah Ocalan, il quale ha anche chiesto di decidere strategie sociali e politiche e tattiche in linea con lo spirito della "nuova era", basata secondo il leader incarcerato "su una cittadinanza libera, egualitaria e costituzionale dentro la Repubblica di Turchia".

Ma l'ipotesi di un processo di pace con i curdi ha già visto una divisione netta all’interno dell’establishment della Turchia. Il presidente Recep Tayyp Erdogan ha tenuto un discorso pubblico senza neanche menzionare l'appello del leader curdo. "Che il Norouz segni il momento in cui le madri smettono di versare lacrime, che sia la pietra miliare per la pace e la solidarietà" ha detto Erdogan in un discorso pronunciato a Denizli, riferendosi solo indirettamente al processo di pace iniziato alcuni anni fa con la guerriglia curda e più volte finito in stallo per responsabilità di Ankara che non ha rispettato la road map concordata con il Pkk, ha continuato ed anzi accentuato la repressione contro i curdi e sostenuto i fondamentalisti dello Stato Islamico contro il Rojava.

Il relativo silenzio di Erdogan ha fatto il paio con l’intervento durissimo del vice premier Bulent Arinc contro il presidente della repubblica del suo stesso partito – all’interno del quale lo scontro è evidentemente molto acceso – affermando: "Le sue dichiarazioni come 'Non mi piace' o 'Non approvo questo o quello' sono reazioni emotive. La responsabilità del negoziato è del governo e quindi guardiamo a quelle dichiarazioni come a opinioni personali". Arinc ha risposto a quanto dichiarato ieri da Erdogan, il quale si è detto contrario alla formazione di una commissione di monitoraggio nel quadro del processo di pace con il Pkk. Su quella commissione era invece stato raggiunto un accordo tra il governo e il partito curdo Hdp. Sul messaggio di Ocalan, Arinc ha affermato che "il governo vede questa mossa come appropriata. Anche noi abbiamo una roadmap su chi deve fare cosa nel quadro del processo". “E’ il governo che guida il paese e la responsabilità di questo processo è quindi del governo", ha detto il vice premier tornando a riferirsi a Erdogan, che ieri ha anche affermato di aver appreso dai giornali dell'iniziativa sulla commissione di monitoraggio.

Di seguito il testo integrale del messaggio invitato al popolo curdo da Abdullah Ocalan:

“A tutto il nostro popolo

Saluto il nuovo giorno [Newroz] di tutto il nostro popolo e degli amici schierati con la pace, l’uguaglianza, la libertà e la democrazia.

La crisi causata dalle politiche neoliberiste imposte a tutto il mondo dal capitalismo imperialista e dai suoi dispotici collaboratori locali porta effetti sulla nostra regione e sul nostro paese. In questo contesto di crisi, le diversità etniche e religiose del nostro popolo e le nostre culture vengono cancellate da guerre identitarie brutali e senza senso. I nostri valori, storici e moderni, della nostra coscienza e politici, non possono essere messi a tacere, né cedere alla rassegnazione di fronte a questo panorama politico. Al contrario è nostra responsabilità religiosa, politica e morale dispiegare un intervento urgente.

La nostra lotta per la democrazia, la libertà, la fratellanza e una pace dignitosa per il nostro popolo vive ora una fase storica. Questa lotta di quarant’anni del nostro movimento, lotta dolorosa, non è avvenuta invano, ma ora ha raggiunto una fase che non può essere portata avanti allo stesso modo. La storia e il nostro popolo chiedono una soluzione democratica e la pace, propria dello spirito del nostro tempo. Su questa base, ci troviamo di fronte alla missione di avviare il nuovo processo in base ai dieci articoli ufficialmente dichiarati nello storico palazzo Dolmabahçe (Palazzo del Governo, luogo dell’annuncio dei 10 punti il 28 febbraio 2015 ndt).

Con l’accordo sui principi contenuti nella dichiarazione, vedo la necessità storica di tenere un congresso per fermare la lotta armata intrapresa dal PKK contro la Repubblica turca da quasi 40 anni, e per impostare le strategie e le tattiche sociali adatte al nuovo periodo. Spero che raggiungendo un accordo generale in breve tempo attraverso la commissione per la verità e la riconciliazione, basata sui membri del parlamento e il comitato di monitoraggio, si tenga con successo questo congresso. Ora, con il nostro congresso, il nuovo periodo inizia. In questo nuovo periodo, stiamo entrando in un nuovo processo nella Repubblica turca, sulla base di una cittadinanza costituzionale di liberi ed uguali, come società democratica con un’identità democratica, in pace e in una vita fraterna. In questo modo, per superare i 90 anni di storia piena di conflitti della repubblica turca, stiamo camminando verso il futuro di una pace vera e criteri democratici universali. La vera storia del Newroz è salutare questo processo in vostra presenza. Tuttavia, ciò che è giusto per il nostro paese e il nostro popolo, allo stesso tempo, dovrebbe essere valido per la nostra sacra regione. La realtà dell’imperialismo capitalista degli ultimi duecento in generale, e degli ultimi 100 in particolare, è stata porre le identità etniche e religiose le une contro le altre sulla base del nazionalismo statalista, voglio dire che ha basato la sua esistenza sulla politica del divide et impera fino ad ora!

Dobbiamo essere coscienti che l’ultima forma della brutalità dei poteri imperialisti che non rinunciano alle loro ambizioni sul Medio Oriente, è quella di ISIS. Quest’organizzazione forza il significato di brutalità, massacrando curdi, turcomanni, arabi, yazidi e assiri, per non parlare delle donne e dei bambini.

Ora è il momento di terminare questo brutale e disastroso corso, e di procedere verso fratellanza e democrazia, in linea con il nostro passato. Sono convinto della necessità di distensione attraverso identità aperte e democratiche, per superare gli stati-nazione caratterizzati da un nazionalismo conflittuale, estenuante, disastroso, attraverso la politica democratica. Per questo, faccio appello agli Stati nazionali a mettere in atto il nuovo tipo di distensione democratica attraverso la politica democratica, e ancora faccio appello agli Stati nazionali a costruire la nuova casa collettiva democratica del Medio Oriente dentro se stessi. Inoltre, faccio appello oggi alle donne e ai giovani i cui cuori battono per la libertà, e che sono la stragrande maggioranza di questa folla, di riuscire con successo in ambito economico, sociale, politico e nella difesa nel prossimo periodo. Infine, saluto la resistenza e la vittoria di Kobane, che ha un grande significato per la nostra regione e anche per il mondo intero. Per questo saluto “lo spirito di Eşme” (Eşme, luogo dove si trovava la tomba di Suleyman Shah, simbolo della collaborazione e della solidarietà fra curdi e turchi ndt) che è stato assunto come simbolo della nuova storia. Questi punti indicati sopra, sono un invito irripetibile alla ricostruzione, revisione e recupero della società, per la nostra storia e la nostra vita attuale, per dirla in una frase.

Ancora una volta, saluto questo storico Newroz davanti a voi per tutti i popoli del mondo.

Viva il Newroz! Viva la fratellanza fra i popoli!”


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