Gli americani hanno la passione per le catastrofi, si capisce da Hollywood. Le creano e ritornano loro addosso, ma non si chiedono perché accada. E infatti Obama e Romney non hanno trovato tempo di parlarne in campagna elettorale.
Questo report dell'Ansa è informativo e ironico quanto basta per restituirci un affresco vivido del pasticcio culturale che blocca ogni possibilità di contrastare gli affetti delle proprie scelte industriali.
Ci voleva l'uragano Sandy per rilanciare nella campagna elettorale americana l'argomento dei cambiamenti climatici: «Sono rimasto sorpreso che non se ne sia parlato nei duelli (tv con Mitt Romaney), anche perché su questo tema non ci siamo mossi con la velocità dovuta», ha ammesso il presidente Barack Obama.
Ma Sandy ora punta verso gli Usa e fa così paura che è stato soprannominato "Frankenstorm", per la sua "mostruosa" potenza distruttiva e perché, guarda caso alla vigilia di Halloween, rischia di diventare un "assemblaggi" di due vortici diversi, uno tropicale e uno artico. Insomma, una "tempesta perfetta". E così, nelle domande degli ascoltatori di Mtv, rivolte oggi in diretta tv al presidente americano, la questione è stata sollevata più volte.
Obama ha ribadito di credere «a quegli scienziati secondo cui stiamo emettendo troppe emissioni di anidride carbonica nell'atmosfera e che tutto questo sta danneggiando il pianeta». I media americani continuano intanto a dare aggiornamenti sulle devastazioni lasciate da Sandy dietro di sé nei Caraibi - decine di morti e danni pesantissimi - e sulla sua direzione e velocità
.
Al tempo stesso, molti giornali hanno notato che, ironia della sorte, i cambiamenti climatici sono di fatto un tema rimasto fuori dalla campagna elettorale, ma ora l'uragano potrebbe anche influenzare le elezioni. Sandy, o meglio Frankenstorm, potrebbe in effetti abbattersi sugli stati in bilico della East Coast, dove i due candidati sono impegnati a recuperare i voti degli ultimi indecisi.
Romney, ha già cancellato un comizio previsto domenica in Virginia. E Obama potrebbe dover cambiare la sua agenda: come responsabile della sicurezza nazionale, rischia di dover tornare alla Casa Bianca per dirigere i soccorsi. E la minaccia incombe anche sullo stato di New York, per il quale il governatore Andrew Cuomo ha dichiarato in serata lo stato di allerta, mentre il sindaco della Grande Mela, Michael Bloomberg, ha avvertito i concittadini che la tempesta dovrebbe cominciare a farsi sentire sulla città
da domenica sera.
Intanto, la stampa nota con sarcasmo che, anche dopo un ennesimo anno di temperature record, siccità
e scioglimento dei ghiacci artici, né Obama né Romney hanno mai citato il surriscaldamento della terra nei dibattiti-sfida in tv. In questo modo «hanno fatto la storia», scrive ironico in un blog sull'Huffington Post l'ambientalista Tim Profeta. È infatti la prima volta dal 1988 che l'effetto serra non viene citato e discusso in un dibattito presidenziale. E il New York Times si domanda come mai nessuno dei due candidati abbia sentito l'urgenza di rispondere a domande fondamentali quali: devono gli Stati Uniti tagliare le emissioni di gas responsabili dell'effetto serra? Dovrebbe l'energia pulita essere sovvenzionata? Dovrebbe il Paese investire pi dollari nella ricerca per l'energia pulita?
Lo stesso giornale si risponde che in realtà «la lista delle ragioni (di questo silenzio) è lunga». E ne cita alcune, come la necessaria trasformazione del sistema americano di produzione e consumo dell'energia, che almeno a medio termine causerebbe un aumento dei prezzi. Oltre al fatto che i due modi più efficaci per ridurre l'inquinamento - tassarlo o regolarlo - sono di fatto un argomento "politicamente tossico", quando i problemi dell'economia sono al centro di tutto."Politico" a sua volta volta riferisce che molti ambientalisti hanno lanciato l'allarme. «Considerato che i cambiamenti climatici potrebbero essere la sfida maggiore a cui dovremmo far fronte nei prossimi decenni, il silenzio è un vero disservizio per il Paese», ha scritto Michael Mann, ricercatore di meteorologia della Penn State University.
È stato creato anche un sito web, "climatesilence.org". Tra l'altro vi si può leggere che «l'incapacità» di Obama e Romney «di collegare i punti e fare un pò di matematica mette a rischio la Nazione e impedisce lo sviluppo di un piano nazionale e globale per rispondere alla sfida più urgente della nostra epoca».
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