Il generale non è un pacifista. Ha fatto parte dell’establishment militare israeliano ai livelli più alti ed è stato a capo della Commissione nazionale dell’energia nucleare. Ma è anche uno scienziato e come altri esperti ed ex responsabili militari e dei servizi di sicurezza, contesta l’allarmismo, il panico che considera ingiustificato, che il premier diffonde in Israele a proposito del programma nucleare iraniano. Lo abbiamo intervistato mentre il primo ministro si rivolgeva al Congresso degli Stati Uniti per denunciare l’accordo che l’Amministrazione Obama sta negoziando con Teheran.
di Michele Giorgio - Il Manifesto
Generale Eilam, il primo ministro Netanyahu attacca il
possibile accordo tra i Paesi del 5+1 e Teheran. Sostiene che
l’Iran userà le intese per muovere l’ultimo passo decisivo verso la
bomba atomica. Parla di minaccia imminente per l’esistenza stessa di
Israele. Le cose stanno davvero così?
Non credo che questo pericolo sia imminente e concreto e ho avuto
modo di ripeterlo più volte in questi ultimi anni. Ho provato
a convincere i miei interlocutori o chi mi ascoltava che, sì,
è vero che ci sono dei rischi legati al comportamento degli iraniani
e che l’Iran afferma che Israele non dovrebbe esistere. Ma allo stesso
tempo è in corso uno sforzo per eliminare eventuali pericoli
connessi al programma nucleare iraniano e ho spiegato che siamo
nella fase tra la prima intesa provvisoria e un possibile ampio
accordo tra la comunità internazionale e Tehran. Ho aggiunto anche
che i responsabili dell’Agenzia internazionale per l’energia
atomica (Aiea) riferiscono che i dirigenti iraniani, dalla firma
della prima intesa un anno e mezzo fa stanno rispettando i loro
impegni.
Lei è a favore dell’accordo con l’Iran?
Non sono a conoscenza di tutti i particolari dell’accordo che si
sta negoziando. Tuttavia ne so abbastanza per dire che se l’accordo
prevederà che il numero della centrifughe messe in funzione dagli
iraniani rimarrà di poche migliaia, così da consentire a Tehran di
produrre l’uranio arricchito di cui ha bisigno ma in una quantità
modesta, e se i russi avranno in vari modi il controllo di questa
produzione di uranio arricchito e del suo utilizzo, allora la
questione della costruzione di armi atomiche non esisterà. Ci sono
altri nodi importanti naturalmente, come l’acqua pesante
utilizzabile per una possibile produzione di plutonio. Questo
punto è stato molto discusso durante i colloqui per l’accordo
provvisorio. Gli iraniani hanno interrotto i lavori per il
reattore in grado di produrre plutonio e gli ispettori dell’Aiea
hanno la possibilità di visitare quei siti in qualsiasi momento. E’
ovvio che per essere sicuri (che l’Iran non cerchi di dotarsi in
futuro di armi nucleari) occorre che cessi qualsiasi forma di
produzione del plutonio e so che questo punto fa parte dell’accordo
finale che si spera di raggiungere con l’Iran. E sappiamo che ci
sono stati comportamenti sospetti dell’Iran che non ha sempre dato
agli ispettori libero accesso ai suoi siti. Allo stesso tempo la stessa
intelligence statunitense qualche anno fa ha detto che gli
iraniani già dal 2003 hanno cessato ogni attività finalizzata
a costruire la bomba atomica, forse nel timore di un attacco militare
americano. In defintiva penso che se saranno risolte le questioni
più delicate si potrà raggiungere con l’Iran un buon accordo.
Se questo “pericolo esistenziale” per Israele non
è imminente e neppure concreto, anche il servizio segreto Mossad
lo ha ridimensionato, perchè Netanyahu continua a battere su
questo tasto.
Se le cose si giudicano dal punto di vista scientifico
e tecnologico, allora non esistono ragioni per suscitare panico.
Non significa che non dobbiamo preoccuparci o seguire da vicino gli
sviluppi, ma non c’è alcuna catastrofe nel futuro immediato. La
politica però è una cosa diversa e Netanyahu forse pensa di usare
questa minaccia per conquistare popolarità. C’è anche un altro
punto, che davvero non posso giustificare. Il premier ha fatto del
nucleare iraniano la sua missione storica invece di concentrarsi su
altre questioni di grande importanza (in Israele, ndr) delle quali
non si sta occupando. In sostanza si enfatizza la minaccia iraniana
per mettere in ombra temi interni di grande rilevanza.
Si parla tanto del programma nucleare iraniano e delle sue
possibili finalità. Eppure Israele resta, lo dicono esperti
internazionali, l’unico paese del Medio Oriente a possedere
segretamente bombe atomiche e non ha firmato il Trattato di
non-proliferazione. Nel corso degli anni tutti i governi israeliani
hanno ribadito la posizione di “ambiguità” nucleare, ossia non
confermare e non smentire. Non è forse giunto il momento di dire
finalmente come stanno le cose ed uscire da questa ambiguità?
A richiederlo con forza sono i Paesi della regione, a cominciare
dall’Egitto.
L’ambiguità nucleare per le motivazioni con la quale è stata
concepita è, a mio avviso, ancora la posizione migliore da
mantenere. Ma c’è bisogno di altro. Faccio un salto all’indietro
nel tempo per spiegarmi. Quando ero a capo della Commissione
israeliana per l’energia atomica, fui in grado di persuadere il
primo ministro di quel tempo, Menachem Begin, a fare una
dichiarazione all’Assemblea Generale dell’Onu di sostegno ad un
Medio Oriente libero dalle armi nucleari. Quella dichiarazione fu
letta dall’allora ministro degli esteri Yitzhak Shamir. Ecco, credo
che l’obiettivo debba essere quello ma la questione va discussa tra
tutti i Paesi della regione. All’inizio alcuni o molti di questi Paesi
non saranno pronti ad avviare il dialogo con Israele su questo tema.
Solo Egitto e Giordania hanno relazioni con noi. In ogni caso Israele
deve cercare di procedere verso un Medio Oriente privo di armi
atomiche mantenendo, fino al raggiungimento di una intesa
regionale, la sua posizione di ambiguità nucleare.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento