Il Fmi all'assalto dell'Argentina: con la scusa dei dati truccati su inflazione e Pil, Lagarde minaccia Buenos Aires con l'espulsione. E Kirchner affida a twitter il suo atto d'accusa contro gli avvoltoi della finanza globale.
Con una iniziativa senza precedenti, nei giorni scorsi il Fondo Monetario Internazionale ha deciso di intervenire contro l’Argentina approvando una dichiarazione di censura nei confronti delle autorità di Buenos Aires accusate di fornire dati falsati sulla propria economia, ed esigendo che entro la fine dell’anno le ''inesattezze'' vengano corrette. Una censura accompagnata da una minaccia neanche tanto velata: se Buenos Aires non si adeguerà, ha fatto intendere la presidente del FMI, Christine Lagarde, il paese sudamericano potrebbe essere espulso. Nel mirino del fondo ci sono i dati trasmessi dall'Istituto Nazionale di Statistiche e Censimenti (Indec) sul tasso di inflazione dell'area di Buenos Aires (non esiste un dato a livello nazionale) e l'evoluzione del Pil. L'organo esecutivo del Fondo ha dichiarato che ''il progresso dell'Argentina nell'implementazione di misure correttive dallo scorso settembre non è stato sufficiente'', per cui si è resa necessaria una ''dichiarazione di censura'', primo passo di un processo di sanzione di un paese membro, che può portare alla sua espulsione dall'organismo. Secondo i dati ufficiali l'inflazione nel 2012 è stata del 10,8%, mentre per gli analisti privati si aggira intorno al 25%. Dati utilizzati – insieme alle ingerenze del Fmi e delle banche internazionali – dai partiti d’opposizione argentini nel loro tentativo di stoppare i programmi di riforma economica e sociale intrapresi dal governo e invisi alle oligarchie locali e internazionali.
Già nei mesi scorsi Cristina Fernandez de Kirchner aveva rimandato le accuse al mittente. Parlando all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite la leader argentina aveva avvertito: ''Questa non è una partita di calcio ma la crisi economica più grave che si ricordi dagli anni '30 (…) Il mio paese non è una squadra di calcio, è una nazione sovrana che prende le sue decisioni e che non accetterà minacce per le quali se non fa una certa cosa gli tireranno fuori il cartellino rosso”. Il 26 settembre, parlando con gli studenti all'Università di Georgetown, la presidente aveva detto: “l'Fmi ce l'ha con l'Argentina (…) se ci fosse un'inflazione del 25%, il paese salterebbe in aria''.
Ma questa volta alla censura formale emessa venerdì dal Fmi la battagliera leader argentina ha risposto in maniera decisa, durissima, superando di gran lunga i toni tipici del discorso diplomatico. Affidando la sua reprimenda nei confronti del fondo a una trentina di messaggi in neanche mezzora, postati a raffica sul suo account di twitter.
“Dove stava il FMI che non ha potuto accorgersi di nessuna crisi? Dove stava quando si formavano non bollicine bensì mongolfiere speculative? Dove stava uno dei suoi ex direttori (lo spagnolo Rodrigo Rato, ndr) quando Bankia, la banca che lui dirigeva, ha dovuto essere aiutata con miliardi di euro? Oggi la Spagna ha il 26% di disoccupati, in gran maggioranza giovani e sfrattati. In quali statistiche sono raffigurate queste tragedie? Quali sono i parametri o le “procedure” con cui il FMI analizza i paesi falliti che continuano ad indebitarsi, con popolazioni che hanno perso la speranza? Che succede con i paesi emergenti come noi che hanno sostenuto l’economia mondiale nell’ultimo decennio e a cui oggi vogliono mettere in conto i piatti rotti da altri? Conoscete qualche sanzione del FMI, qualche decisione contro questi altri che si sono arricchiti e che hanno fatto fallire il mondo? No, la prima misura che prende il FMI è contro l’Argentina” ha accusato senza diplomazie la ‘presidenta’. Che poi ha continuato:
“L’Argentina alunna esemplare del Fondo Monetario Internazionale negli anni Novanta, che seguì tutte le ricette del FMI e che, quando esplose nel 2001, è stata lasciata sola. Argentina 2003. Da sola, senza accesso al mercato finanziario internazionale l’Argentina ha visto crescere in 10 anni il suo PIL del 90%, la crescita maggiore di tutta la sua storia. L’Argentina che ha costruito un mercato interno con l’inclusione sociale e le politiche anticicliche. Ha pagato tutti i suoi debiti al FMI, ha ristrutturato due volte, nel 2005 e nel 2010, il suo debito andato in default con il 93% di accordi con i suoi creditori senza chiedere più nulla in prestito al mercato finanziario internazionale, per farla finita con la logica dell’indebitamento eterno. E con il business perenne di banche, intermediari, commissioni, ecc, che avevano finito con il portarci al default del 2001. Questa sembra essere la vera causa della rabbia del FMI. L’Argentina è una parolaccia per il sistema finanziario globale di rapina e per i suoi derivati. L’Argentina ha ristrutturato il suo debito e ha pagato tutto, senza più chiedere nulla in prestito. 6.9% di disoccupati, il migliore salario nominale dell’America latina e il migliore potere d’acquisto misurato in Dollari statunitensi. Nel 2003 avevamo il 166% di debito su un Pil rachitico, il 90% del quale in valuta straniera. Oggi abbiamo il 14% di debito su un Pil robusto e solo il 10% è in valuta straniera. Perciò mai fu migliore il titolo del comunicato del ministero dell’Economia argentino di oggi: “Ancora una volta il FMI contro l’Argentina”. FMI + FBI contro l’Argentina. Non spaventatevi, il FBI sono i Fondi Buitres (avvolto, ndr) Internazionali. Noi continueremo a lavorare e a governare come sempre per i 40 milioni di argentini”.
Intanto il ministero argentino dell'Economia ha chiesto una riunione urgente e straordinaria del Consiglio di Governatori dell'Fmi, “perché esamini la politica dell'organismo verso il nostro paese e la sua parte nell'origine della crisi economica e finanziaria mondiale''. ''Una presa di posizione di questo tipo riguardo l'Argentina costituisce non solo un nuovo errore dell'Fmi ma anche un chiaro esempio del trattamento diseguale e del doppio standard che applica questo organismo nei suoi rapporti con alcuni paesi membri'', si legge nella nota che poi accusa: ''Questo è lo stesso Fmi che dimostra invece essere compiacente con dichiarazioni inesatte di dati e con politiche fallimentari che hanno portato alla crisi globale, un Fmi che anche essendo conscio che le sue ricette non funzionano non si pente di averle ordinate''. ''Curiosamente, l'Argentina è lo stesso paese che durante gli anni '90 lo stesso Fondo ha presentato come il miglior esempio di modello economico, modello che ha portato alla più grave crisi istituzionale ed economica nella storia del nostro paese'' conclude il documento.
Sempre in queste ore il ministro dell'Economia argentino, Hernan Lorenzino, ha informato che il suo governo sta lavorando alla realizzazione di un nuovo Indice dei Prezzi al Consumo (Ipc) a livello nazionale le cui stime saranno rese note durante l'anno. “Creeremo un nuovo Ipc nazionale che sostituirà l'Ipc-Gba nel corso del 2013'' ha spiegato Lorenzino nel corso di un'intervista radiofonica. Durante la quale il ministro è tornato a polemizzare con l'Fmi, sostenendo che esiste un nesso fra la ''dichiarazione di censura'' e l'udienza giudiziaria prevista per il 27 febbraio a New York, nella quale un tribunale d'appello deve decidere su una sentenza di primo grado che nell'ottobre scorso ha ordinato a Buenos Aires il pagamento di 1,3 miliardi di dollari ai possessori di titoli pubblici argentini che non hanno accettato le ristrutturazioni del debito accordate nel 2005 e nel 2010. ''Non ci pare casuale che il documento dell'Fmi arrivi pochi giorni prima dell'udienza del 27 febbraio, nella quale si porrà termine alla questione dei 'fondi avvoltoio'. Non possiamo credere che sia una coincidenza, quando in un breve documento e senza alcun fondamento tecnico, si usa la parola 'correggere' ben 29 volte'', ha accusato il ministro.
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