La borsa di Tokyo vola, convinta che il nuovo governo conservatore abbia
trovato la medicina giusta contro la crisi nazionale: una bella e
nazionalistica svalutazione dello yen, e un bel po' di protezionismo.
Deciso rialzo questa mattina per
la Borsa di Tokyo (+2,34%), sui massimi dal settembre 2008. Secondo
indiscrezioni l'attuale presidente della Asian Development Bank,
Haruhiko Kuroda, potrebbe venire nominato governatore della Bank of
Japan (BoJ).
Kuroda è ritenuto uno strenuo sostenitore delle
politiche monetarie espansive e potrebbe valutare con favore un percorso
di svalutazione dello yen per aiutare le esportazioni del paese.
Si
tratta di una conferma, e - nonostante le dichiarazioni di "buona
volontà fatte al G20 - apre di fatto una guerra delle monete a livello
globale.
Come spiega anche Francesco Guerrera su La Stampa di oggi, i
governi e le banche centrali principali hanno sostanzialmente esaurito
le armi a loro disposizione per promuovere la crescita economica nei
territori di loro competenza. Queste armi, poi, si riducono a poche
alternative: politiche fiscali di "rigore" che peggiorano la situazione
recessiva, comprimendo i consumi interni e mettendo a rischio la tenuta
politica; politiche di spesa pubblica che peggiorano i bilanci degli
Stati; tener bassi i tassi di interesse (fase ormai esaurita: sono a
zero o quasi da molto tempo, in Giappone da oltre 10anni); stampare
moneta, svalutandola e provocando indirettamente inflazione (che svaluta
anche i debiti).
Il rischio è evidente: se tutti i governi
principali (Usa, Commissione europea/Bce, Cina) fanno la stessa cosa
contemporaneamente - ed entro certi limiti non possono non farla, se
vogliono difendere minimamente le rispettive strutture produttive - si
scatena una guerra commerciale e valutaria il cui possibile sbocco è il
protezionismo, il blocco del commercio mondiale. Con esiti economici e
politici disastrosi.
Ma qui siamo.
Alle classi dirigenti delle potenze capitalistiche non fa difetto la determinazione; hanno finito le idee.
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