C’è poco da commentare: sono risultati che si commentano da soli. I calcoli sono fatti sui risultati provvisori, per cui possono rivelarsi un po’ imprecisi, ma il senso politico rimane.
Pd: il “vincitore” perde 4.760.877 voti rispetto alle elezioni del 2008 (più di un voto su tre di quelli che raccolse 5 anni fa) e, pur avendo pronostici largamente favorevoli, scende al 25% contro gli oltre 30 punti attribuitigli da tutti i sondaggi, ottenendo 64.165 voti in meno del M5s che è una lista che si presenta per la prima volta e che non ha neppure un decimo dell’apparato organizzativo e delle risorse del Pd. Grazie all’ortopedia del sistema elettorale ottiene la maggioranza dei seggi alla Camera, ma non se ne fa nulla perché al Senato non fa maggioranza neppure con Monti. La chiamiamo vittoria? Se è così, somiglia molto ad una catastrofe.
Sel: nelle regionali del 2010 insieme al Psi ottenne 950.926 voti nelle 14 regioni in cui si votava. Oggi ne ha 1.090.802 su tutto il territorio nazionale, raggiungendo il 3,2%, con una perdita dello 0.45% rispetto a quelle regionali, nonostante pronostici molto più favorevoli che, nel periodo 2010-2011 avevano sfiorato l’8% e che, in questa campagna elettorale, oscillavano fra il 4 ed il 6%.
E’ una vittoria? Non direi.
Rivoluzione Civile: cosa c’è da dire? Nelle Europee di 4 anni fa, la sola Federazione della Sinistra ebbe 1.035.190 voti pari al 3.05% e l’Idv l’8% con quasi 2 milioni e mezzo di voti. Oggi Rc prende 765.054 voti cioè 270.000 in meno di quelli che prendeva la sola Federazione della Sinistra. Un fallimento annunciato, previsto, ma soprattutto, meritatissimo. Ma su Rc torneremo con un pezzo ad hoc.
Monti: la coalizione ottiene 3.591.560 voti pari a un risicatissimo 10,54% che “salva” una striminzita Udc ridotta all’1,78%. Nel 2008 la sola Udc aveva avuto 2.050.319 voti. Considerato che questa era la lista del Presidente del Consiglio uscente, che aggiungeva i quattro gatti di Fli, che si giovava dell’apporto di Italia Futura (Cordero di Montezemolo), della Comunità di Sant’Egidio (Riccardi), di un mezzo appoggio della curia vaticana e che i primi sondaggi oscillavano fra il 16 ed il 19%, mi sembra che possiamo parlare di una completa débacle.
Pdl: attirandomi commenti sprezzanti, avevo segnalato come il Cavaliere stesse facendo una pericolosa rimonta, dovuta in larga parte alle sue non comuni doti comunicative. Beninteso: lo so che ha seminato fumo, che ha promesso cose irrealizzabili, che la sua lettera sul rimborso dell’Imu è una cosa da codice penale e che è un bandito. Non ripetiamoci cose che sappiamo benissimo, questo non toglie che si tratta di una belva molto pericolosa e che è sempre costantemente sottovalutato dai suoi avversari. Lo ammetto: anche io a dicembre lo avevo dato per definitivamente spacciato e mi accorgo di averlo fortemente sottovalutato. Bisogna riconoscere che ha fatto un miracolo cogliendo il massimo dei risultati per lui possibili (ingovernabilità al Senato e scarto di soli 120.000 voti alla Camera rispetto alla favoritissima coalizione avversaria). A dicembre aveva un partito ridotto al 15% nei sondaggi, dal quale stavano prendendo il largo decine di dirigenti di primo piano, non aveva nessun alleato –la Lega giurava di non volerne sapere- e sembrava destinato a prendere meno voti di Monti.
Detto questo, va considerato che, pur trattandosi di un recupero strepitoso, il risultato resta molto, molto al di sotto di quello di 5 anni fa, rispetto al quale il Pdl perde 6.296.744 voti (quasi la metà di quelli raccolti), per cui parleremmo di un “mezzo successo”: cioè di una sconfitta secca rispetto a cinque anni fa, ma di un fortissimo recupero rispetto alla situazione di tre mesi fa.
Lega: altro grande sconfitto, si riduce al 4% e vedremo se conquista almeno la Lombardia.
M5s: anche se di un soffio, è il primo partito italiano, con un quarto dei voti del totale, e tiene in scacco l’intero sistema politico. Ha succhiato voti a tutti ma in particolare alla sinistra. Sappiamo tutti benissimo quali siano le fragilità di questo movimento, sappiamo che più che voti alla sua proposta si è trattato di voti contro tutti gli altri partiti. Questo non toglie che sia l’unico a poter dire di aver vinto ed io direi anche stravinto. E c’è molto da imparare…
CHE SI FA?
Più avanti cercheremo di spiegarci perché è andata così ed in cosa hanno sbagliato Bersani, Vendola, Ingroia e Monti e perché Grillo abbia avuto questo strepitoso successo. Ma prima ancora di fare questa analisi (vedremo anche quali sono stati i flussi elettorali), chiediamoci che situazione si è determinata. In un pezzo precedente avevo detto che era una partita a tre uscite ed avevo ipotizzato una situazione in cui la somma dei voti Pdl-M5s rendesse impossibile ogni maggioranza al Senato. Anche se ritenevo questo l’esito meno probabile, credo di essere stato uno dei pochi ad ipotizzarlo come possibile. Ora ci siamo.
Cosa può fare il Pd che, avendo la maggioranza assoluta alla Camera è quello che decide cosa si può fare? Ci sono tre possibili scenari:
-immediate nuove elezioni con questo sistema elettorale.
-accordo Pd-M5s
-accordo Pd-Pdl
Non ci sono altre uscite e nel frattempo occorre eleggere anche il Presidente della Repubblica.
Le nuove elezioni (intendiamo entro giugno) sarebbero affrontate da un Pd in pieno marasma: crollo psicologico per la mancata vittoria, leadership di Bersani più che traballante ecc. Vice versa, il Cavaliere avrebbe chance migliori di quelle della partita appena conclusa, ma anche grossi problemi da risolvere, a cominciare dal fatto che la Lega, uscita con le ossa rotte dalla competizione e non più interessata a concludere accordi con lui (comunque vada oggi pomeriggio, la Lombardia non sarebbe più in discussione) molto probabilmente si sfilerebbe. Ovviamente Monti ne uscirebbe ulteriormente bastonato mentre scomparirebbero del tutto Fid e Rc.
Unico a poter guardare con fiducia ad un nuovo successo è il M5s che, stante questo sistema elettorale, potrebbe pensare di raggiungere la maggioranza relativa e portare a casa il premio di maggioranza alla Camera.
Il Pd potrebbe avere una grossa tentazione: andare alle elezioni allargando la coalizione a Monti e magari presentare come candidato Presidente Renzi. Sulla carta potrebbe anche funzionare: Vendola, con il suo 3 e spicci per cento, non avrebbe possibilità di impedirlo e la sommatoria sarebbe intorno al 40%. Ma queste sommatorie sulla carta non funzionano quasi mai: in primo luogo l’emorragia di consensi al Pd è avvenuta verso il M5s e non verso il centro, per cui un nome come Renzi ed un alleato come Monti causerebbero un nuovo esodo verso il M5s e verso l’astensione. Anche gli elettori del centro non è detto che seguano Monti in questa direzione ed anzi è ragionevolissimo che una parte di essi si riversi verso il Cavaliere. Infine, la cosa avrebbe una pessima immagine: il cartello degli sconfitti che si mettono insieme all’insegna dei limoni spremuti. Sarebbe una alleanza all’insegna del “rigore” che è proprio quello che gli italiani hanno appena bocciato. Se tutto andasse a gonfie vele, potrebbero pensare di portare a casa un 32-34%, ma potrebbe anche venire fuori un risultato decisamente al di sotto.
Vice versa, Grillo sa di avere diversi terreni di espansione: risucchiare le spoglie di Rivoluzione Civile e forse anche di Fid, attirare altri delusi del Pd, mordicchiare la destra, ma soprattutto sperare in un forte flusso dall’area dell’astensione.
Se gli va bene può sperare in una maggioranza relativa che, grazie al sistema elettorale, gli regala il 54% dei seggi alla Camera. Se gli va male può pensare al ripetersi di una situazione di stallo al Senato simile a quella attuale, ma con un maggiore potere contrattuale dato dall’ ingrossamento delle sue fila.
Dunque, non è difficile prevedere che il Pd guardi con molto sfavore a questa ipotesi.
L’accordo Pd-M5s, basato su un’intesa di programma anche limitata nel tempo, sarebbe sicuramente la cosa più auspicabile, ma è anche quella meno probabile, soprattutto perché Grillo non ha molto interesse a farlo, avendo, invece, tutto l’interesse a nuove elezioni. Ma anche perché questo esigerebbe una duttilità di cui non crediamo capaci i dirigenti del Pd. La cosa potrebbe prender quota se il Pd offrisse un pacchetto di misure da realizzare in un anno (legge sul conflitto di interesse, legge sulla corruzione, riduzione drastica degli stipendi dei manager pubblici e dei parlamentari, abolizione secca dell’Imu ecc.) e, nello stesso tempo, offrisse una candidatura di gradimento comune al Quirinale. Ovviamente, questo esclude in partenza qualsiasi esponente politico o intellettuale legato al Pd; occorrerebbe orientarsi verso una personalità della società civile che abbia titoli morali tali da essere presentato come un vero garante super partes. Butto lì un nome come quello di Don Gallo (salvo il fatto che dovrebbe chiedere la dispensa ecclesiastica). Ve l’immaginate Bersani che dimostra tanta agilità intellettuale? Neanche a parlarne.
Resta l’intesa con Berlusconi in nome della salvezza economica del paese mentre lo spread impazza ecce cc. Non so, poi, quanto l’ “Europa” ed i “mercati” possano sentirsi rassicurati da un governo di coalizione con il Cavaliere, ma ci si può sempre provare. La cosa dovrebbe passare per la cruna dell’ago del Quirinale ed, in questo quadro, i due candidati più quotati sarebbero Berlusconi e Dalema.
Fate voi…
Poi, però, fra un anno vengono le elezioni europee e, con una intesa Pd-Pdl, possiamo scommettere sul fatto che Grillo schizzerebbe al 45%.
Insomma la cosa non mi pare messa bene per il Pd.
Ed allora che fare?
Intanto occorrerebbe eleggere comunque il nuovo capo dello Stato (anche qui la sommatoria Pd-Monti non credo che basti, quindi occorre intendersi o con il Cavaliere o con Grillo) anche perché dubito fortemente che questo Presidente possa costituzionalmente sciogliere le Camere ed indire nuove elezioni.
Fatto questo, la cosa più auspicabile è che il nuovo inquilino del Quirinale convochi al colle il Presidente della Corte Costituzionale, come suprema autorità di garanzia costituzionale, e gli affidi l’incarico di comporre un governo a termine con l’unico punto di programma di approvare una nuova legge elettorale per procedere a nuove elezioni, con regole più accettabili di questo schifo di legge elettorale che il Pd ha scelleratamente impedito che si cambiasse.. Una legge che non potrebbe essere che puramente proporzionale e con voto di preferenza.
Insomma: il centro sinistra, con i suoi 10 milioni di voti rappresenta il 21,42% del corpo elettorale e si vede attribuito il 54% dei seggi, vi sembra una cosa decente? Beninteso, sarebbe lo stesso uno schifo se al posto del Centro sinistra ci fosse il centro destra o il M5s: non si può falsare la rappresentanza sino a questo punto. Per di più, gli “eletti” sono poi nominati dalle segreterie di partito o sono passati per discutibilissime elezioni primarie o, peggio ancora, “parlamentarie”. Siamo seri: rifacciamo le regole elettorali (anche per evitare questa assurdità di camere a maggioranza alterna) e rimodelliamo i partiti in modo più aderente alla società italiana e con personale politico meno sclerotico ed impresentabile. Ci vorrà tempo, dovremo passare per governi di coalizione, per maggioranze funamboliche, quello che vi pare, ma inizieremo ad uscire da questo pantano in cui il preteso bipolarismo (oggi fallitissimo) ci ha precipitati.
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