Lungo il confine tra Siria e Libano, in un territorio che va dalle rive
del fiume al Asi (Oronte) al valico di Arsal, si rischia un conflitto
armato parallelo alla guerra civile che combattono i miliziani
dell'Esercito libero siriano (Els) e le Forze armate governative. Uno
scontro tra ribelli siriani e combattenti del movimento sciita libanese
Hezbollah. Riecheggia l'ultimatum lanciato da Selim Idriss, noto come il
capo di stato maggiore dell'Els, che ha minacciato di attaccare le
posizioni di Hezbollah nella Valle della Bekaa se il movimento sciita
non cesserà di colpire dalla cittadina libanese di Hermel le località
controllate dai ribelli nella zona di Qusair, a ridosso di Homs.
Quanto siano vere le accuse di Idriss è difficile appurarlo senza una
verifica da parte di fonti indipendenti. Di certo c'è che la tensione è
molto alta tra Qusair in Siria e il villaggio libanese di Arsal, una roccaforte sunnita dove avviene un intenso movimento di ribelli da e per
la Siria e dove nelle scorse settimane sei soldati libanesi sono rimasti
uccisi in un agguato di miliziani anti-Assad. Molti dei profughi
siriani che hanno trovato un riparo ad Arsal arrivano proprio dalla zona
di Qusair. Nelle ultime ore tre membri di Hezbollah sarebbero stati
uccisi a Zeeta (Libano) in un raid lungo il confine compiuto dal Fronte
Al Nusra, la milizia jihadista sunnita alleata dell'Els . E il clima si è
fatto incandescente.
L'opposizione siriana accusa il movimento Hezbollah, vicino al regime siriano e
all'Iran, di appoggiare militarmente le forze di Damasco contro i
ribelli. Da tempo si parla dell'arrivo in Siria di un certo numero di
combattenti sciiti, libanesi ma anche iracheni. Così come è ben nota la
presenza di diverse migliaia di jihadisti sunniti, pagati da
«finanziatori» residenti nelle petromonarchie del Golfo. Questi
jihadisti non sono andati in Siria a combattere in nome di «democrazia e
diritti» ma per abbattere il regime ateo di Bashar Assad sostenuto dai
«rawafidh» (in arabo «coloro che hanno deviato dalla verità»), il
termine dispregiativo con il quale i sunniti radicali (ma non solo loro)
descrivono i musulmani sciiti.
Quanto sia ampio il coinvolgimento di Hezbollah in Siria è difficile
valutarlo. Il movimento sciita preferisce dare più appoggio politico che
militare al regime siriano. Il segretario di Hezbollah, Hassan
Nasrallah, peraltro dubita delle possibilità di una resistenza ad
oltranza di Damasco, lo scrivono da tempo i giornali libanesi, e sta
preparando il suo movimento al dopo-Assad. Già da tempo Hezbollah ha
scelto un profilo più basso nelle vicende interne libanesi ed è tornato a
concentrare la sua attenzione sul nemico di sempre, Israele.
D'altronde
il movimento è sotto pressione. Ha perduto parte del prestigio enorme
di cui godeva nel mondo arabo prima della guerra civile siriana. Di
recente Hezbollah è stato tirato in ballo prima da Israele, che lo
descrive come destinatario di «convogli di armi siriane» (come quelle
che l'aviazione dello Stato ebraico avrebbe colpito non lontano da
Damasco qualche settimana fa). E poi dalla Bulgaria che lo accusa di
essere dietro l'attentato suicida all'aeroporto di Burgas della scorsa
estate.
Secondo i ribelli siriani una dozzina di guerriglieri Hezbollah
sarebbero morti tra domenica e lunedì in intensi scontri a fuoco
avvenuti a sud-ovest di Homs, a circa dieci km dalla frontiera con il
Libano. Gli scontri sarebbero cominciati sabato dopo che il movimento
sciita avrebbe tentato di occupare con l'aiuto di forze governative tre
villaggi sunniti (Burhanieh, Abu Houri e Safaria) in mano all'Esercito
libero siriano. Hezbollah non ha mai smentito o confermato questa
versione limitandosi a parlare di alcuni suoi combattenti caduti nel
compimento del loro dovere in Siria. I ribelli aggiungono che il
tentativo dei guerriglieri agli ordini di Nasrallah sarebbe quello di
assumere il controllo dei traffici clandestini e impedire i rifornimenti
di armi ai ribelli nella zona di Homs, città strategica per il
collegamento tra le basi militari siriane lungo il Mediterraneo e la
capitale Damasco.
Smentisce, almeno in parte, questa versione il
noto giornalista libanese Ibrahim Bayram che scrive per an Nahar, un
quotidiano che peraltro è sempre stato molto critico verso Hezbollah.
Secondo Bayram, il movimento sarebbe intervenuto la scorsa settimana a
difesa dei circa 30 mila libanesi sciiti, originari della Valle della
Bekaa che vivono da tempo in piccoli villaggi della zona di Qusair,
minacciati dai miliziani dell'Els che li accusano di essere alleati del
regime di Bashar Assad e dell'Iran. Il giornalista esclude che Hezbollah
sia impegnato in una campagna militare a tutti gli effetti. Ma un nuovo
fronte di guerra rischia ugualmente di aprirsi.
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