1 - Progetto di emergenza elettorale calato dall'alto
Dopo
il fallimento dell'Arcobaleno nel 2008, la sinistra aveva una sola cosa
da fare: iniziare a lavorare alla creazione di un nuovo soggetto
politico, con facce diverse, parole d'ordine diverse, progettualità e
prospettive diverse. Doveva farlo subito, il giorno dopo le elezioni
(visto che fra l'altro non aveva neanche impegni istituzionali). Invece
non solo non l'ha fatto subito, ma si è ritrovata a ridosso delle
elezioni di cinque anni dopo a mettere in piedi un progetto che è
apparso a tutti solo come un cartello elettorale di raccattati messi
insieme per entrare in Parlamento. Progetto che poteva anche essere
sensato nella sua idea di fondo (offrire una alternativa a chi voleva
dare un voto di rottura mantenendo un'identità di sinistra che Grillo
non dava) ma appunto se costruito nel tempo e dal basso. Invece, anziché
nel tempo e dal basso, è stato messo in piedi ad appena un mese dalle
elezioni e calato dall'alto dalle segreterie di 4 partitini, risultando
incomprensibile e quasi sconosciuto all'elettorato.
2 - Disponibilità alla sottomissione
Quando
i giornalisti ponevano ad Ingroia la fatidica domanda "ma così non
portate via i voti al Pd?", lui rispondeva che era il contrario, perché
Rivoluzione Civile avrebbe portato in Parlamento i voti necessari
affinché, quando Bersani avesse avuto bisogno dei numeri per governare,
anziché guardare a Monti avrebbe guardato a sinistra. Un autogol
strategico e comunicativo pazzesco: perché io elettore di sinistra
anti-Pd dovrei votare per una lista che si dichiara già in partenza
disponibile alla sottomissione? Magari in cambio di qualche puzzolente
poltrona fra l'altro. Se voto per una lista alternativa al Pd, è chiaro
che NON voglio che governi il Pd. E Grillo in questo senso dava maggiori
garanzie (se saranno certezze lo vedremo già dai prossimi giorni). In
quella scienza impietosa che è la politica, la disponibilità alla
sottomissione emana debolezza e allontana l'elettore.
3 - Impronta fortemente legalitaria
Magistrati
e poliziotti. Questo l'impatto, secco, tranciante, che ha avuto
Rivoluzione Civile sull'elettorato. Ci vuole poco a capire che sono
categorie che a sinistra piacciono a pochi. Che poi effettivamente non
c'erano solo loro, ma chi studia comunicazione politica sa bene che il
gossip amplifica la portata di cose che da marginali diventano
caratterizzanti: in Rivoluzione Civile c'è un poliziotto che è contrario
ai numeri identificativi sui caschi e sulle divise, quindi per
l'impatto complessivo sulla gente, Rivoluzione Civile è il movimento
che è per la repressione poliziesca. Non è così in verità, ma è così per
i media e la rete che trasmettono il concetto in maniera virale.
Quindi, anche se non è verità, lo diventa. L'impronta legalitaria era
stata pensata per sfondare almeno nelle regioni del sud tipo Campania e
Sicilia, ma alla prova dei numeri è stato un fallimento anche lì.
4 - Assenza di idee nuove e mancanza di parole contro la Casta
L'approssimazione
dal punto di vista della comunicazione politica si è vista anche
dall'assenza di proposte nuove, d'impatto, rivoluzionarie ma per
davvero. Berlusconi si è inventato la restituzione dell'Imu, ben sapendo
che in campagna elettorale vale tutto e che tanto gli italiani hanno la
memoria corta. Ad Ingroia bastava anche una sola proposta rumorosa, ma
non l'ha trovata. Paradossalmente sarebbe bastato copiarne alcune di
Grillo sull'antipolitica, magari personalizzandole con un vestito di
sinistra, invece niente. Bastava dire che anche Rivoluzione Civile è per
la restituzione dei rimborsi elettorali e per il limite a due mandati
in Parlamento, magari aggiungendoci idee sulla partecipazione diretta e
non solo virtuale della gente alle decisioni da prendere nel corso della
legislatura. Invece nulla, tabula rasa.
5 - Nome debole
Rivoluzione
Civile è un ossimoro. Puntigliosità linguistica dei rivoluzionari duri e
puri? No, verità assoluta che a livello di comunicazione politica ha un
effetto latente, inconscio, penetrante nelle menti delle persone. La
Rivoluzione non è un pranzo di gala, diceva Mao. Ingroia e compagni
hanno dato invece l'idea che volevano andare al buffet di Montecitorio a
farsi una bella mangiata. L'impatto del brand "Rivoluzione Civile" è
praticamente lo stesso del "metteremo dei fiori nei vostri cannoni", il
proseguimento del noioso filone arcobalenista. Perdente.
6 - Candidature di dinosauri impresentabili
Diliberto,
Di Pietro, Ferrero, Bonelli. Pensavano forse che gli elettori non si
sarebbero accorti che dietro ad Ingroia c'erano comunque loro? Diliberto
è quello della scissione cossuttiana voluta perché i
"comunisti-italiani" ci tenevano un sacco a fare le guerre in giro per
il mondo insieme al governo D'Alema. Ma è anche quello del sostegno
ufficiale a Bersani nella campagna per le primarie (!), che poi quando
lui non li ha ringraziati dopo la vittoria si è anche offeso
(incredibile, ma vero). Come può un elettore pensare che appena seduto
sul seggiolone parlamentare Diliberto non avrebbe iniziato subito ad
elemosinare un posto da alleato di Bersani? Di Pietro, dopo la famosa
inchiesta di Report, è diventato il simbolo dei privilegi della Casta. E
in quanto tale destinato ad essere polverizzato in un momento come
questo in cui la congiuntura politica parla il linguaggio di Grillo.
7 - Assenza di carisma e di una rappresentazione della rabbia sociale
Ingroia
è Crozza che fa Ingroia. Giusto? Sbagliato? Non importa, è così. In una
campagna elettorale contano (molto più di quanto si pensi) anche le
caricature, la satira, le prese in giro. Crozza ha fatto l'imitazione di
tutti i leader tranne Grillo (perché lui è già la caricatura di sé
stesso, o forse più semplicemente perché non lo sappiamo ma Crozza
parteggia per Grillo). Berlusconi era lo strafottente, Monti era il
robot, Bersani era l'uomo delle metafore di provincia. E Ingroia? Era lo
svogliato. Sì, lo svogliato. Cioè, il leader della parte politica che
doveva rappresentare la rabbia sociale, la rivoluzione, il grido di
opposizione, non ne aveva voglia. Parodia ingenerosa quella di Crozza?
Forse un po' sì, ma è innegabile che il carisma Ingroia o non ce l'ha o
l'ha lasciato a casa durante tutta la campagna elettorale. Ci voleva un
leader che parla alla pancia della gente, che fa sussultare il cuore e
fa vibrare le emozioni. Una mente appassionata e che appassiona. Invece
no, candidano l'addormentato.
8 - Mancanza di un rapporto diretto con i movimenti e col mondo del lavoro
E
questo è il punto che viene per ultimo ma probabilmente è il più
importante. Da una proposta politica di sinistra vorremmo aspettarci
tutto ciò che il Pd non offre. In primis una riforma strutturale,
organica, nuova, coraggiosa, del diritto del lavoro e del welfare. Una
prospettiva per i giovani disoccupati, per i licenziati che non trovano
più lavoro, per i precari, gli atipici, i sottopagati. Ma una proposta
vera, credibile, concreta, con cui identificarsi per anni fino al suo
ottenimento. Possibile che non siano riusciti a partorire niente in
questo senso? A pensarci bene è incredibile. Non basta parlare in
termini generici su quell'argomento, ti devi differenziare con proposte
che non produce nessun altro. Deve essere quello il cambio di passo,
altrimenti perché la gente ti dovrebbe votare? E andando al di là del
lavoro, su tutti gli altri temi fondamentali come l'ambiente, le
battaglie contro le grandi opere inutili tipo la Tav, contro le
privatizzazioni dei beni comuni (acqua, scuola, sanità, trasporti),
contro le guerre, contro l'emergenza abitativa, perché non è stata
percepita la vicinanza da parte dei movimenti? Non era difficile fra
l'altro, perché la piattaforma politica era già scritta da chi ogni
giorno combatte nelle trincee dei luoghi di lavoro e dei territori.
Da domani avranno cinque anni di tempo per costruire tutto questo. Scommettiamo che non lo faranno?
redazione
26 febbraio 2013
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