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06/02/2013

La presidenza Usa contro Standard & Poor's: 5 miliardi di danni

Sia detto sottovoce, perché bisogna studiare un po' la situazione. Ma questa causa miliardaria con l'agenzia di rating più potente - S&P - rischia di essere l'unica cosa "seria" nel tentativo di rimettere un po' d'ordine sui mercati finanziari.

Intanto la notizia.
Il Dipartimento della Giustizia americano, su incarico del presidente Obama, potrà chiedere fino a 5 miliardi di danni a Standard & Poor's. Si tratta della prima causa fin qui intentata contro una grande agenzia di rating. L'accusa è pesante: aver svolto un ruolo rilevante nello scatenamento della crisi nel 2008.
S&P, secondo il governo, ha assegnato il rating ai titoli che avevano i mutui subprime come "sottostante" senza tener conto neppure dei propri stessi criteri dichiarati.
Da qui è derivata una perdita colossale per i risparmiatori (anche "grazie" al vizietto tutto statunitense di impegnare la casa per aver soldi freschi con cui alimentare i consumi, fidando nel fatto che i prezzi degli immobili avrebbero continuato a salire). Di qui la richiesta di rifondere una cifra calcolata in circa 5 miliardi.
L'agenzia, naturalmente, considera la causa «del tutto senza fondamenta fattuali o merito legale». E minaccia perciò di difendersi duramente in tribunale. Sarà certamente la prima grande causa del Terzo Millennio, ma intanto il titolo della casa madre, McGraw Hill, è sceso oggi del 7%, dopo aver perso ieri addirittura il 14% in seguito al diffondersi delle prime voci sul ricorso della presidenza Usa.

Nel dettaglio giuridico, S&P è accusata di aver violato il  Financial Institutions Reform, Recovery, and Enforcement Act, approvato dal Congresso alla fine degli anni '80 dopo una lunga serie di fallimenti delle casse di risparmio.

Sotto accusa, in particolare,  i Cdo (collateralized debt obligation) emessi nel 2007 a copertura di "derivati" fondati sui mutui subprime. S&P, in pratica, assegnava la "tripla A" (massima affidabilità) a prodotti che cessavano di valere qualcosa non appena venduti nel "parco buoi" della finanza (la definizione affettuosa riservata ai risparmiatori che si presentano con i propri soldini in Borsa).

Naturalmente, per l'accusa, S&P era completamente consapevole di quel che stava facendo, ma aveva "necessità" di far vendere questi prodotti da parte di società che avevano stretti legami d'affari con la stessa agenzia. La quale con una mano faceva traffici di titoli e con l'altra assegnava "i voti" ai titoli stessi. Arbitro e giocatore, insomma, proprio come piace fare a un Berlusconi qualsiasi. Che tempi, nella finanza, signora mia... Se lo vengono a sapere quelli di Monte Paschi crepano d'invidia...

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