La quinta Luna fece paura a tutti. Era la testa di un signore che con la morte vicino giocava a biliardino...
Neanche la “quinta chiama” per l’elezione del prossimo presidente della Repubblica partorirà – molto probabilmente – il risultato atteso. I giochi si sono complicati oltre ogni possibile risoluzione, mostrando al mondo intero la peggiore classe politica che abbia mai calcato questo palcoscenico.
È evidente che a nessuno di questi signori interessa minimamente dare una risposta allo spaventoso numero di problemi che stravolge il paese – dalla pandemia al lavoro precario, dalle delocalizzazioni alla quotidiana mattanza sul lavoro che oramai coinvolge sempre più spesso anche gli studenti che dovrebbero stare al sicuro, dentro una scuola.
Ed è altrettanto evidente che SuperMario è tutt’altro che il mago risolutore lecchinamente dipinto da un anno a questa parte dalla stampa padronale.
I mercati e le istituzioni sovranazionali – dall’Unione Europea alla Nato, dalla presidenza Usa al Fmi – hanno da tempo indicato proprio nel loro uomo l’unico presidente possibile, per tenere sotto controllo il processo di ristrutturazione previsto dal Recovery Fund.
Ma l’hanno fatto in modo così sfacciato da mettere in primo piano quel che, per decenza, andava lasciato sullo sfondo: l’Italia è un paese commissariato, in cui tutti – dalla classe politica all’ultimo dei cittadini – devono obbedire e tacere.
Facile a farsi, fin qui, con lavoratori senza più un sindacato vero e una rappresentanza politica qualsiasi. Facile a farsi con pensionati preoccupati e altrettanto privi di difensori efficaci. Facile a farsi anche con la piccolissima imprenditoria dell’”intrattenimento turistico”, da due anni alle prese con un drastico calo degli introiti ma senza alternative e prospettive (a parte qualche sguaiata, e presto ritirata, discesa in piazza).
Più difficile, incredibilmente, con la peggiore classe politica di sempre. Non per “merito” di quest’ultima, ovviamente, ma per la persistenza di un impianto costituzionale che – nonostante i pesanti stravolgimenti apportati fin qui (riforma del Titolo V, obbligo al pareggio di bilancio, ecc.) – mantiene l’assetto di una repubblica parlamentare. In cui, dunque, una classe politica ha un ruolo importante almeno nella scelta del Capo dello Stato.
Impossibile bypassarla, come invece era stato fatto con la formazione del governo Draghi, quando era bastato che Mattarella facesse il nome per vedere tutte le teste annuire sopraffatte. Ma i governi durano poco, pensavano in cuor loro.
Mai occasione fu più sprecata, però.
Lo spettacolo che stanno dando i Salvini, le Meloni, i Letta, i Conte e commensali vari, è uno spot per accelerare il funerale della democrazia parlamentare e spalanca le porte al presidenzialismo più autoritario possibile. Quello in cui non solo si deve accettare un conducator dai poteri molto estesi, ma si deve anche subire che sia scelto da poteri superiori e incontrollabili.
Una prova? Beh, che in una democrazia parlamentare si ipotizzi di eleggere alla suprema carica nientepopodimeno che il capo dei servizi segreti – Elisabetta Belloni – è qualcosa che avrebbe fatto accapponare la pelle a qualunque statista del secolo scorso.
Soprattutto se parliamo dei servizi segreti italiani, con la loro storia da fogna eversiva agli ordini della Cia, autori di stragi, depistaggi, accenni di golpe mai punito. Anzi...
Tutto, insomma, va verso la dissoluzione del quadro istituzionale nato nel 1945. La decomposizione della classe politica, la sua incompetenza, gioca a favore della centralizzazione autoritaria ed eterodiretta. E le “ideuzze” che partorisce per contrastarla spingono anche inconsapevolmente proprio in questa direzione.
Del resto, se per trenta anni il ruolo della politica è stato quello di “lasciar decidere al mercato” e “attirare capitali”, perché stupirsi se “la politica” è incapace di sfornare idee e popolata di corrotti?
Alla fine, come già detto, verrà eletto Mario Draghi o un suo avatar. E il cerchio sarà chiuso.
Poi, certo, verrà proposto il presidenzialismo anche sul piano formale e costituzionale. I grandi cambiamenti avvengono sempre tramite i fatti. Le regole vengono dopo, per riconoscere i nuovi poteri.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento