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21/01/2022

Serbia - Annullata la concessione alla multinazionale Rio Tinto

Adesso è ufficiale. Il governo della Serbia ha abrogato il decreto sul Piano territoriale per la realizzazione del progetto di sfruttamento e lavorazione della jadarite della multinazionale anglo-australiana Rio Tinto.

A riferirne è l’agenzia “Beta”, secondo cui la premier serba Ana Brnabic ha precisato che l’esecutivo ha annullato tutti gli atti amministrativi relativi al progetto portato avanti dal gruppo anglo-australiano Rio Tinto e dalla sua controllata Rio Sava Exploration.

“Tutti i permessi sono stati annullati e non abbiamo mai avuto contratti”, ha detto la premier al termine della seduta. Brnabic ha aggiunto che è stato abolito il gruppo di lavoro per l’attuazione del progetto Jadar. In questo modo, ha detto ancora Brnabic, sono state soddisfatte tutte le richieste delle proteste popolare dei mesi scorsi ed è stato “messo un punto a Rio Tinto in Serbia”.

Nei giorni scorsi la stessa premier Brnabic aveva detto che la Serbia “deve essere pronta a combattere” se la società Rio Tinto deciderà di citarla in giudizio. Brnabic aveva spiegato che l’attuale governo ha ereditato questa situazione dagli esecutivi precedenti, perché il gruppo è stato portato in Serbia nel 2003.

La Rio Tinto, secondo Brnabic, aveva ricevuto un permesso per effettuare delle esplorazioni nel 2004. Il permesso era stato prorogato nel 2006, quando era stata modificata la legge mineraria del 1995. La modifica aveva introdotto il principio di continuità, per cui chi aveva ricevuto il diritto di condurre esplorazioni aveva anche il diritto esclusivo allo sfruttamento.

La multinazionale mineraria anglo-australiana Rio Tinto nei giorni scorsi aveva fatto intanto sapere di star “valutando” un rinvio delle scadenze del progetto di sfruttamento dei ricchissimi giacimenti di litio nella valle di Jadar, nei pressi di Sabac.

Come motivazione ufficiale Rio Tinto indica i ritardi nell’approvazione della licenza di esplorazione, un prerequisito per ottenere la valutazione di impatto ambientale (Via) e per avviare il processo di consultazione necessario prima dell’avvio dei lavori effettivi.

Da novembre sono cresciute le proteste popolari in tutta la Serbia contro il possibile investimento della multinazionale Rio Tinto nell’area della valle di Jadar. Lo scorso 3 gennaio il presidente serbo aveva dichiarato che non sarà effettuata l’estrazione del litio, progettata da Rio Tinto, fino a quando non saranno fatti ulteriori studi.

Non è affatto impossibile escludere che la revoca della concessione alla multinazionale anglo-australiana sia in qualche modo anche una ritorsione contro il governo australiano che ha impedito al campione di tennis Djokovic di entrare nel paese per partecipare ad un prestigioso torneo internazionale.

Così come l’esclusione di Djokovic dal torneo può essere stata causata anche dalla controversia mineraria con la multinazionale.

La vicenda del campione era diventata un affaire politico a tutto tondo, soprattutto in Serbia dove l’opinione pubblica ha vissuto come una vendetta lo stop dell’Australia al tennista serbo, che sui social aveva appoggiato le manifestazioni popolari contro la Rio Tinto.

I giudici australiani hanno affermato che la decisione presa dal ministro dell’immigrazione Alex Hawke di espellere il campione serbo non è stata irrazionale, in quanto era legata al fatto che il campione serbo non vaccinato poteva rappresentare un rischio per la salute e l’ordine pubblico.

Nella stessa sentenza si afferma però che la presenza di Djokovic in Australia avrebbe potuto incoraggiare proteste anti-vax, ed anche influenzare le persone che avevano dei dubbi sul vaccino.

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