Non è successo niente, e ognuno dei soggetti politici in campo può continuare a sognare di fare centro nella corsa al Quirinale.
Le 672 schede bianche, curiosamente, hanno raggiunto al millimetro il quorum richiesto per l’elezione del nuovo capo dello Stato durante le tre prime votazioni. Ma non significa affatto che ci sia una maggioranza disposta a convergere su un nome.
Come abbiamo già provato a spiegare, la partita in corso è tutto sommato semplice, al di là delle contorsioni bizantine tipiche del suq di Montecitorio: o si sceglie un conducator indicato dai “mercati e dalle istituzioni sovranazionali (Unione Europea, Nato, Usa, ecc.) oppure questo paese verrà investito da una tempesta al cui confronto la tragedia greca del 2015 sarà una commediola.
Il Fatto, malato di politichese, la sintetizza in termini epici: “Monarchia o repubblica“, con Draghi ovviamente su un trono.
In termini “di classe”, più seriamente, lo scontro è tra rimasugli della “borghesia nazionale” (decisamente più piccola che medio-grande) e “borghesia europea” (imprese che giocano sui mercati internazionali e si avvantaggiano di un intero universo di regole/legislazioni nazionali fatte apposta per “attirare capitali”).
Lega, Forza Italia e vecchi fascisti con in testa Giorgia Meloni sono la rappresentanza politica storica di questa imprenditoria di secondo livello, che vive di bassi salari, evasione fiscale, escamotage vari per spremere un profitto altrimenti non eccelso da attività continuamente messe a rischio dall’”economia delle piattaforme”, e duramente colpita dalla pandemia (tra lockdown e restrizioni varie).
Qui il sogno di piazzare “un proprio uomo” al Quirinale è vista come l’ultima possibilità di trattare, da posizioni di relativa forza, con chi invece maneggia capitali miliardari e progetta – tramite il Recovery Fund – di ridefinire il ruolo del paese nel contesto europeo, finendo di ridisegnare le filiere produttive a vantaggio dei poli più forti.
Un esempio? Proprio ieri Lufthansa si è finalmente fatta viva con un’offerta di acquisto per l’ex Alitalia, ora ITA, spolpata e ridotta all’osso da oltre venti anni di consapevole demolizione perseguita da tutti i governi.
Una sorte parallela a quella di Telecom – altro ex gioiello del patrimonio pubblico – ridotta a un ammasso di macerie fin dalla privatizzazione (guarda caso: pianificata da Mario Draghi in funzione di direttore del ministero del Tesoro, con i governi Prodi e D’Alema). Tanto da commuovere perfino Milena Gabanelli, accortasi – un po’ in ritardo: 25 anni dopo – di che disastro sono state le privatizzazioni, dopo averne cantato per decenni le lodi.
Draghi, ieri, ha fatto comunque un passo avanti verso il Colle. La votazione ha infatti chiarito che non ci sono veri avversari. Il massimo risultato che ci potrà essere è l’assenza di un “plebiscito” in suo favore. Una piccola botta all’immagine da Onnipotente che il sistema dei media – definirli “servili” è veramente un complimento, ormai – gli sta cucendo addosso da qualche anno. Nulla di più.
Il rischio del capitombolo generale è ben presente a chi ha accettato di costituire un governo “con tutti dentro”, ma non c’è limite alle illusioni di chi ha orizzonti molto ristretti...
Nel dettaglio della giornata di ieri, il massimo dei voti positivi (36) si è concentrato sul nome di Paolo Maddalena. Figura certamente complessa: ex vicepresidente della Corte Costituzionale, cattolico osservante, anti-abortista (pur avendo fatto parte proprio della Consulta che respinse le eccezioni di costituzionalità per la legge 194), contrario alle unioni civili, ma anche difensore del patrimonio pubblico contro le privatizzazioni, critico dei trattati europei che tolgono poteri allo Stato e dunque alla democrazia, contro il Jobs Act, ecc.
Su di lui si sono riversati i voti di un’area di parlamentari ex Cinque Stelle di varia impostazione politica (dai “dibattistiani” alla sinistra, diciamo), con le motivazioni più varie, a seconda appunto del posizionamento ideale o ideologico.
Come è noto, Potere al Popolo aveva inizialmente espresso il proprio gradimento a questa scelta, ritirandolo in un secondo momento dopo aver approfondito meglio le posizioni di Maddalena su temi che costituiscono parte integrante del sistema di valori condiviso in PaP.
Oggi seconda tornata di voto, con poche variazioni previste. Il gioco vero comincerà con la quarta “chiamata”, quando su molte schede oggi bianche dovrà essere scritto un nome. Tenendo presente le minacce di tempesta che spirano dal resto d’Occidente...
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