Intervenendo al World Economic Forum di Davos, la presidente della Commissione Europea Von der Leyen ha annunciato che la UE ha un piano per rendersi indipendente sul fronte delle forniture di microprocessori e scongiurare per il futuro non solo le crisi come quella che sta investendo il mercato dell’auto, ma anche il pericolo di finire sotto ricatto dei principali produttori mondiali: Usa e Cina su tutti. Insomma un messaggio inviato agli “amici” e ai “nemici”.
“Oggi posso annunciare qui che agli inizi febbraio proporremo il nostro European Chips Act. Ci aiuterà a compiere progressi in cinque aree: la prima, rafforzeremo la nostra capacità di innovazione e ricerca in Europa; secondo, ci concentreremo sul garantire la leadership europea in design e produzione; terzo, adatteremo ulteriormente le nostre regole sugli aiuti di Stato che permetterà, per la prima volta, il sostegno pubblico ai primi impianti di produzione; quarto, rafforzeremo la nostra tool box per affrontare la carenze e assicurare l’approvvigionamento e infine sosterremo le piccole imprese innovative”.
La diagnosi e le ambizioni evocate dalla Von der Leyen partono da un dato: non esiste transizione digitale senza chip e il fabbisogno europeo di chip raddoppierà nel prossimo decennio. Ma la quota di mercato globale dei semiconduttori in Europa è solo del 10% e oggi la maggior parte delle forniture proviene da una manciata di produttori al di fuori dell’Europa, questa quota deve raddoppiare entro il 2030. “Questa è una dipendenza e un’incertezza che semplicemente non possiamo permetterci”, ha aggiunto la presidente della Commissione Europea.
Una settimana fa, ad una conferenza a Bruxelles, era stato il Commissario europeo all’industria, Thierry Bretòn, ad annunciare il Chips Act ed a mettere nero su bianco le ambizioni industriali strategiche della Ue. E lo ha fatto parlando un linguaggio inusuale e molto diretto. “I semiconduttori sono un eccellente esempio di come l’Europa stia prendendo in mano il proprio destino. I semiconduttori sono stati una delle mie massime priorità sin dal primo giorno del mio mandato. Sono il fulcro della maggior parte delle tecnologie del futuro: 5G, 6G, edge computing, Internet of Things, intelligenza artificiale” ha detto Bretòn.
“Entro la fine del decennio, il mercato dei semiconduttori raddoppierà. Dobbiamo essere pronti, e soprattutto dobbiamo preparare il terreno per la nostra leadership sui semiconduttori di prossima generazione, cioè al di sotto dei 5 o addirittura 2 nanometri” ha sottolineato il Commissario europeo – “Il Chips Act, annunciato a settembre dal presidente von der Leyen, ci aiuterà in questo. Accelerare il passaggio dalla ricerca alla fabbrica, investire in mega-fab europei, promuovere partnership internazionali: tutti gli ingredienti ci sono. Il Chips Act creerà anche le giuste condizioni di investimento per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento lungo la catena del valore e resistere meglio a potenziali crisi in questo mercato chiave per le nostre future industrie”.
Ma sono state le conclusioni “politiche” del Commissario europeo ad indicare una tabella di marcia e un atteggiamento molto più aggressivo da parte della Ue nella competizione globale. “Sono convinto che l’Europa abbia tutte le carte in regola per ridisegnare gli equilibri di potere. Non esiste una cosa come la fatalità. Quando l’Europa ha la volontà di unirsi e marciare in ranghi serrati, ci riesce” ha affermato Bretòn – “Abbiamo un’occasione unica per scrivere insieme una nuova pagina, oltre a quelle già scritte: dopo l’Europa della democrazia e l’Europa del mercato, apriamo ora la strada a un’Europa del potere”.
Insomma toni decisamente più inquietanti di quelli ascoltati fino all’altroieri nei felpati corridoi di Bruxelles. Ci si lascia quindi alle spalle la facciata democratica, poi il feticcio del libero mercato e si afferma che è il tempo del potere e della potenza. Che dire? È la competizione globale bellezza e qui ormai giocano tutti duro.
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