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04/02/2013

Agenda Monti. "Mai più pensioni"

Non ha detto esattamente questa frase, ma l'insieme delle misure che "promette" una volta tornato al governo con l'appoggio del Pd (se serve anche del Pdl) è esattamente questo.

Abbiamo preso a riferimento l'articolo che gli ha dedicato IlSole24Ore, organo di Confindustria certo non sospettabile di antipatia verso il presidente del consiglio uscente e rientrante. Le nostre note sono in corsivo.


Monti: aumentare l'età pensionabile effettiva, contratti indeterminati più flessibili

Aumentare l'età pensionabile effettiva, e «garantire nel tempo l'equilibrio dei sistemi pensionistici pubblici nonostante il progressivo invecchiamento del Paese e le ricadute che ciò comporta sul mercato del lavoro». È questa una delle proposte contenute nelle Linee di politiche di lavoro che Mario Monti presenta oggi a Milano nel corso di un incontro elettorale promosso dalla sua lista "Scelta Civica. Con Monti per l'Italia". Oltre all'intervento sull'età pensionabile, i centristi intendono «Sperimentare una rimodulazione del contratto a tempo indeterminato per renderlo più flessibile e meno costoso».

Red. Per fortuna il giornalista estensore dell'articolo non ha sentito la necessità di “indorare la pillola”. E quindi espone senza reticenze alcune clamorose menzogne diffuse da questo governo e da tutte le forze – sociali e politiche – che lo sostengono. Aumentare l'età pensionabile oltre i limiti della “riforma Fornero” (67 anni) significa di fatto abolire il sistema pensionistico. Che a quel punto sarà certamente “equilibrato” non prevedendo granché in uscita.

Siamo costretti a ricordare alcune ovvietà. L'aumento delle “aspettative di vita” riguarda un paio di generazioni dell'immediato dopoguerra che hanno potuto – fin qui – godere di alcune conquiste di civiltà: otto ore giornaliere massime di lavoro, un'età pensionabile accettabile (intorno ai 60 anni o meno, con 35 anni di lavoro sulle spalle), una scuola pubblica che metteva in azione la scala sociale verso lavori meno faticosi, una sanità altrettanto pubblica che “salvava più gente di quanta non ne ammazzasse”, ammortizzatori sociali sufficienti a traghettare chi perdeva il lavoro verso una nuova occupazione oppure la pensione ecc.

Vivere bene allunga la vita, come ci raccomanda (ormai inutilmente) ogni medico, di famiglia o televisivo. Non è pertanto inutile sottolineare che una volta conclusasi la parabola vitale delle attuali generazioni di pensionati, ci sarà un abbassamento drastico delle aspettative di vita per quelle successive. Esistono – per quanto poco studiati – dei precedenti storici. La Russia, per esempio, ha vissuto il passaggio all'”economia di mercato privatizzato” perdendo in un decennio 8 milioni di abitanti (saldo negativo tra morti e nuove nascite). È bastato ridurre un po' la sanità e le ore di riscaldamento.

Per quanto riguarda invece i contratti, la cosa è più semplice ancora: “indeterminati” saranno gli obblighi per gli imprenditori, non più la durata temporale. Contratti “vaghi”, insomma, dove il padrone potrà fare un po' quello che gli pare...


Licenziamenti, nessuna revisione della nuova disciplina

Il modello di riferimento è quello della flexsecurity già proposto dal senatore del Pd Pietro Ichino, ora candidato con i centristi. «Non si propone una revisione della nuova disciplina dei licenziamenti individuali introdotta dalla legge 92 del 2012 - spiega il documento che riassume le proposte dei montiani per il mercato del lavoro distribuito alla stampa prima della conferenza stampa di Monti - ma la possibilità di sperimentare soluzioni più flessibili, in particolare per la regolarizzazione delle collaborazioni continuative autonome irregolari».

Red. Alla faccia dei contafrottole in stile vendoliano, il prossimo governo non toccherà assolutamente il “nuovo” art. 18 che garantisce massima licenziabilità. E – a proposito di contafrottole – vi ricordate più di quei burloni negrieri che cianciavamo di “flexsecurity rivoluzionaria”? Eccola qui. Ed è l'unica possibile, quella in salsa Ichino e Confindustria. È l'idea che il “posto fisso” non ci sarà mai più, e quindi bisogna essere pronti a cambiare lavoro molte volte nella vita (certo, se si mettono la “ricongiunzione onerosa”, in pratica, ci ammazzano al momento che dovremmo poi andare in pensione). Non potendo dirci che saremo precari a vita, hanno scelto questa formula che dovrebbe garantire – nessuno ha mai spiegato per quale virtù magica “flessibilità e sicurezza” (flexsecurity, appunto), ovvero precarietà di vita e “garanzie” reddituali. In Danimarca lo fanno, ci dicono. Ma omettono di dire quanta parte di Pil la Danimarca dedica a questo istituto. Da noi parlano di flexsecurity per tagliare la spesa...


Flessibilità buona e riduzione del cuneo fiscale
L'idea è quella di ridurre in modo «incisivo» il cuneo fiscale e contributivo e assicurare maggiori tutele sostanziali anche sul piano della continuità del lavoro, del reddito e delle pensioni a fronte di un'assunzione a tempo indeterminato, senza tuttavia provocare aumenti rilevanti in termini di costo e rigidità. In pratica, l'obiettivo è quello di introdurre forme di «flessibilità buona» anche attraverso la messa a punto di un nuovo sistema di welfare pensato per tutte le tipologie contrattuali, a cui dovranno essere riconosciuti diritti sociali e previdenziali il più possibile uniformi.

Red. Anche qui non ci sono dubbi. Il costo del lavoro non si può aumentare (dicono imprese e governo), ma i salari non bastano più a garantire la vita delle famiglie dei lavoratori. Come se ne esce? Semplice: riducendo la tassazione in busta paga e i contributi previdenziali. Così avrete due euro in più in busta paga e molti meno servizi (ospedali, scuole, ammortizzatori, ecc). E alla fine della vita lavorativa – abbassando i versamenti contributivi, col sistema contributivo, si riduce anche il “montante” su cui calcolare la pensione – non avrete più nemmeno la pensione. Un modo per accelerarvi la strada per l'aldilà...


Detassare il lavoro femminile e Codice del lavoro semplificato
Le Linee guida prevedono anche una razionalizzazione delle norme con la definizione di un Codice del lavoro, integrato nel Codice civile, composto da un numero limitato di articoli, «leggibile e comprensibile direttamente dai milioni di persone interessate alle sue applicazione e traducibile in inglese». Altra priorità è poi l'innalzamento del tasso di occupazione femminile dall'attuale 46% al 60% (media europea) grazie alla detassazione selettiva e un Piano straordinario per gli asili nido e per l'offerta di un servizio qualificato di assistenza alle persone non autosufficienti.

Red. Traducibile in inglese è qualsiasi insulto. Figuriamoci una normativa legale... Il senso è palesemente opposto: poche norme, ampiamente derogabili (abbiamo già parlato dell'art. 8 della manovra berlusconiana dell'agosto 2011 come “punto fermo” nella strategia anti-lavoratori del signor Monti), non vincolanti per le imprese. Carne da lavoro e da cannone, si diceva una volta. Vi piace vivere con questa prospettiva? A noi no.

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