Antonio Di Pietro ha commesso degli errori, ha inserito nel suo partito
persone impresentabili come De Gregorio e Scilipoti, ha evitato, per
scelte forse tattiche, prese di posizioni nette sulla
Tav e sul G8, ma lui soltanto in Parlamento ha combattuto il
berlusconismo. Lo ha fatto con armi spuntate, con una truppa
abborracciata tenuta insieme unicamente dalla sua testardaggine e
caparbietà. E' sempre stato un isolato, mal sopportato
dai pdmenoellini e odiato da tutti gli altri. Ha confuso talvolta la
politica con la realpolitik e cercato un compromesso impossibile con
partiti corrotti e in via di estinzione. Si è fidato troppo di persone a
lui vicine, di signor nessuno che ne hanno sfruttato la popolarità
assecondando in modo acritico ogni sua richiesta. Ha allevato, forse
consapevolmente, piranha e squali che pensava di tenere a bada e che ora
mostrano le loro fauci. Però, in questi lunghi anni di inciucio tra il
Pdl e il Pdmenoelle, senza di lui, in Parlamento si sarebbe spenta anche
l'unica flebile luce rimasta accesa. La Camera non
sarebbe stata differente dall'aula sorda e grigia evocata da Benito
Mussolini o dall'attuale obitorio della democrazia di Rigor Montis. Il
suo "Caro presidente che non c'è" rivolto allo psiconano e gli
attacchi ai servi del berlusconismo sono gli unici lampi di luce che
meritano di essere ricordati nel peggior Parlamento dell'Unità d'Italia,
un luogo immondo popolato da pregiudicati e piduisti, da nemici
dichiarati della democrazia. Può essere che Tonino abbia lanciato dei
referendum pro domo sua, ma se abbiamo potuto votare
contro il nucleare di Casini, Bossi, Fini e Berlusconi lo dobbiamo a lui
che ha raccolto e validato le firme necessarie. Solo per questo
dovremmo dirgli grazie. Il Lodo Alfano, che anche un bambino avrebbe
dichiarato incostituzionale, ma non il presidente della Repubblica, fu
criticato e osteggiato in solitudine da Di Pietro nel silenzio dei
Bersani, dei D'Alema e con il plauso dei Cicchitto e dei Gasparri.
L'uomo ha un caratteraccio, non ascolta nessuno, ma è onesto.
Quando ha dovuto affrontare il giudizio di un tribunale lo ha fatto
senza esitazioni e ne è sempre uscito prosciolto. Quanti in Parlamento
possono dire altrettanto? Chi può scagliare la prima pietra? Nessuno.
Nel 2013 Napolitano decadrà, per ora è l'unica buona notizia certa. Il
mio auspicio è che il prossimo presidente della Repubblica sia Antonio Di Pietro, l'unico che ha tenuto la schiena dritta in un Parlamento di pigmei. Chapeau!
Fonte
Dati i recenti trascorsi dei due, non avrei scommesso una lira su un'attestazione pubblica di stima e fiducia di Grillo nei confronti Di Pietro. Non mi stupisce più di tanto, invece, che anche lo stesso Di Pietro sia finito nel tritacarne che da un anno a questa parte ha fatto poltiglia di tutta la classe politica, fatta eccezione, guarda caso, per quelli che hanno sostenuto Monti alla bersagliera fin dal primo secondo, ovvero UDC e in misura minore PD. Sono loro i predestinati a sopravvivere alla seconda repubblica, il resto è già storia.
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