“Non vedo l’ora di incontrare Angela. Le nostre conversazioni
sono sempre così serene, sincere, ampie. Ho intenzione di affrontare con
lei argomenti importanti, e di farlo con decisione”. Questa
profonda dichiarazione d’affetto era stata rivolta alla cancelliera
tedesca Merkel da David Cameron, mercoledì mattina, pochi minuti prima
di riprendere l’aereo per tornare in patria, dopo un viaggio diplomatico
in Medio Oriente durato tre giorni. Appena rientrato a Downing Street,
il primo ministro inglese è stato accontentato: era infatti in programma
una cena di lavoro col capo del governo tedesco. Purtroppo per Cameron,
però, pare proprio che l’idillio sia finito, visto che la discussione
stavolta è stata molto meno serena delle precedenti.
Il tema dell’incontro era piuttosto spinoso: il budget europeo per
il periodo 2014-2020, che verrà approvato nelle prossime settimane a
Bruxelles. Come abbiamo già raccontato,
il premier Cameron è seriamente intenzionato a chiedere un
“congelamento”, bloccando qualunque rifinanziamento (se non uno minimo
proporzionato al tasso d’inflazione). La Merkel, però, durante la cena
di lavoro con Cameron s’è mostrata decisa nel lanciare un allarme contro
l’”isolazionismo britannico”, che rischia di destabilizzare gli
equilibri europei.
Del resto, già nella mattinata di mercoledì, durante la seduta del
Parlamento Europeo, la cancelliera aveva esplicitamente criticato le
continue rivendicazioni antieuropeiste avanzate dai molti movimenti
euroscettici britannici, compresa una fazione minoritaria, ma in
crescita, del Partito Conservatore che sostiene il governo Cameron. In
particolare, Angela Merkel aveva escluso categoricamente che il Regno
Unito potesse procedere ad un “pacifico divorzio consenziente” da
Bruxelles, come suggerito dal leader dello Ukip, (il Partito
Indipendentista Britannico), Nigel Farage.
Il quale, approfittando della presenza di Angela Merkel a Bruxelles,
la aveva incalzata. “Il fatto, cara cancelliera, è che lei sta guidando
l’Eurozona su una strada che conduce dritti verso un’Europa sempre più
centralizzata e antidemocratica. […] Noi, semplicemente, quella strada
non vogliamo intraprenderla. […] L’opinione pubblica inglese, e ora
anche il Partito Laburista, non sopportano queste strategie. […] Tanto
più che i mercati mondiali sono diffidenti verso Londra e New York
proprio per le colpe dell’eurozona. […] Stasera, cara cancelliera,
quando si recherà a Downing Street, glielo dica a Cameron che il Regno
Unito vuole abbandonare l’Europa. Lui non ha il coraggio di farlo, ma se
glielo dice lei magari si convince”.
“Io desidero – ha ribattuto la Merkel – una Gran Bretagna forte
all’interno dell’Unione Europea. Non riesco neppure a immaginarmi un
Europa senza la Gran Bretagna. Voi potrete anche essere su un’isola
felice, ma rimanervene isolati, in un mondo come questo, non gioca certo
a vostro favore”. Poi la cancelliera tedesca ha ricordato l’esperienza
tragica della Seconda Guerra Mondiale: “Come sapete vengo dalla
Germania. Il Regno Unito era al nostro fianco quando fummo liberati dal
Nazismo. Ci sono ancora dei soldati britannici sul suolo tedesco. Non
posso immaginare che la Gran Bretagna esca dall’Europa”. [vedi: la terza guerra mondiale della Merkel]
Tuttavia, al di là dei ricordi e dei buoni propositi, il nodo è
sempre lo stesso: quei mille miliardi che Bruxelles si appresta a
versare nelle casse dell’Unione Europea. Londra non ci sta: vuole
ridurre i finanziamenti, e da questa decisione non sembra affatto
intenzionata a recedere. Né tantomeno disposta a contrattare. Cameron ha
definito la proposta della Commissione di aumentare il budget
“ridicola”, e ribadisce che la Gran Bretagna guiderà con convinzione il
fronte oltranzista tra tutti i 27 Stati membri. Quello che però non va
giù al premier britannico è il “tradimento” della Germania. Stando a
quanto sostiene Cameron, infatti, Berlino aveva fornito delle precise
garanzie su un’alleanza con Londra per firmare insieme un lettera di
intenti, da sottoporre agli altri membri dell’UE, che proponeva un
“congelamento” del bilancio per almeno 2 anni.
Poi, però, la Merkel avrebbe fatto dietrofront, abbandonando la
linea del rigore estremo, che prevedeva, tra l’altro, anche l’invio del
supercommissario teutonico ad indagare nei conti dei Paesi che
ricorrevano agli aiuti europei. E poi avrebbe spinto per un nuovo
aumento del budget, nel tentativo di rallentare la crisi dell’Eurozona,
che nel frattempo comincia a far paura anche a Berlino.
Questo ripensamento è stato denunciato da Cameron, che tra l’altro
lo ha incassato anche come uno smacco personale, dal momento che aveva
più volte garantito che le sue proposte rigoriste avanzate a Bruxelles
erano forti proprio del sostegno del governo tedesco. E anche mercoledì,
poche ore prima dell’incontro con Angela Merkel, aveva ribadito che
avrebbe costretto la cancelliera ad “attenersi ai suoi iniziali
propositi”. Poi, evidentemente, la discussione ha preso una piega
diversa da quella che Cameron aveva auspicato, e dall’incontro ne è
uscito un po’ con le ossa rotte. La Germania abbandona l’Inghilterra, e
ne condanna, appunto, l’”isolazionismo”.
Eppure, stando alle loro ultime dichiarazioni, la strategia che pare
verrà adottata dai Tories sarà quella di convincere gli stessi
cittadini tedeschi della sconvenienza di un nuovo rifinanziamento.
“Attuare politiche di austerity in patria per poi sperperare soldi in
Europa è assurdo”, continuano a ripetere gli esponenti politici
euroscettici, trovando largo consenso tra l’elettorato. Ora, quello che
c’è da aspettarsi è che dunque il governo britannico soffi sul
malcontento popolare non solo in Inghilterra, ma anche in Germania,
magari cercando accordi e sostegno tra le fazioni politiche che si
oppongono alla cancelliera Merkel. E questo non farà che aumentare le
tensioni tra Londra e Berlino.
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