Trent'anni di battaglie per la libertà di utilizzo di software libero. Trent'anni contro il controllo dei software privato sui computer degli utenti. Ne è fiero?
Sono soddisfatto
di quello che ho fatto della mia vita. Ma non abbiamo ancora vinto. Non
è questione di conquiste personali. Ci sono problemi oggettivi che
cerchiamo ancora di correggere. Anche se abbiamo fatto molta strada, ne
manca ancora tanta per eliminare i software proprietari.
Non pensa che la crisi economica possa convincere le amministrazioni
pubbliche, anche per ragioni di budget, ad adottare il software libero?
Non
ne ho idea. Non so quali mutamenti porterà la crisi. E poi questa non è
una questione economica. È qualcosa di più importante: è una questione
di libertà. Magari Genova deciderà di adottare il software libero. Ma i
proprietari di software hanno molti soldi e li usano per essere sempre
più influenti. Ad esempio Microsoft o Apple dicono: apriamo un centro
di ricerca nella vostra regione e spendiamo milioni di euro ogni anno.
Possono comprare in questo modo parecchie amministrazioni. Tanti
governi hanno un'idea così debole della loro missione che se arriva uno
che offre soldi e investimenti, gli fanno fare quello che vuole. Nel
2005, quando la Ue stava pensando a una direttiva per permettere i
brevetti dei software, la Danimarca era contro. La Microsoft ha
comprato una piccola compagnia informatica danese con 3-4 mila
dipendenti, ha mandato una lettera al primo ministro dicendo che
avrebbero chiuso la compagnia se il paese non appoggiava la direttiva. E
così è stato. Invece ogni volta che un'amministrazione pubblica
rinuncia ad usare un software libero, diventa attaccabile e viene meno
ai suoi doveri verso i cittadini perché rinuncia alla sua sovranità
digitale. Basta pensare agli aerei israeliani che scomparirono dai
radar dei servizi siriani quando fu attaccata la centrale nucleare
perché - sono gli ufficiali del Pentagono a dirlo - probabilmente
Israele inserì delle backdoor nel software dei radar siriani. Oppure
pensiamo agli attacchi Usa ai computer venezuelani nel 2003 quando il
governo di Chavez decise di nazionalizzare la compagnia petrolifera.
Pensa che la rivoluzione digitale possa partire dal basso? E da dove si inizia?
Penso
che si debba partire dalle scuole. Le scuole dovrebbero insegnare solo
su software libero per educare la gente alla libertà, alla
collaborazione e alla condivisione dei saperi. La questione non è
rendere l'educazione migliore, ma scegliere tra un buon sistema
scolastico o un cattivo sistema scolastico. La scuola non dovrebbe
insegnare la dipendenza ma lo sviluppo delle capacità e dell'energia.
Quindi dovrebbero diplomare persone in grado di usare software liberi
per creare una società libera. Ma ci sono aziende come Microsoft che
regalano copie dei loro software alle scuole. Fanno come gli spacciatori
che all'inizio regalano una dose. E creano dei dipendenti. Le scuole
dovrebbero rifiutare. Le università anche, a partire dal Politecnico di
Torino dove grazie all'attuale rettore Gigli e all'avvallo del rettore
precedente Profumo (l'attuale ministro) c'è persino un centro
Microsoft. Per non parlare del fatto che se ci sono degli studenti che
hanno doti da programmatore saranno frustrati. Come impari a scrivere
un codice di un programma piuttosto complesso? Apportando qualche
modifica a un programma già esistente e questo lo puoi fare solo con un
free software.
Lei parla di sistema colonizzato e colonizzazione digitale. Che cosa intende?
Un
sistema coloniale tiene i colonizzati divisi e impotenti. Così i
software proprietari mantengono i fruitori impotenti. Un sistema
coloniale deindustrializza, di solito, i popoli che controlla. Il
software privativo ti rende incapace di qualsiasi modifica, in pratica
sei blindato in quello che è stato deciso dall'alto per te. Non è un
paese che viene colonizzato in questo caso, è una società, ma penso che
ci siano delle somiglianze. Per questo parlo di «sistema coloniale».
Gli utilizzatori dei software proprietari non sempre sono consci di
essere spiati. Lei ha raccolto le prove secondo cui dietro ai software
proprietari si nasconde una vasta operazione di controllo. Ci racconti
un po' che cosa sono le malicious features, le funzionalità malevole. Che cosa succede esattamente nei computer?
Windows
ad esempio ha almeno due sistemi di sorveglianza. Qualcuno ha scoperto
che ogni volta che cerca qualcosa nei suoi file in Windows, il suo
firewall riporta un messaggio a qualcuno. Probabilmente ne ricavano che
cosa stai cercando. Un'altra cosa che so è che in qualche versione di
Windows quando fai gli aggiornamenti, mandano alla Microsoft la lista
di tutti programmi che hai installato. Alla fine degli anni Novanta
questo era fatto apertamente, ci furono molte critiche, la Microsoft
allora tolse il dispositivo, ma poi lo rimise di nascosto qualche anno
dopo. Qualcuno lo ha scoperto e c'è voluta una certa perizia perché i
dati vengono inviati criptati e se guardi il traffico di rete non vedi
che cosa viene mandato. Ma qualcuno ha trovato il sistema per entrare
nei codici usando una funzione di callback e ha guardato i suoi dati
prima che fossero criptati e spediti via Internet e così ha visto che
c'era la lista dei programmi che aveva installato.
In pratica possono sapere tutto?
Possono. Ma la questione è più complicata. Prima di tutto non abbiamo la lista completa delle spy features,
potrebbero essercene di più. Ad ogni modo, le manette digitali le
possiamo vedere. Il sistema non ti permette di fare un certo lavoro
quindi è disegnato per non permetterti di farlo. L'hardware di quasi
tutti i pc oggi è malevolo. I dati vengono mandati dal processore al
monitor criptati. E, come succede nei moderni videoregistratori, è
impossibile collegare un videoregistratore a un computer e registrare un
film che stai guardando. Windows è colpevole perché decide per te. Poi
in Windows ci sono due backdoor: una è stata disegnata per la polizia e
i servizi segreti di quaranta paesi. Ma ce l'hanno anche i criminali.
Grazie ad uno speciale programma è possibile realizzare una memoria Usb
che quando viene inserita in una macchina Windows ne prende il
controllo. Quindi è disegnata per ingannarti. Ad esempio ha anche una
funzione per togliere la cifratura.
Che cosa usa lei? Come paga i conti?
Uso
un piccolo portatile con free software. Niente tablet, grazie. Non
pago con carte di credito. Non uso l'e-banking. Ovviamente la mia banca
conosce le mie transazioni ma non uso mai Internet per questo. Poi non
voglio che la banca sappia che cosa compro e quindi pago con i
contanti. Se devo pagare una visita medica, so che c'è un sistema di
sorveglianza praticamente orribile. Ma a parte qualche caso in cui non
ho scelta, evito di pagare con qualsiasi sistema. Non sopporto lo
spionaggio dello stato sui cittadini. Penso sia un attacco alla
democrazia. Sono i governi che ci sorvegliano. Quello che è successo a
Genova nel 2001 è una delle prove. Ma torniamo alle backdoor, voi
giornalisti avete la cattiva abitudine di saltare da un argomento
all'altro. Quando Windows ti chiede di fare un aggiornamento, la
Microsoft può installare dei cambiamenti anche se tu dici di no. In
pratica possono prendere il controllo totale della macchina. Ho tutte
le prove. Una delle backdoor è gestita dal programma Cofee. Anche il
Mac ha le manette digitali e gli iCosi (così Stallman chiama iPhone e
iPad perché «sono dei mostri», ndr). Per sbloccare gli iCosi bisogna
fare un jail break, un'evasione, perché gli iCosi sono
progettati come delle prigioni. Quindi non li compro perché non voglio
stare in galera. Apple per altro ha ammesso di avere delle backdoor che
possono essere installate da remoto. Flash Player ha una funzione di
sorveglianza che si chiama «super cookie» che traccia i siti e poi ci
sono anche lì le manette digitali. Senza contare l'esempio di Amazon
Kindle swindle (qui Stallman gioca con le parole perché swindle vuol
dire truffa, ndr) progettato per togliere ai lettori la tradizionale
libertà di lettura, cancellando da remoto i libri sul tuo computer.
Non pensa che i giovani, grazie anche all'utilizzo diffuso dei social
network, siano meno consci del valore della libertà e della privacy,
rispetto a generazioni precedenti?
È
una domanda cretina. È come chiedere se gli italiani sono felici o no.
Non accetto le generalizzazioni. E poi penso non sia vero. I giovani
sono consci dei problemi sulla privacy. Questo non vuol dire che ne
colgano i dettagli o sappiano come difendersi ma almeno ci pensano.
Certo non ci pensano come ci penso io. Io dico che non uso queste cose.
Punto.
È tra i promotori della campagna: Non mi trovi su Facebook (Fb). Perché?
È
un sistema di sorveglianza. E io non voglio essere controllato. In
pratica invitano la gente ad essere codarda e dire: lo so che mi spiano,
ma non posso resistere. Invece di dire è male, non voglio toccarlo.
Sostenere che chi non c'è vive fuori dal mondo, è una balla. Io non ci
sono e riesco ad essere influente. L'unico inconveniente è la pressione
sociale incredibile per convincerti ad usare Fb. Ma praticare lo sforzo
di non essere sui social network ti rende più forte nel resistere alla
pressione sociale in futuro. Ogni sistema di comunicazione che chiede
alla gente il suo vero nome non è buono. Magari non lo pubblicano ma
insistono per averlo e quindi anche il «Grande fratello» può averlo.
Comunque non vanno neppure usati i multiservice della stessa compagnia
perché abbinano le ricerche sul web con la tua mail, il tuo nome e
quindi acquisiscono informazioni sensibili. Ci sono sistemi per usare
Google senza essere spiati ma se ti connetti con un account gmail sanno
chi sei. La società dovrebbe combattere tutti i servizi che chiedono il
vero nome agli utenti. Quindi io non li uso. Mantenere la mia privacy è
una causa importante e non ci rinuncio. Quanto a usare Fb per
promuovere qualche buona iniziativa, questo promuove comunque Fb. La
Free Software Foundation dice che se metti delle pagine su Fb che ci
supportano siamo contenti ma noi non abbiamo nessuna pagina Fb e non ne
incoraggiamo l'uso. Molto meglio mettere a disposizione parte dei tuoi
dati sul tuo server per alcune persone che lo vogliono e che tu
decidi. E con quel dispositivo comunicare. Fb presenta molti rischi: ad
esempio possono licenziarti se hai una crisi depressiva o t'ammali.
Lei non usa neppure i cellulari...
Certo.
Sono dei dispositivi di sorveglianza, in pratica trasmettono la
posizione geografica e funzionano come registratori. Tramite un
cellulare o un palmare possono fare quello che vogliono a tua insaputa.
Le rivoluzioni tecnologiche possono essere un'opportunità per attaccare
i nostri diritti. Per questo ho paura delle innovazioni tecnologiche:
possono essere buone di per sé ma possono essere usate dalle compagnie
che vogliono acquisire nuovi poteri su di noi e quindi progettano un
nuovo dispositivo per attaccare i nostri diritti. Di recente volevo
comprare una radio satellitare ma ci ho rinunciato dopo aver scoperto
che avrei dovuto avere un account e pagare il servizio.
Ma qualcuno può dire: che diavolo se ne fanno con tutti questi dati...
Beh
con un dissidente politico è chiaro che ne fanno. Dissidente politico e
terrorista sono la stessa cosa. Quindi se organizzi una manifestazione
e non vuoi che la sabotino o che facciano degli arresti di massa prima
del corteo, è meglio che tu non tenga un cellulare nelle assemblee
oppure togli la batteria. Adesso lo fanno anche i manager.
p.s.
Alla fine della conferenza Stallman mi consegna il suo biglietto da
visita, scritto come un annuncio personale: «Per condividere buoni
libri, cibo sano, musica esotica e danza, teneri abbracci, insolito
senso dello humour».
Fonte
La filosofia fondante di Stallman è encomiabile, il lato applicativo invece mostra di essere molto carente quasi quanto quello comunicativo.
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