Salvini farebbe bene a occuparsi della sua fallimentare gestione del ministero delle Infrastrutture piuttosto che del diritto di sciopero in sostegno del popolo palestinese. Anche perché poi arrivano i rilievi della Corte dei Conti a palesare l’opacità o, quantomeno, l’inadeguatezza degli atti riguardanti uno dei suoi cavalli di battaglia: il Ponte sullo Stretto di Messina.
I magistrati contabili, infatti, hanno inviato sei pagine fitte di osservazioni alla presidenza del Consiglio, elencando una serie di dubbi che vanno sciolti per poter dare via libera al progetto della grande opera inutile (se non per la speculazione e la criminalità organizzata), reso definitivo a inizio agosto.
Sono due in particolare i nodi che non tornano: le deroghe ai vincoli di tutela ambientale e l’aumento delle spese per la costruzione del ponte e delle opere collegate. Insomma, le questioni che più di tutte hanno acceso le proteste, ovvero la devastazione ambientale e il fatto che il ponte sarà un pozzo senza fondo per i soldi pubblici, senza nessuna utilità concreta.
La Corte dei Conti chiede di chiarire su cosa si fondi il superamento del parere negativo della commissione di Valutazione d’Incidenza Ambientale (VIncA), motivato con 62 prescrizioni. Il 9 aprile il Consiglio dei ministri aveva redatto una relazione IROPI (Imperative Reasons of Overriding Public Interest).
Tramite questo documento il ponte veniva dichiarato un’infrastruttura strategica di interesse militare, non sottostando più, dunque, alle stesse norme di tutela oggi vigenti. Associazioni ambientaliste e comitati avevano però presentato un ricorso all’Unione Europea, e oggi la Corte dei Conti chiede di verificare lo stato dell’interlocuzione in merito prima di procedere.
Bisogna anche ricordare che le pretese del governo di annoverare il Ponte sullo Stretto tra le infrastrutture di interesse militare è stata già abbastanza azzoppata dagli Stati Uniti stessi. L’ambasciatore USA alla NATO ha messo in chiaro che non sono disposti a considerare la grande opera tra quegli investimenti da conteggiare per la sicurezza in senso lato, utili per raggiungere il target di spesa dell’Alleanza Atlantica.
Come detto, inoltre, vengono segnalate dalla Corte aumenti immotivati di spese, con alcune voci che vengono addirittura raddoppiate senza analisi a comprovare tale necessità. Vengono poi chiesti chiarimenti sulle stime di traffico e delle tariffe della TPlan Consulting, e sulla “modalità di scelta della predetta società di consulenza“.
Una serie di problematiche e di forzature procedurali a cui la presidenza del Consiglio ha 20 giorni per dare una risposta convincente. Si tratta di una “fisiologica interlocuzione“, secondo il ministero delle Infrastrutture. Per chi lotta contro questa opera inutile, è l’ennesima conferma dell’immenso regalo speculativo che il governo vuole fare ai prenditori nostrani.
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