Un vecchio proverbio popolare descrive in modo crudo l’idiozia di un marito che vuole fare un grosso dispetto alla moglie. Torna inevitabilmente alla mente guardando quel che sta facendo una certa “Europa”, quella collocata ad est.
Non paghi della figuraccia internazionale fatta con la storia dell’“assalto russo” con droni – almeno nelle sedi che contano, i media italioti si bevono di tutto... – i dirigenti polacchi più “europeisti”, guidati da Donald Tusk, hanno preso due decisioni importanti: l’organizzazione di manovre militari al confine con la Bielorussia (in contemporanea con le esercitazioni Zapad, dall’altra parte) e la completa chiusura dei confini con Minsk, oltre che con l’exclave di Kaliningrad.
Sulle manovre, poche cose da dire, ma significative. Come tutte le esercitazioni di una certa importanza (numero dei soldati coinvolti), a quelle russe-bielorusse erano stati invitati i paesi membri dell’Osce (come prevedono i trattati).
Tra quanti hanno presenziato c’erano due alti ufficiali dell’aeronautica statunitense, più rappresentanti di Turchia e Ungheria. In pratica tre paesi della Nato, tra cui quello che guida, più altri venti paesi. Ha colpito in modo particolare la presenza alle manovre dell’India con 65 militari sul campo.
Per di più questi “ospiti” sono stati liberi di fare quello che volevano. «Vi mostreremo tutto ciò che vi interessa. Potete andare, guardare, parlare con la gente», ha detto loro il ministro bielorusso Viktor Khrenin. Non male, per una “dittatura”. E comunque non risultano invitati “terzi” alle manovre della “democratica” Polonia...
Dovrebbe risultare interessante – anche se sottaciuta – la partecipazione simbolica di soldati indiani alle esercitazioni russe, segno che l’ormai debordante suprematismo occidentale sta convincendo il resto del mondo a cercare alleanze alternative, non solo sul piano economico.
Fin qui, comunque, siamo quasi nella norma. La chiusura dei confini, invece, sotto la grancassa della retorica militare nasconde un mezzo suicidio economico. Sia per Varsavia che per l’intera UE.
Come segnalano i giornali economici, questa decisione recide un’arteria commerciale da 25 miliardi di euro l’anno, visto che movimenta il 90% del traffico merci su rotaia tra la Cina e l’UE. E non ha neanche una scadenza temporale prevedibile (“il traffico verrà ripristinato una volta che il confine sarà pienamente sicuro”, dice il governo).
Ed era una rotta in rapida espansione, visto che i volumi di carico tra Cina e UE sono cresciuti del 10,6% nel 2024, mentre il valore delle merci è balzato di quasi l’85% a 25,07 miliardi di euro. Il corridoio rappresenta ora il 3,7% di tutto il commercio UE-Cina, in aumento dal 2,1% di un anno prima, praticamente il doppio.
A farne le spese immediatamente è la società PKP Cargo, controllata dallo stato polacco. Se la chiusura durasse a lungo, dicono gli amministratori, inevitabilmente quel traffico prenderebbe altre rotte (Kazakhstan, Turchia, ecc.) e ci resterebbe anche dopo un’eventuale riapertura.
La dimostrazione del delirio sta comunque nel fatto che soltanto una settimana prima l’azienda statale polacca aveva varato il suo primo treno merci Varsavia-Cina, trasportando merci da diversi paesi europei, destinata a cementare il ruolo della Polonia come hub e ad aumentare il profilo internazionale di PKP Cargo.
Come corollario immediato circa 10.000 autisti bielorussi impiegati da aziende di trasporti polacche (vengono pagati di meno, ovviamente) sono bloccati: non possono tornare a lavorare in Polonia, e neanche tornare a casa. Tutti i carichi sono fermi, comprese le spedizioni time-sensitive come medicine e alimenti.
La chiusura non è ovviamente piaciuta a Pechino, che ha mandato immediatamente il suo ministro degli esteri a Varsavia per incontrare il pari grado Radosław Sikorski (quel genio che aveva gioito sui social, ringraziando “l’America”, all’indomani dell’attentato al gasdotto Nord Stream, che portava gas russo a basso costo in Germania e in parte anche in Polonia).
Il portavoce polacco ha spiegato che “Durante i colloqui è stato messo molto in chiaro che in questa situazione, la logica del commercio, che è anche benefica per noi, sta per essere sostituita dalla logica della sicurezza”.
“E allora mangiatevi la sicurezza”, deve aver pensato la delegazione cinese (sono diplomaticamente corretti, certe cose non le dicono...).
Sarà un caso, ma subito dopo è stata ufficializzata l’apertura – da parte di Pechino – della “nuova Via della Seta” alternativa, che passa per il circolo polare artico. Questo sabato partirà dal porto di Quingdao la prima portacontainer, diretta a Rotterdam e Amburgo, lungo quella che è stata battezzata China-Europe Artic Express.
Sulla carta geografica appare un giro molto lungo, ma è una falsa prospettiva (la terra è sferica, le carte sono piatte); in realtà il viaggio durerà solo 18 giorni rispetto ai 28-40 necessari sulla rotta più antica, attraverso lo Stretto di Malacca, l’Oceano Indiano e il canale di Suez.
Certo, in treno ci avrebbe comunque lo stesso tempo (18 giorni), forse con costi un po’ minori, “ma se volete suicidarvi, chi siamo noi per impedirvelo?”
A Varsavia, in effetti, sembrano contenti di fare quel che agli Usa piace di più. “Sono abbastanza sicuro che Washington sia più che felice di vedere le rotte chiuse – almeno temporaneamente – perché hanno fatto pressioni sull’Unione Europea per introdurre dazi aggiuntivi sulla Cina a causa delle esportazioni russe di petrolio e gas verso la Cina”, ha detto Piotr Krawczyk, ex capo dell’Agenzia per l’Intelligence Estera polacca. “Sono anche abbastanza sicuro che gli americani sorridano e sostengano il governo polacco nel non avere fretta di riaprirlo – almeno non molto presto”.
Il che è certamente vero, ma... siete sicuri che le merci importate da Pechino siano sostituibili in tempi brevi con merci Usa e che le vostre siano adatte a sostituire quelle cinesi che arrivano negli States? Se l’incastro non funziona – e, a occhio, non può funzionare, per lo meno in tempi economicamente accettabili – per Varsavia e la UE si apre un’altra fonte di crisi.
Ma se vi sentite “più sicuri” così...
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