Giusto il tempo di prendere informazioni, far depositare il polverone della propaganda al minuto, e proviamo a dire cosa è accaduto nel golfo di Finlandia, ovvero cosa sia in realtà “la provocazione russa” che ha portato “tre Mig nello spazio Nato sopra i cieli dell’Estonia”.
Premessa necessaria: stabilito che, specie in un clima bellico, tutte le parti in conflitto siano capaci di mentire, almeno nel caso dei voli aerei esistono diversi enti abilitati a registrare le rotte effettivamente seguite da qualsiasi velivolo si stacchi da terra.
Insomma, se c’è stata una violazione e misurare quanto grave sia, è possibile. Se si vuole, ovviamente. Chiunque può infatti andare a vedere su FlightRadar o siti equivalenti e verificare.
Nel caso dei “tre Mig” la violazione denunciata strillando da Estonia ed Unione Europea sarebbe avvenuta sopra l’isola di Vaindloo, territorio estone, ma decisamente non un posto di particolare interesse militare o strategico. È di fatto un’isola deserta che ospita soltanto un faro e una torre di avvistamento della guardia di frontiera. Tutta la sua importanza è naturalistica, visto che è un santuario per uccelli marini (dalla sterna alla cinciallegra, dicono i testi).
Seconda cosa da sapere, le acque territoriali del golfo di Finlandia sono divise in modo alquanto irregolare tra il paese da cui prende il nome, l’Estonia e la Russia (è una delle vie per arrivare a San Pietroburgo-Leningrado, al largo della quale c’è la sede della flotta militare del Baltico, sull’isola di Kronstadt). Quindi ognuno dei tre paesi ha diritto di passaggio lungo rotte prestabilite.
Come si può vedere nella cartina che le riporta – pubblicata da Reuters, non da qualche tenebrosa agenzia russa –, il passaggio è alquanto risicato e ci sono due rotte distinte per gli aerei che vanno a o partono da Leningrado, sia militari che civili. Idem per le navi, naturalmente.
Aprendo Google Maps, inoltre, si può verificare anche da soli che l’isoletta “violata” è al limite estremo delle acque territoriali estoni, al punto che “sconfinamenti” aerei nei suoi paraggi – da parte di aerei di qualsiasi genere – sono considerati “fairly common”. Tradotto: in un ambiente piccolo e affollato, una leggera deviazione accade spesso. Roba che si risolve con una telefonata tra controllori di volo, giusto per far vedere che te ne sei accorto... E comunque a Vaindloo non c’è nulla da bombardare o spiare, se non gli accoppiamenti tra volatili.
La Russia, nel comunicato ufficiale del ministero degli esteri, dice che “Tre caccia russi MiG-31 hanno completato un volo programmato dalla Carelia a un aeroporto nella regione di Kaliningrad.
Il volo è stato condotto nel rigoroso rispetto delle normative internazionali sullo spazio aereo, senza violare i confini di altri stati, come confermato da un monitoraggio oggettivo” (ossia da FlightRadar o altri).
Durante il volo, i jet “non hanno deviato dalla rotta aerea concordata e non hanno violato lo spazio aereo estone. La rotta di volo si trovava sulle acque neutrali del Mar Baltico, a più di tre chilometri dall’isola di Vaindloo”.
Da parte Nato, come sapete già, è un delirio che chiama alla guerra, con l’Estonia che invoca l’articolo 4 della Nato (“consultazioni in caso di minaccia”) e ogni fesso pronto ad aprire bocca.
Da parte nostra ci sembra necessario registrare che in questo modo si allunga la striscia degli “incidenti inventati” da parte occidentale, che riassumiamo solo per i lettori con scarsa memoria.
Da quando gli Stati Uniti hanno chiarito che la guerra in Ucraina è “un affare europeo” da cui si vogliono ora tener lontani, abbiamo avuto:
– il caso del “mancato funzionamento del gps” sull’aereo che portava Ursula von der Leyen in Bulgaria che ha costretto i piloti a tornare all’uso delle “mappe cartacee” e ad un ritardo di “oltre un’ora”. Caso smontato dalla stessa Bulgaria, oltre che dai molti enti addetti al controllo del volo, che hanno certificato come il gps non serva per l’atterraggio e tutti gli altri sistemi di orientamento dell’aereo presidenziale funzionassero correttamente, al punto che “il ritardo” è stato inferiore ai 5 minuti (i treni italiani, con Salvini, fanno notoriamente molto peggio).
– l’“incidente polacco” con i “droni russi” inviati a “testare i sistemi di avvistamento della Nato”. È finita – ma non per i giornalisti italiani, che continuano a ripetere la prima versione guerrafondaia, indifferenti alle verifiche – con una figuraccia vergognosa del governo “europeista” di Tusk (si chiama Donald anche lui, deve essere una sciagura), che ha scoperto di aver bombardato con la propria aviazione “prontamente intervenuta” l’unica casa danneggiata nell’occasione. I droni, sicuramente almeno in parte provenienti dall’Ucraina, erano stati comunque segnalati a Varsavia dall’esercito bielorusso, stretto alleato di Putin; comportamento “strano” per un “aggressore”. Le foto del “drone russo” parcheggiato sul tetto di una casetta per conigli (neanche danneggiata!) e con il muso tenuto insieme da un nastro di scotch hanno fatto il giro del mondo e rimarranno nella storia della comicità involontaria.
– una serie di “incidenti minori” segnalati da Romania (in contemporanea con i droni sulla Polonia), dalla stessa Polonia in questo caso (due Mig che avrebbero sorvolato... una piattaforma petrolifera), presto dimenticati perché implausibili o inverificabili.
A noi sembra insomma evidente che da parte “europea” si stia cercando di utilizzare incidenti di frontiera marginali (come probabilmente è questo sull’Estonia) o completamente inventati per richiamare gli Stati Uniti “ai loro doveri” di pilastro della Nato nel supporto al governo di Kiev, con all’orizzonte la guerra contro la Russia.
Non si spiega altrimenti perché un insieme di paesi privi di esercito comune e di un deterrente nucleare all’altezza dell’avversario dovrebbero insistere così stolidamente su un copione abusato al punto da essere in-credibile.
Vero è che l’invenzione di “incidenti del Tonchino” fa parte della normale dotazione di un paese imperialista (“ti accuso di avermi attaccato e quindi ti attacco io”), ma in genere si passa all’azione quando c’è una (sempre presunta) superiorità militare evidente.
Che in questo caso non esiste.
È la “strategia” elaborata nei sogni di grandezza dei neonazisti baltici. Troppo piccoli e deboli (l’Estonia ha meno abitanti di Roma Sud...) per andare a qualsiasi guerra, ma sufficientemente esaltati da prestarsi a far da detonatore per un conflitto “tra grandi”. Poi uno si ricorda che quella svalvolata di Kaja Kallas (“alto rappresentante per la politica estera della UE”) è appunto estone, e molto diventa più chiaro.
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