La premier Giorgia Meloni, parlando con i giornalisti a margine dell’Assemblea generale dell’Onu, ha annunciato che la maggioranza di centrodestra presenterà una mozione per il riconoscimento dello stato di Palestina ma subordinandolo alla liberazione degli ostaggi israeliani e all’esclusione di Hamas da Gaza. Meloni ha auspicato anche la convergenza dell’opposizione su questa mozione (occorre sperare che non ci caschino o improvvisino documenti arzigogolati).
Confondendo un atto di governo con un comunicato politico, la Meloni pensa di essere furba, anzi furbetta.
Intende introdurre delle condizioni che nessuno Stato ha posto alle Nazioni Unite per riconoscere la Palestina, ma lo fa per ragioni meramente di politica interna. Spera di poterla “buttare in caciara” e poi dire: “vedete io lo volevo riconoscere lo Stato di Palestina ma gli amici di Hamas non me lo hanno consentito”. Su questo si accettano scommesse.
L’inaccettabile ambiguità con cui il governo – ma occorre dire anche “non solo questo governo” – ha rinviato negli anni il riconoscimento dello Stato di Palestina, si regge sul fatto che ai palestinesi è stato sottratto il territorio su cui edificare il proprio stato indipendente. E questo è avvenuto perché Israele ha fatto come e quello che voleva prima e dopo il 7 ottobre 2023.
Con la Cisgiordania ridotta a un colabrodo di bantustan frantumati dalle colonie israeliane e Gaza ridotta ad un cimitero ed un cumulo di macerie, diventa insopportabile il sorrisetto ironico di Tajani quando afferma che un territorio palestinese per uno Stato di Palestina non esiste e quindi non può essere riconosciuto. Qualcuno dovrebbe ricordargli che per inventarsi il Kosovo indipendente la Nato ha bombardato per settimane la federazione Jugoslava.
È ormai evidente che in politica internazionale, e in particolare sul genocidio a Gaza e la questione palestinese, la Meloni ha schierato l’Italia con Trump e Netanyahu, mentre la gran parte del resto del mondo va da tutt’altra parte e dice tutte altre cose.
Rischiamo di diventare un paese reietto insieme a degli stati canaglia. Ma questo è esattamente lo scenario che migliaia di persone hanno già ripudiato pubblicamente nelle piazze del 22 settembre.
Per questo governo le furberie e le strumentalizzazioni potrebbero cominciare a fare cilecca. L’aria sta cambiando.
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