L'ultima telefonata con la morosa ha riportato alla mia mente un argomento piuttosto spinoso : il lavoro e la scarsa fiducia nel futuro: io ho passato i trent'anni, più di dieci di oneroso lavoro alle spalle e nulla tra le mani... mah, sarò forse io che vedo negativo, ma basta semplicemente guardarsi intorno per capire:
i contratti a tempo indeterminato sono un'utopia , per non parlare dei 1200 euro al mese.
E non vedo case di proprietà e possibilità di mantenere figli. Non vedo giovani che realizzano i propri sogni, facendo esattamente quello che piace loro e per cui hanno studiato. Non vedo occhi soddisfatti per la vita che sono riusciti a costruirsi.
Purtroppo però ho gli occhi pieni di ragazzi che si arrangiano, e se proprio hanno avuto le palle di tagliare il cordone da mamma e papà, si fanno il culo per pagare uno straccio d'affitto; ho gli occhi affollati di persone che sgomitano per avere un contratto a progetto in un call center a 400 euro al mese.Vedo 35enni avere figli,ed essere licenziati "perchè non possono più adempiere le loro mansioni nell'azienda",e non esser più certi di poter dare loro tutto quello di cui avranno bisogno. Oppure laureati in lettere fare gli operai non essendo sicuri di avere una pensione (altro argomento dolente...)
E allora mi chiedo...tu,che mi guardi dall'alto e continui a credere che tra due anni avrai un lavoro e sarai felice, e che ti offendi se ti faccio notare che forse sei troppo ottimista... in che diavolo di mondo vivi?
Forse in quello dei soldi che ti dà il papi...
Dopotutto,come dice il Silvio nazionale, in Italia non possiamo lamentarci, "va tutto bene" !!!
Purtroppo negli occhi della gente si vede ancora troppo abbaglio da benessere alla portata di tutti e troppo desiderio del futile, ciò che invece sembra essersi totalmente estinta è la capacità di reazione, una sana dosa di rabbia violenta, quella su cui sono stati costruiti termini come "autunno caldo".
RispondiEliminaPurtroppo, a fronte di tanto e tangibile malessere, sono ancora in troppi (la maggioranza) a mettere la testa sotto la sabbia continuando a sognare il cellulare d'ultimo grido o la Giulietta sotto casa.