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06/09/2025

Israele investe su Google per minimizzare la tragedia di Gaza

Come ha spiegato su InsideOver Raffaele Buccolo in tempi non sospetti, negli ultimi mesi, il Ministero degli Esteri israeliano ha intensificato il proprio sforzo comunicativo attraverso una serie di campagne pubblicitarie digitali, veicolate soprattutto su Google e YouTube, per influenzare l’opinione pubblica occidentale. Ora è Drop Site News a svelare la massiccia campagna di propaganda sul motore di ricerca di Alphabet messa in campo dal governo di Benjamin Netanyahu, a riprova dello strettissimo legame tra Israele e le Big Tech della Silicon Valley, da Microsoft a Palantir.

Operazione di propaganda su larga scala sui motori di ricerca

Quella voluta da Israele è un’operazione di propaganda digitale su larga scala. L’obiettivo? Minimizzare la crisi umanitaria a Gaza e manipolare la percezione globale attraverso una campagna pubblicitaria da 45 milioni di dollari. Il 2 marzo 2025, poche ore dopo l’annuncio del blocco totale di cibo, medicinali, carburante e altri aiuti umanitari a Gaza, i parlamentari israeliani si sono riuniti non per discutere dell’impatto devastante di questa decisione, ma per pianificare come gestire il contraccolpo mediatico.

Durante un’audizione alla Knesset, il deputato Moshe Tur-Paz ha chiesto se fossero state prese misure per affrontare la narrativa internazionale, mentre il portavoce delle Forze di Difesa Israeliane, Avichai Edrei, ha rassicurato i presenti sull’avvio di una campagna digitale per negare la crisi alimentare, sostenendo che “non c’è fame” a Gaza, riporta Drop Site News.

I documenti che raccontano la macchina della propaganda

Documenti pubblici diffusi da Drop Site News rivelano che l’agenzia pubblicitaria del governo israeliano, Lapam, ha stipulato un contratto da 45 milioni di dollari (NIS 150 milioni) con Google, attraverso le piattaforme YouTube e Display & Video 360. Un video del ministero degli Esteri israeliano, visto oltre 6 milioni di volte, afferma che “a Gaza c’è cibo, ogni altra affermazione è una menzogna”.

Parallelamente, sono stati spesi 3 milioni di dollari per una campagna su X e 2,1 milioni con la piattaforma Outbrain/Teads. Israele tenta di minimizzare la gravissima situazione umanitaria: secondo il ministero della Salute di Gaza, almeno 367 palestinesi, di cui 131 bambini, sono morti per fame e malnutrizione dall’inizio del conflitto.

La reazione di Google? Accusare l’Onu di antisemitismo

Le accuse contro Google di complicità verso ciò che accade a Gaza – un genocidio, secondo gli studiosi più autorevoli – non sono nuove. Nel rapporto redatto dalla relatrice speciale delle Nazioni Unite, Francesca Albanese, Google viene accusata di trarre profitto dal “genocidio a Gaza” attraverso il contratto di cloud computing Project Nimbus, siglato nel 2021 con il governo israeliano. In tutta risposta, anziché fare pubblica ammenda, il cofondatore di Google, Sergey Brin, ha definito l’Onu “antisemita” in un forum aziendale.

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