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13/06/2010

Band Sottovalutate: i VöivöD (parte prima)

Quanti gruppi, dagli anni ottanta ad oggi, possono dire di aver elaborato uno stile musicale puramente proprio in ambito hard rock/metal ?!?! Pensandoci bene ben pochi, forse i Faith No More (che, chiariamo subito, a me fanno cagare-ndr) con la loro originalissima mistura di suoni provenienti da matrici differenziatissime tra loro... ma anche il gruppo di Mike Patton ha subito tentativi, riusciti o meno, di imitazione.
Ancora devo trovare, invece, una band che s'azzardi nell'impresa d'imitare i Voivod del mai troppo compianto Denis "Piggy" D'Amour (Santo Subito-ndr). Impossibile classificarli... direi che l'unico filo conduttore costantemente rintracciabile nelle loro opere è nell'alienazione cui la tecnologia sta sempre più sottoponendo il genere umano a cui non è certo immune il protagonista della maggior parte degli albums, il VoiVod appunto.
Il disco d'esordio "War And Pain" (RoadRunner 1984), è di una furia davvero senza compromessi (un proto black metal minimale): a quell'epoca i nostri erano a malapena decenti strumentisti, per cui il lavoro risulta musicalmente grezzo in maniera quasi sconcertante.
Col successivo "Rrroooaaarrr" (Noise 1986) i nostri cominciano a oltrepassare la soglia della sufficienza, soprattutto grazie ad alcune sperimentazioni quasi jazz che, mescolandosi allo speed n' thrash degli esordi, stanno gradualmente creando lo stile che li renderà inimitabili. La violenza si mantiene comunque su livelli devastanti.
"Killing Technology" (Noise 1987) è si un disco ostico ed aspro, ma segna un notevolissimo salto di qualità per la band canadese: gli elementi psichedelici e progressivi si mischiano, stavolta perfettamente, alla pura velocità e furia, tanto che la critica comincia ad accorgersi di loro, infatti, il seguente "Dimension Hatross" (Noise 1988) è probabilmente il vertice assoluto della loro creatività, o comunque il primo in cui i Voivod si dimostrano lontani da ogni schema predefinito, mentre il mondo metal s'adagia nel ricalcare le linee segnate dai maestri dei vari generi (Kiss e Scorpions da una parte, Maiden e Priest dall'altra, Metallica , Megadeth e Slayer da un'altra ancora) loro proseguono una strada di versatilità sonora che somiglia sempre di più ad una gara con se stessi.
Arriviamo dunque a "Nothingface" (MCA 1989): quest'album, il primo che i Voivod riescono a pubblicare per una major, ha diviso la critica: c'è chi lo considera, come sostiene il batterista Away, il miglior disco della band di Quebec, e chi un disco riuscito solo a metà. In effetti il primo lato del lavoro racchiude tutto il meglio, basti pensare alla splendida cover dei Pink Floyd "Astronomy Domine" e alla variegata "The Unknown Knows", ma forse il secondo lato risulta a volte un po' prolisso, quasi monotono.
"Angel Rat" (MCA 1991) è un disco tutto sommato "orecchiabile" (passatemi il termine): sono tutti pezzi tra i tre ed i cinque minuti di durata , dalla struttura meno elaborata che in passato, ma ascoltando i risultati, questa non può certo dirsi una pecca. Tra l'altro è il primo disco senza Blacky al basso e per il momento i Voivod non lo sostituiscono con un musicista fisso.
L'ennesima perla made in Canada risponde al nome di "The Outer Limits" (MCA 1993), qui la struttura dei brani è si elaborata e complessa come sempre, ma dotata anche di quel minimo di memorizzabilità in più che permette di esultare dopo un paio di ascolti di "ambientamento". A impreziosire il già superbo materiale voivodiano qui raccolto troviamo pure una nuova cover dei padri spirituali Pink Floyd , la splendida "The Nile Song".
Scaricati dalla MCA a causa degli insoddisfacenti esiti commerciali ottenuti dal disco precedente, e abbandonati dal cantante Snake, i Voivod riescono ad evitare la fine grazie ad Eric Forrest, che in un colpo solo sostituisce appunto i defezionari Blacky e Snake nei loro ruoli, e porta nuova vitalità ai nostri. "Negatron" esce nel '95 per l'indipendente Hypnotic, dando libero sfogo a tutta la furia repressa che i nostri hanno accumulato in questo periodo buio, tanto che potrebbe tranquillamente essere considerato un "War and Pain 2" ,con un suono ovviamente adeguato alle soglie del 2000.

Ed ora, per concludere degnamente questo primo capitolo, una piccola perla :


<<...Are there two faces...>>

I capitoli successivi:
Parte seconda
Parte terza

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