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22/12/2010

L'insostenbile deumanizzazione dell'essere.

Nelle rare occasioni in cui non so come occupare il tempo (in futuro credo mi capiterà spesso), mi diletto a trovare risposte a quesiti dal senso impalpabile, oppure di poco conto.
Di recente, la questione che più ha tenuto banco nei discorsi con me stesso ha riguardato il "perché mi piace il death metal".
Ho impiegato parecchio a tirare fuori un ragionamento a sostegno della mia passione, soprattutto in un periodo in cui mi sento particolarmente legato al punk e al thrash per motivi prevalentemente riguardanti la contestazione sociale che, di questi tempi, m'infiamma più di quanto non sia mai successo.
Il giusto spunto è arrivato dall'odierno ascolto di Killing Music. L'ultima uscita dei Benediction è un superbo concentrato di ciò che ha reso il death un genere seminale, la cui essenza sì condensa nella trasposizione in musica della de umanizzazione, ovvero quella condizione di ritorno violento alle radici più ferine dell'uomo, quelle che richiamano la concezione più ancestrale dell'esistenza, concepita come sopraffazione dell'avversario e in grado di divenire catalizzatore d'ogni ferocia albergante nell'animo umano.
L'ascolto di un buon disco death è, quindi, veicolo di sfogo di tutti quegli atti violenti che la società civile (giustamente) punirebbe in sede penale.
E' su queste considerazioni che, riallacciandomi alla questione revival affrontata in passato, sono soddisfatto di ciò che il death metal ha riproposto nell'ultimo decennio, sia a livello di ritorni e redenzioni, sia di nuove leve. Per quel che riguarda il primo gruppo, indubbiamente la parte del leone è stata fatta dalla scena europea che ha espresso un livello qualitativo di prim'ordine grazie soprattutto a una ritrovata verve del trio di Stoccolma (Dismember, Grave, Unleashed) oltre che degli Asphyx, dei già citati Benediction e degli Unanimated che hanno riportato ai dimenticati fasti il death "melodico", per fortuna inteso entro i canoni stilistici dei Dissection più ispirati. Meno esaltazione, invece, in terra americana, dove partirono benissimo gli Obituary salvo perdersi immediatamente a seguito dell'ennesimo allontanamento di West dal gruppo, consegnando il testimone alla "tenuta" di Malevolent Creation e Cannibal Corpse e alla resurrezione di Kam Lee, che ritengo autore, insieme ai Benediction, della migliore uscita discografica del decennio (all'interno del death s'intende). Un paio di pezzi per capirsi meglio sono d'obbligo.





Strano ma vero, anche sul fronte delle nuove leve si registra del buono, butto li qualche nome tanto per stuzzicare la curiosità di qualche profano: Tribulation, Maim, Dead Congregation (manco a farlo a posta sono tutti europei!).

Bene, ora torno a rollare con Rick Astley, madonna che video imbarazzante!

1 commento:

  1. Belli i Maim, me li ero persi, si vede proprio che son fuori dal "giro" !!!
    Comunque i Benediction, come tutti i gruppi britannici dei bei tempi, hanno una grande radice punk/hardcore, rappresentata nell'ultimo "Killing music", oltre che dalle due bellissime cover (che da sole valgono il disco), da tempi di batteria che faranno la felicità di chi,come me, adora il d-beat (ascoltarsi "Contropolis" per farsi un'idea).

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