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01/12/2010

Chi vive sperando...

In giorni in cui l'Italia va sempre più a rotoli, provo a confortarmi con le profetiche parole pronunciate da Mario Monicelli in una delle sue ultime interviste.


Il padre della commedia all'italiana (quella che metteva a nudo e dissacrava la società, non le cagate di Boldi/De Sica ecc.) esprime il punto di vista più schietto e spudoratamente reale che abbia ascoltato negli ultimi tempi in merito all'andamento della Penisola.
Il defunto regista non fa prigionieri; non sì limita, infatti, a demolire l'intera classe politica del nostro paese, ma rottama anche la base sociale, ormai marcia da (almeno) tre generazioni. Il plauso postumo che gli tributo, tuttavia, è per l'uso d'un termine sempre più inviso alla forma mentis del cittadino d'ogni categoria: rivoluzione.
Un termine sistematicamente rifuggito perché concentra in se tutto quello che si dovrebbe fare (e non si vuol fare) per cambiare le cose, a cominciare dal mettersi in gioco, cioè essere disposti a rischiare anche tutto pur di svegliarsi un giorno sotto un cielo diverso.
A questo proposito, sarei curioso di sapere cosa ne pensa Monicelli delle recenti proteste studentesche che, personalmente, mi auguro vengano sempre più frequentemente definite con orgoglio (prima di tutto da chi vi partecipa) rivolte!
E se ne vadano a ramengo i celerini, gente che giura fedeltà allo "Stato" ma s'impegna solo a far quadrato intorno alle istituzioni, preservandone gli esclusivi interessi!

2 commenti:

  1. Noto che le tematiche di Guilio The Bastard riscontrano le tue simpatie. Hmmm, per quanto riguarda le proteste studentesche sai cosa ne penso: i motivi sarebbero anche buoni, ma più che rivolte, le vedo come "voglia di non fare una sega": tant'è vero che,se fossero organizzate la domenica mattina,parteciperebbe forse il 10% degli aspiranti "rivoluzionari"...

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  2. Secondo me non è questo il caso perché non si tratta della canonica manifestazione del cazzo per una guerra che nemmeno si conosce ecc. Qui siamo a livello del cane che tenta d'azzannare la mano che gli ruba la ciotola, una "mera" questione di sopravvivenza, che prima o poi piomberà con tutto il suo peso anche negli altri ambiti della vita sociale di questo Paese.
    Per dire, nei giorni scorsi le forze di polizia manganellavano gli studenti a un passo da Montecitorio, domani invece andranno in corteo per Roma a protestare contro le carenze di fondi a livello operativo e in busta paga. La reale gravità della situazione sta nel fatto che rischia di trasformarsi in una guerra tra poveri piuttosto che in una demolizione strutturale (che dovrebbe coinvolgere tutta la base sociale, quindi dallo studente al precario passando per l'agente di volante) dell'apparato odierno.

    Ovviamente, Giulio The Bastard for president!

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