Uno dei gruppi più insoliti (rispetto all'approccio del metallaro medio) che mi ha iniziato alla musica pesa sono stati i Running Wild.
Poco apprezzata e seguita al di fuori della propria terra natia, la formazione di Rolf Kasparek è l'unica che sia stata in grado di restarmi nel cuore, emozionandomi nel corso degli anni come la prima volta che ebbi l'occasione d'ascoltarli con questo pezzo.
Ciò che rende irresistibile alle orecchie dello scrivente praticamente tutta la discografia dei tedeschi (gli unici episodi infelici all'interno della loro produzione sono Rogues En Vogue e, in misura minore, The Brotherhood) è in prima battuta l'imprinting sonoro imposto da Kasparek ad ogni composizione che porta la sua firma, in cui sono sapientemente uniti corposità ritmica, esecuzione incalzante, gusto melodico e una dose d'epicità che gente come i Manowar sì sogna ancora oggi.
In buona sostanza, i Running Wild stanno all'heavy, come i Sodom stanno al thrash (non solo tedesco).
Il mio apprezzamento nei loro confronti, tuttavia, non si ferma alla sola musica, ma anzi è forse più legato all'attitudine anarchica che ha accompagnato il gruppo a partire da brani come Victim Of States Power e, nel corso degli anni, s'è condensato nella narrazione del mondo piratesco, probabilmente inteso da Kasparek come l'universo concettualmente più anti-sistema della storia occidentale.
Questa caratteristica ha reso i Running Wild la formazione heavy più coerente e solida degli ultimi 20 anni. A cavallo della prima metà dei '90, infatti, mentre un po' tutte le formazioni si sputtanavano per sopravvivere in un mercato non più interessato al metal classicamente inteso, i Wild continuavano a pestare come al proprio esordio.
I frequenti cambi di formazione, e la cristallizzazione creativa del gruppo attorno alla sola figura di Kasparek, però, hanno progressivamente impoverito la band che nella seconda metà degli anni 2000 ha subito un autentico tracollo creativo esploso negli ultimi due album, la cui totale mancanza d'animo ha mandato definitivamente sotto terra il gruppo dopo un'esibizione nemmeno tanto esaltate al Waken del 2009.
Riposino dunque in pace i pirati, che hanno comunque lasciato ai posteri una decina d'album d'indubbio valore.
UHA!
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