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10/10/2024

Israele spara pure sull’Onu, e non “per errore”

Israele ha preso di mira e colpito tre basi della missione Unifil schierata nel sud del Libano.

Andrea Tenenti, portavoce della missione Onu di cui fanno parte circa 1.100 soldati italiani, ha spiegato con molta chiarezza che l’attacco è stato del tutto “intenzionale”. Nessun “errore” possibile, stanti i simboli chiarissimi che contraddistinguono le truppe Onu, oltre che i sistematici rapporti di comunicazione con tutte le parti in causa, com’è obbligo di un contingente Onu.

Due delle basi colpite sono italiane e la terza è il quartier generale della missione. In quest’ultima, a Naqura, sono stati feriti due soldati indonesiani dopo che un carro armato israeliano ha sparato contro una torretta di osservazione della base. La torre è stata centrata e i due militari Onu sono precipitati a terra. Le loro condizioni non sono gravi, riferiscono fonti mediche locali. Non si contano al momento danni a quelli italiani.

Fonti dell’intelligence militare libanese hanno riferito da subito che Israele ha aperto il fuoco contro la base UNP 1-31 sulla collina di Labbune, nell’area di responsabilità del contingente italiano.

Secondo le fonti locali, dopo che un drone israeliano ha ripetutamente sorvolato la base – avendo quindi tutto il tempo e l’agio di identificare con la massima precisione l’identità dei “bersagli” – i colpi israeliani hanno preso di mira l’ingresso del bunker dove sono rifugiati i soldati italiani.

Alcune telecamere che si trovano negli avamposti italiani di due basi di Unifil sono state distrutte da colpi di armi leggere (fucili, a ulteriore dimostrazione dell’intenzionalità).

Ovvio che in questo caso le solite giustificazioni sioniste – “Base di Hamas”, oppure di “Hezbollah”, oppure “dell’Iran”, recepite ed avallate sistematicamente dai loro complici nei media occidentali – non possono essere neppure presentate.

Ma una volta escluso l’errore e accertata l’intenzionalità si deve discutere dello status di Israele nella comunità mondiale.

Il discorso di Netanyahu all’Onu, gli insulti rivolti all’assemblea che si andava svuotando mentre pronunciava il suo delirio suprematista (“siete una palude antisemita”), le stesse parole con cui ha ordinato ai libanesi di “liberarsi di Hezbollah, altrimenti farete la fine di Gaza” – detto mentre un milione di persone è stato costretto ad abbandonare le proprie case e a vagare senza meta tra aree che l’esercito israeliano prima dichiara “sicure” e poi bombarda – delineano con chiarezza quello che avevamo definito “una dichiarazione di guerra al mondo”.

Siamo oltre persino i crimini di guerra perpetrati in mille azioni (bombardamento di ospedali, scuole, ambulanze, giornalisti, ecc.). Siamo appunto a una esplicita dimostrazione di non accettazione di nessun “diritto internazionale” tra pari e di nessuna autorità collettiva fondata democraticamente.

Il ministro della difesa italiano Crosetto ha convocato l’ambasciatore di Tel Aviv in Italia per comunicargli, se non altro le proprie “perplessità” su un atto deliberato di guerra contro la comunità mondiale (che va ben oltre l’ormai esigua “comunità internazionale” di obbedienza statunitense).

Ma è chiaro che dopo questo attacco Israele deve essere cacciato via dall’Onu, dichiarato uno “stato canaglia” responsabile di terrorismo e genocidio (come sta procedendo la Corte internazionale di giustizia dell’Aja) e va messa all’ordine del giorno l’autorizzazione dell’Onu all’uso della forza contro questo “pericoloso soggetto senza legge” (come chiesto peraltro dalla Turchia, che è addirittura un membro della Nato, ossia del principale fornitore di armi ad Israele).

Non avverrà, lo sappiamo. Ma questo dimostra che il “diritto internazionale” non esiste più. Dunque non vale più per nessuno...

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