Calano le emissioni di gas serra (nel 2023 si sono ridotte del 6% rispetto a quelle del 2022), ma il Paese è ancora molto dipendente dalle fonti fossili; non si arresta il consumo di suolo che interessa il 7,14% del territorio nazionale e aumentano le immatricolazioni delle auto (poche quelle elettriche). L’Italia delle green economy a tratti marcia nella direzione giusta, a tratti discontinua, quando non lontana anni luce dagli obiettivi. Ed è la fotografia scattata nella Relazione sullo Stato della Green Economy presentata in apertura degli Stati Generali della Green Economy 2024, la due giorni green a Rimini nell’ambito di Ecomondo. Lo ha detto lo stesso ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin che, intervenuto a Ecomondo, ha parlato di nucleare (annunciando una legge delega, ndr), fossili e pure della legge sul consumo di suolo, che ancora non c’è. “Il nostro è un Paese – ha detto – ancora molto dipendente dal fossile anche se tra pochi mesi cominciamo a chiudere con il carbone, almeno nella parte continentale. Sicuramente non oltre l’autunno 2025”. Al di là dei fallimenti e dei risultati fin qui ottenuti, restano le sfide da affrontare.
Edo Ronchi: “Non tutti marciano nella stessa direzione” – “L’aggravamento della crisi climatica, molto rapido in Italia, resta la principale sfida che dobbiamo affrontare” ha spiegato Edo Ronchi, presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile. Nel 2023 sono stati 3.400 gli eventi meteoclimatici estremi che hanno colpito l’Italia, alcuni dei quali veri e propri disastri che trovano territori e politica nazionale impreparati. Qualcosa è stato fatto. Oltre alla riduzione delle emissioni di gas serra, Ronchi ha ricordato che “le rinnovabili elettriche hanno ripreso a crescere e facciamo passi avanti anche nella circolarità della nostra economia. Ma è ancora troppo poco – ha aggiunto – non solo perché la sfida è globale e di vasta portata, ma perché non remiamo insieme, tutti nella stessa direzione. Alcuni rallentano l’impegno per altri obiettivi e altre priorità”. Un esempio è proprio quanto avviene con le stesse rinnovabili. Il risultato? “Il quadro complessivo della transizione ecologica, risulta variegato, con alti e bassi, con poco slancio, con difficoltà, al di sotto dei suoi potenziali”.
Calano le emissioni, rinnovabili in ripresa (ma dovrebbero correre il doppio) – Sono diminuite di oltre 26 milioni di tonnellate le emissioni di gas serra, oltre il 6%, per la prima volta sotto i 390 milioni di tonnellate di gas serra. È la più grande riduzione registrata in Italia dal 1990, se si escludono il 2009, il 2013 e il 2020, tutti anni di importanti crisi economiche. Mantenendo questo trend l’Italia raggiungerebbe l’obiettivo del -55% al 2030. Nel 2023, l’elettricità da fonte rinnovabile in Italia ha superato il 44% della produzione totale. La nuova capacità di generazione è salita a circa 3 gigawatt nel 2022 e a quasi 6 gigawatt nel 2023. Nel primo semestre del 2024 è aumentata di 3.691 MW, +41% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un trend positivo per il fotovoltaico, ancora insufficiente per l’eolico. I dati preliminari per il 2023 vedono miglioramenti per le rinnovabili elettriche: lo scorso anno per la prima volta sole e vento hanno generato oltre 50 TWh di energia elettrica, ossia un quinto della produzione nazionale di elettricità. Per raggiungere gli obiettivi europei al 2030, però, la potenza installata dei nuovi impianti dovrebbe aumentare a 11/12 gigawatt all’anno. A Ecomondo, però, il ministro Pichetto Fratin ha parlato del nucleare, su cui in Italia il dibattito è più che mai acceso e ha annunciato che la legge delega arriverà “entro un paio di mesi. Stiamo definendo l’articolato” ha precisato. Attirando le critiche di Sergio Costa, vicepresidente della Camera: “Trovo sorprendente e fuori luogo che il ministro Pichetto scelga il palco di Ecomondo, una fiera dedicata sostenibilità e transizione ecologica, per annunciare una legge delega sul nucleare”.
Il ministro Pichetto Fratin: “Il Pnacc non è su un binario morto” – Nel frattempo, però, gli effetti del cambiamento climatico uccidono e seminano danni in diverse regioni. “Dobbiamo correre ai ripari più in fretta possibile” ha commentato il ministro dell’Ambiente, secondo cui “da un lato sono necessarie tante piccole opere di manutenzione, dall’altro tante grandi opere non fatte per anni, perché non se ne sentiva l’esigenza. Non si percepiva lo stato di gravità”. E ancora: “Si tratta di creare invasi per raccogliere l’acqua quando ne viene troppa e rilasciarla quando c’è siccità, si tratta di creare aree di esondazione, si tratta di valutare con equilibrio gli argini dei fiumi e dei torrenti rispetto alla tutela ambientale della biodiversità, ma anche alla vivibilità delle persone che abitano intorno”. Però questi interventi (e tutti gli altri necessari) non sono già indicati nel Piano di adattamento ai cambiamenti climatici, da più parti definito poco concreto e più di indirizzo rispetto a ciò che effettivamente devono fare i vari attori coinvolti. “Il Pnacc non è finito su di un binario morto” ha spiegato Pichetto, rispondendo a una domanda, ma “indica 361 azioni. Alcune sono energetiche, e sono in attuazione. Altre sono ambientali, e sono anche loro in attuazione. Altre sono indirizzi che vanno nei vari decreti. Altre ancora sono grandi opere, che investono lavori per decenni”.
Continua il consumo di suolo, 19,4 ettari al giorno – Molto, però, già si potrebbe fare (e non viene fatto) sul fronte dell’adattamento. A iniziare dal consumo di suolo. Eppure la legge chiesta da anni non c’è ancora. Pichetto dice di puntare alla sua approvazione “entro la fine della legislatura”. Nel frattempo, tra il 2021 e il 2022 il consumo di suolo è stato di 70,8 chilometri quadrati, pari a 19,4 ettari al giorno e non ha risparmiato neanche le aree a pericolosità idraulica. È il valore più elevato a partire dal 2012, a fronte di una diminuzione della popolazione di circa 206mila unità. Il suolo consumato copre il 7,14% del territorio nazionale. Nel 2022 i principali interventi di artificializzazione del territorio si sono verificati in pianura Padana e lungo la fascia costiera Adriatica. La crisi climatica, però, porta anche periodi prolungati di siccità e una riduzione della disponibilità media annua di acqua, con le perdite della rete pari al 42,2% a livello nazionale e al 50,5 % nel Sud. In questo contesto, nel 2023 la crisi climatica ha portato a una riduzione delle produzioni del 2,5%. Tra i segnali positivi c’è l’aumento delle superfici coltivate con metodo biologico, che al 31 dicembre 2023, sono aumentate del 4,5 % (dell’86,5% negli ultimi 10 anni). La Sicilia è la regione con la maggiore estensione in valore assoluto (413.202 ha, con un incremento del 6,7% rispetto al 2022), seguita da Puglia e Toscana. Stando ai dati, in Italia le coltivazioni biologiche corrispondono al 19,8% della superficie agricola utilizzata totale.
Efficienza energetica: bene edifici e industria, male i trasporti – Nella relazione sugli Stati generali della Green economy si spiega, poi, che nel 2023 i consumi di energia in Italia sono calati di 4 Mtep (mega tonnellate equivalenti di petrolio) quelli di gas di 5,6 Mtep, di carbone di 2,2 Mtep e di prodotti petroliferi di 1 Mtep. Gli edifici, al 2023, sono il settore più energivoro con oltre il 40% della domanda nazionale di energia, anche se hanno ridotto i propri consumi del 5,5%. I trasporti sono il secondo settore per consumi di energia (35%) e sono l’unico in cui anche nel 2023 i consumi sono aumentati del 2,2%. L’industria, con il 21% dei consumi finali nazionali nel 2023, ha fatto registrare un taglio del 6%. Ma i trasporti vanno male per diverse ragioni. In Italia nel 2023 si sono raggiunte 41 milioni di auto circolanti, e nel 2023 sono cresciute del 19% le immatricolazioni. Con 694 auto ogni mille abitanti è il Paese europeo con più auto nonostante l’industria sia in declino da anni: per stare nella media Ue di 560, ci dovrebbero essere 8 milioni di auto in meno. Nel 2023 le immatricolazioni delle auto alimentate a benzina sono aumentale del 22,5%, quelle dei diesel del 6% e quelle con alimentazioni alternative solo dell’1%. Il parco circolante sfiora i 41 milioni di auto, l’84% a benzina o diesel. Ancora bassa la quota di elettriche circolanti nel 2023: circa 66mila a batteria (BEV), il 4,2% del totale, e 69mila, plug-in. Su cui pure piovono critiche. Per quanto riguarda l’economia circolare, per ogni chilogrammo di risorsa consumata, l’Italia ha generato 3,6 euro di Pil (il 62% in più rispetto alla media Ue), un risultato che la pone al primo posto in Unione europea, seguita da Spagna e Francia (3,1). L’Italia è anche prima in Europa per tasso di riciclo dei rifiuti con il 72%. “Nel 2022, il tasso di riciclo dei soli rifiuti urbani – si spiega nella relazione – si è attestato al 49,2% (+1% rispetto al 2021) mentre i rifiuti speciali sono diminuiti del 2,1%.
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