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11/09/2010

09/11/xxxx

Non sapendo come meglio spendere gli ultimi 3 minuti di questo 11 settembre 2010, ho ben pensato di tessere qualche riflessione su questa data.
Negli ultimi 9 anni, questo giorno è stata monopolizzato dal cordoglio più o meno unanime per quanto sì verificò nel 2001 a New York e Washington.
A livello personale, preferisco "celebrare" questa ricorrenza ricordando in prima battuta l'11 settembre 1973 che vide andare in fumo buona parte delle speranze di quanti sognavano l'avvento di un po' di socialismo serio nell'emisfero occidentale e solo dopo silenziare mente e cuore ricordando le immagini delle Torri Gemelle che si sbriciolavano in diretta TV, aprendo le porte a un decennio che sarebbe riduttivo definire nero.
Di quel giorno ricordo il sole battente, come fosse agosto, ricordo il cd di Dookie prestatomi da un amico (che non ho più visto...), ricordo un periodo personalmente di merda che in quella giornata pareva allargarsi al mondo, che pensionò con facilità estrema il fare "happy" che aveva pervaso gli anni '90, il decennio dei sogni borghesi, dell'ultima dance decente, delle boy band e della nascita di tanto Hard & Hevy di merda (ci faremo uno speciale, tranquilli! - ndr -), della morte di Faber, della new economy che imbambolò generazioni poi risvegliatesi nell'incubo del precariato, nel mito del cellulare, all'inseguimento del proprio quarto d'ora di celebrità (grazie Andy per questa massima tanto calzante!) che ora si conquista sulla pagine dei social network, dove tutti sono amici ma nessuno si conosce, dove il senso dell'essere è completamente andato a puttane in favore dell'apparire, un apparire che ci è costato caro, perché il mercato impone un prezzo a ogni cosa, compreso lo stile di vita che si regge sulle puttanate che ingrassano le tasche di chi siede agli scranni che contano. Ecco, quindi, che ci si inventa la mussa dei cazzutissimi terroristi che sbriciolano a mo di demolizione controllata due grattacieli dati per indistruttibili e un'ala del Pentagono, per convincere un intero emisfero che la democratizzazione dell'infedele è vitale, salvo finire, come da copione, a essere carne da macello sacrificata agli interessi dei fabbricanti d'armi e dei petrolieri che, con la complicità di un presidente mongoloide, hanno messo sul lastrico la prima economia mondiale per riempire le proprie tasche, senza parlare degli scempi provocati nei teatri di guerra...
Tanti applausi agli Yankee quindi, ma anche a noi europei che gli siamo andati dietro invece di farci i cazzi nostri, magari pensando a riformare uno sviluppo economico che non si regge più sui propri piedi dagli anni '70 e c'intrappola in un'esistenza da produci/consuma/muori (che però sembra piacere a tutti, iPhone docet! - ndr -).
Oggi più che mai, quindi, vivo l'11 settembre come un giorno sì di lutto, ma non per l'orgoglio americano e la "cultura" occidentale, quanto per un sistema che, coscientemente, ha sacrificato aspirazioni e sogni di tutti sull'altare del profitto e ora cerca di risolvere la situazione mascherando la merda sotto il volto nero dell'attuale presidente americano che il grande Totò avrebbe sicuramente salutato con questi toni:

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