Da un sondaggio Euromedia emerge che quasi il 70% degli italiani (67.1%) è convinto che la ricerca di dati riservati su istituzioni, personaggi politici, imprenditori, personaggi pubblici, sia molto diffusa nel nostro Paese e 1 cittadino su 4 (25. 6%) è convinto di essere spiato in prima persona.
L’indagine della Dda di Milano e della Dna ha scoperto un gigantesco mercato di informazioni riservate e personali raccolte in modo illecito da alcune società rubandole da banche dati strategiche per il paese.
Per fare questo lavoro erano stati arruolati ex appartenenti o appartenenti a Polizia e Guardia di Finanza, tecnici informatici e hacker in grado di violare qualsiasi archivio informatico. E non è finita qui: secondo quanto emerge dall’inchiesta in alcuni casi tra chi rubava i “segreti” o ne permetteva il furto era anche il responsabile della cybersicurezza – il Ced – ovvero colui che avrebbe la funzione di difendere i dati dai ladri informatici.
Al momento risultano indagate 52 persone con 16 richieste di arresto, di cui però solo quattro delle quali sono state concesse dal Gip. Emesse anche due misure interdittive nei confronti di un poliziotto e un finanziere. Tra le accuse – a vario titolo – c’è l’associazione per delinquere finalizzata all’accesso abusivo a sistema informatico, corruzione, intercettazione abusive e rivelazione del segreto d’ufficio.
Nell’atto del pm si legge anche che la società indagata, la Equalize srl, nei primi sette mesi del 2023 avrebbe incassato coi suoi report 763mila euro. E gli investigatori hanno, poi, calcolato con una serie di parametri i presunti incassi per quei servizi di dossieraggio in oltre 2,3 milioni di euro in tre anni, tra 2022 e 2024. Il resto del complessivo incasso di oltre 3,1 milioni arriverebbe da altre quattro società, tra cui la Mercury Advisor srls e la Develope and Go srls.
Il blitz come noto è scattato venerdì 25 ottobre scorso ed ha portato all’esecuzione di sei misure cautelari tra arresti domiciliari (per quattro destinatari) e interdittive (per gli altri due) e al sequestro di diverse società.
Tra le persone coinvolte nell’operazione ci sarebbero sia appartenenti alle forze dell’ordine attualmente in servizio (si parla di un carabiniere) sia ex appartenenti (un poliziotto).
L’indagine portata avanti dalla Dda e dalla Procura nazionale antimafia avrebbero documentato una sistemica “esfiltrazione” di documenti archiviati in banche dati strategiche nazionali. Tra questi risultano lo Sdi, utilizzato dalle forze di polizia per incamerare i dati di una persona che ha commesso un reato e per consultare gli stessi dati in tempo reale per controllare eventuali precedenti; il sistema Serpico dell’Agenzia delle Entrate; il software dell’Istituto nazionale di previdenza sociale (Inps); quello dell’Anpr, il registro anagrafico centrale del Ministero dell’Interno, fino al portale Siva che contiene informazioni su potenziali operazioni finanziarie sospette.
Dati che, secondo quanto emerge, sarebbero stati sottratti illecitamente su commissione di ‘clienti’, anche a “fini privatistici”, e poi rivenduti a chi era disposto a pagare per entrarne in possesso, non si sa ancora se per ricattare qualcuno o per altri scopi.
Secondo i magistrati inquirenti, la società Equalize ha una struttura “a grappolo” dove ogni “componente” e “collaboratore” ha a sua volta “contatti nelle forze dell’ordine e nelle altre pubbliche amministrazioni” con cui “reperire illecitamente dati”.
Tra i contatti della società Equalize, risultano esserci anche alcuni funzionari di Palazzo Chigi di cui è ormai nota la predisposizione a interfacciarsi con i servizi segreti. “Dall’inizio dell’attività tecnica si è già accertato che presso gli uffici della Equalize si sono già recati funzionari della Presidenza del Consiglio dei Ministri le cui conversazioni non sono state oggetto di sunto e trascrizione” – è il passaggio rilevante del rapporto dei carabinieri che hanno avviato l’indagine sulla rete di spioni. In un altro passaggio del documento – con 41 pagine di omissis nerettati su 86 – è scritto che “Tale evidenza però dimostra l’entratura dei soggetti con i quali ci si sta approcciando e la ragnatela di conoscenze e contatti di cui dispongono allo stesso tempo si è accertato che gli stessi non hanno alcun ruolo organico con apparati di sicurezza nazionali”.
Tra i clienti della società di spionaggio risultano esserci aziende come Erg, Ilva, Barilla, Heineken, Fenice soprattutto per spiare alcuni dipendenti e, in alcuni casi molti dipendenti, alla ricerca di talpe o irregolarità oppure per avere informazioni su aziende concorrenti. Tra i clienti che avevano chiesto un “lavoro” all’Equalize, anche se la società ha smentito con una nota ufficiale, ci sarebbe anche l’Eni o comunque il responsabile dell’ufficio affari legali dell’Eni.
Tra i clienti risulta esserci anche il Mossad israeliano che, a quanto si è appreso, avrebbe pagato un milione di euro per monitorare gli attacchi informatici provenienti dalla Russia e il tracciamento dei movimenti bancari della compagnia privata di mercenari Wagner. A loro volta gli agenti del Mossad avrebbero fornito informazioni sul traffico illecito di gas iraniano in Italia.
Tra gli spiati c’è anche il rappresentante in Italia della banca d’affari JP Morgan a colloquio con un costruttore romano.
Sullo sfondo di tutta questa vicenda non vanno perse di vista le “forzature” che in materia di spionaggio istituzionale vengono introdotte dal nuovo Decreto Sicurezza (il famigerato 1660 passato alla Camera), del quale l’art. 31, oltre ad ampliare le attività sotto copertura dell’intelligence, trasforma la facoltà dei servizi segreti di “corrispondere” con le pubbliche amministrazioni e le società di interesse pubblico, compresi gli atenei e gli enti di ricerca – cosa però già prevista dalla legge124/2007 – in un vero e proprio “obbligo di collaborazione e assistenza” per la “tutela della sicurezza nazionale”.
Prevede poi che le “convenzioni” tra i vari soggetti pubblici e i Servizi segreti, anche queste già consentite, “possono prevedere la comunicazione di informazioni anche in deroga alle normative di settore in materia di riservatezza”.
Fine prima parte
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