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07/03/2011

Dedicato agli avvocati.

Ai tempi delle superiori maturai l'impressione che il diritto fosse la materia degli azzeccagarbugli, di tutti quei soggetti che fanno mestiere sull'inefficienza sociale e la sfiga delle classi più deboli.
A distanza di anni, buona parte della mia pessima opinione in merito alla legge e la giustizia trova conferma nelle parole di una tra le rarissime eccezioni che confermano la regola nell'ambiente in oggetto



Davigo ha proprio ragione, la giustizia tessuta da migliaia di mercanti della legge ha stracciato le balle!

3 commenti:

  1. Non mi metterò a difendere una categoria a cui appartengo solo in parte.
    Mi limito a sottolineare che, come è giustamente stato detto, esistono le eccezioni. Saranno poche, ma ci sono, e permettono a qualcuno di quelli che sono spregiativamente definiti "mercanti di legge" di camminare a testa alta nonostante le mancanze proprie e altrui.
    Mi permetto di aggiungere che queste eccezioni spesso sono costrette a fronteggiare una situazione di assoluta inefficienza degli apparati che sarebbero preposti a difendere il cittadino, rappresentando l'unico appiglio a cui categorie sempre più deboli socialmente possono rivolgersi (ad esempio, per chi come me si occupa di diritto del lavoro, il grosso dell'impegno riguarda questioni imputabili anche ad un'abissale inadeguatezza dei sindacati).

    In ogni caso, Davigo pone problemi assolutamente veri e gravi, ma in alcuni passaggi pecca di eccessivo semplicismo. Per esempio, penso che a nessuno piacerebbe vivere in un paese che deflaziona le cause penali ponendo eccezioni alla presunzione di innocenza, e lo dice uno che vorrebbe vedere Berlusconi deportato alla Cayenna.

    Spero che avrete tempo e voglia di rispondermi.

    Dario Valente

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  2. Da tempo non ricevevo un commento pertinente su queste pagine, è un piacere tornare a leggerne uno.
    Come ho accennato nell'articoletto, sono convinto dell'esistenza delle eccezioni, ma sono altrettanto convinto che siano la regolare conferma di un sistema che fa acqua da tutte le parti.
    Personalmente condivido Davigo quando afferma che il nostro è un paese con un'eccessiva domanda di giustizia, a mio modo di vedere creata dall'incapacità del singolo a gestire i comportamenti più basilari che costituiscono le fondamenta della vita civile.
    In merito alla presunzione d'innocenza, non penso che Davigo vi porrebbe delle eccezioni, ma più semplicemente faccia suo un basilare principio di buon senso. Pretendere che un amministratore pubblico si faccia da parte se processato per corruzione, non significa ledere la presunzione d'innocenza dell'imputato, ma salvaguardare l'integrità dell'istituzione che ha delegato parte delle sue funzioni all'imputato stesso.
    Quanto al semplicismo, sono d'accordo che non si debba abusarne, il problema è che l'Italia, generalmente, è un'enorme “ufficio complicazioni affari semplici” secondo me creato ad hoc per favorire lo sviluppo di una condizione d'iniquità generalizzata.

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  3. Hai detto una cosa esageratamente vera nell'ultima frase.
    Un esempio su tutti è il settore della giustizia civile, in cui il recupero di un credito può diventare un'impresa bibilica: senza entrare nello specifico della procedura, una volta ottenuta una sentenza favorevole bisogna fare una nuova causa (molto più complessa, lunga ed incerta) per ottenerne l'adempimento. Questo nella totale inerzia della mano pubblica, che non interviene neppure a fronte di condotte palesemente fraudolente (classico esempio: il padrone che non paga i dipendenti o li paga quando ne ha voglia attraverso mille "rebighi" societari).
    A fare le spese di questo meccanismo sono soprattutto i piccoli creditori (in primis i lavoratori dipendenti) su cui l'intera filiera dei rapporti contrattuali fra imprese tende a scaricare i costi e le perdite. E spesso, vista l'assoluta (e secondo me dolosa) inerzia dello stato e dei sindacati, l'unica difesa per questi soggetti siamo noi attaccabolli.

    Riguardo al discorso sulla presunzione di innocenza in campo penale, il problema è la scarsa chiarezza sulla distinzione tra piano giuridico e politico.
    Sul piano giuridico Dell'Utri è innocente fino alla sentenza definitiva di condanna.
    La precauzione dovrebbe scattare sul piano politico: dovrebbe essere il cittadino ad operare il discernimento e non votarlo perchè probabilmente è un mafioso, senza bisogno di una qualche legge paternalista che lo difenda dalla sua stessa coglionaggine.
    Questo tuttavia richiederebbe un'opinione pubblica degna di tale nome, e quindi può collocarsi comodamente nel cassetto delle utopie.

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