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23/03/2011

S'inkazza!



Uno dei pezzi più memorabili degli 883 con i coglioni, nonché precursore dell'infausto utilizzo delle "k" in ogni dove da parte d'una nutrita schiera di giovani generazioni, debosciate prima dalla tv e poi dall'errato uso di internet e cellulari, m'è sembrato il prologo più seminale con cui introdurre il messaggio odierno che si occuperà di... americani!
Ho avuto già modo di dirlo, gli statunitensi a livello politico-sociale sono stati più un morbo che una benedizione essendo i maggiori responsabili dell'esistenza di tante "occasioni perse", ultime in ordine di tempo ricordo l'odierno conflitto libico e la crisi economica, con ovvi riferimenti alla politica del "sì possiamo farlo" made in Obama di cui, fino ad ora, abbiamo verificato esclusivamente i mancati risultati (spalmati su tutto il mondo in quanto gli USA continuano a essere di moda, in particolare nella politica e cultura di casa nostra).
Insomma, c'è sempre un buon motivo per "sparare" sugli statunitensi, tuttavia ce ne sarebbero altrettanti per applaudirli (mi riferisco nello specifico alla working class a stelle e strisce che ha smesso di fare mito più o meno ai tempi di Born in the USA) sarebbe sufficiente venire a conoscenza di quei fatti che vanno oltre la consueta informazione fatta dalle facce (da culo) della politica.
Mentre il nord Africa e il mondo arabo sono in subbuglio e i due mondi (vecchio e nuovo) tornano ad "allearsi" per tirar bombe in testa al dittatore di turno col culo foderato di materie prime (Yemen e Barhein, invece, non si meritano l'attenzione di nessuno), la coscienza civile americana ha avuto un sussulto che non si registrava da diversi decenni in terra statunitense.
Centro di questa (parziale) riscossa dei lavoratori è il Wisconsin che da quest'anno vede abolita la contrattazione collettiva per i dipendenti del pubblico impiego ad opera del governatore Walker, immediatamente preso a modello da molti altri suoi colleghi.
L'importanza di questa revance dei dipendenti pubblici americani è direttamente proporzionale al silenzio con cui è stata trattata dalla stampa del "mondo libero". La contestazione popolare, infatti, va bene e deve essere sponsorizzata solo quando proviene da paesi che noi consideriamo culturalmente inferiori. Bisogna invece tacere il dissenso di tutte quelle persone che nel nostro emisfero non condividono l'equazione crisi = smantellamento dello stato sociale.
Se fino ad ora i democratici americani, Obama in testa, hanno completamente disatteso gli auspici di quanti vedevano nella crisi globale l'occasione per riportare al centro del sistema l'individuo, scalzando dal trono la speculazione finanziaria, mi auguro che l'incazzatura dei lavoratori americani possa essere l'inizio di una primavera occidentale, essenziale ed auspicabile per il mondo intero quanto la positiva affermazione delle rivoluzioni nel mondo arabo.

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