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13/07/2011

Punti di vista sulla Libia.

Intervista a uno dei migliori giornalisti investigativi del mondo. Nel Paese continuano le manifestazioni di piazza, e non sono esclusi contatti tra ribelli e forze governative. L'Italia ha sbagliato tutto.

Cercare Webster Griffin Tarpley, uno dei migliori giornalisti investigativi del mondo, è un lavoro che richiede pazienza: si trova sempre nelle aree calde, in qualunque posto del pianeta, là dove le comunicazioni non sono semplici e gli appuntamenti hanno enormi margini di flessibilità. Proprio per questo l'ho cercato in questi giorni mentre si trova in Libia, dove l'ho raggiunto telefonicamente, dopo vari tentativi andati a vuoto. Da anni Tarpley (di cui ricordiamo il best seller George Bush: The Unauthorized Biography - 1992 e di cui è in uscita tradotto in italiano Obama dietro la maschera) continua ad essere uno dei più incisivi analisti della politica statunitense, soprattutto uno dei più coerenti critici delle forme di imperialismo: sia quando si realizza con le guerre di aggressione, sia quanto si esprime in modo molto "primitivo", dice, ad esempio attraverso gli assassinii degli italiani Enrico Mattei e Aldo Moro. Tarpley conosce molto bene l'Italia: per il nostro governo, su commissione di Francesco Cossiga e Giuseppe Zamberletti, realizzò un importante rapporto sul caso Moro - poi meglio noto da noi come il Rapporto del POE (il Partito operaio europeo di cui Tarpley è tra i fondatori) dal titolo "Chi ha ucciso Aldo Moro", nel quale spiega lucidamente gli interessi decisivi che si sono sovrapposti all'azione delle Br.

Sulla drammatica decisione della Nato di attaccare la Libia, Tarpley non ha dubbi: "è una folle avventura che ha portato in questo paese bande di terroristi espressioni di Al Qaeda o di altre organizzazioni che combattono al soldo dei paesi invasori."

D. L'agenzia Ria Novosti, citando l'ambasciatore russo presso l'Alleanza, Dmitri Rogozin, ha reso noto nei giorni scorsi che la Nato starebbe preparando la fase di invio delle truppe di terra, ne ha sentito parlare a Tripoli?

R. "No, almeno non in queste ore. Certo che la nato sta difficoltà: non solo perché continuano ad esserci grandi manifestazioni di piazza contro l'invasione, e sottolineo che in questi eventi hanno un ruolo di grandi protagoniste le donne, ma anche perché Gheddafi ha puntato molto sulla politica di armare il popolo, distribuendo kalashnikov, rpg - razzi anticarro - e munizioni. Ho incontrato alcuni giorni fa un ex ambasciatore, uomo di grande cultura ed esperienza, che mi ha detto che la sua piccola unità familiare è in grado di respingere quattro tank solo grazie alle proprie forze e altri strumenti bellici che posseggono. Si sta mobilitando, insomma, lo spirito di un nazionalismo molto sano che non ha affatto intenzione di arrendersi e che non è animato da nessuna idea di vendetta nei confronti degli occidentali, come dimostrano i rapporti che noi giornalisti statunitensi ed europei abbiamo qui con la popolazione".

D. Alcuni fonti sostengono che sono in corso contatti tra i ribelli e gli uomini fedeli al regime?

R. "Non ne so niente, forse è possibile. Solo che resta un fatto certo e insormontabile: le potenze occidentali continuano a porre pre-condizioni, soprattutto quella della cacciata di Gheddafi. Su queste basi non si capisce che tipo di dialogo possa esistere. E poi non si può non essere scettici sui ribelli, visto che sono tentacoli di Cia, MI5 e DGSE, cioè dei servizi di intelligence di Stati Uniti, Inghilterra e Francia. Infine, non bisogna dimenticare che moltissime delle tribù storiche - con ciò non si intende affatto strutture arretrate, anzi molti loro esponenti sono assai occidentalizzati - non hanno affatto abbandonato Gheddafi e ciascuna di esse è una perfetta unità di guerriglia".

D. Dunque la Libia resiste. L'intervento è stato presentato all'opinione pubblica occidentale come una conseguenza delle proteste di Egitto, Tunisia ed altri paesi ma dalle sue informazioni quando è stato programmato l'attacco?

R. "Naturalmente da molto tempo. Il risveglio arabo in realtà è costituito da forme di cospirazioni congiunte alle forze occidentali e a golpe di palazzo. La guerra in Libia è stata decisa con largo anticipo, precisamente il 2 novembre 2010, più di quattro mesi prima dell'inizio dell'operazione Alba dell'Odissea. Quel giorno Francia e Regno Unito hanno preso accordi nell'ambito dell'operazione "Southern Mistral 2011″, poi chiamata dalla Francia in codice Harmattan nella sua fase operativa, e, come due ubriachi si sorreggono a vicenda per realizzare questa avventura."

D. L'Italia partecipa all'avventura: come ne uscirà?

R. "E' l'ultimo posto al mondo per un'invasione. L'Italia ha sbagliato tutto."

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