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01/08/2025

Ucraina - Zelensky obbedisce all’Ue e fa marcia indietro sull’anticorruzione

La Verkhovna Rada, il Parlamento ucraino, giovedì 31 luglio ha votato all’unanimità la legge che ripristina la formale indipendenza dal governo dell’Ufficio nazionale anticorruzione (Nabu) e della Procura specializzata anticorruzione (Sapo).

Le due agenzie lo scorso 22 luglio erano state oggetto di una riforma voluta da Zelensky ufficialmente per sottrarle all’influenza russa, ma in realtà per portarle sotto l’egida del Procuratore generale, una figura politica nominata direttamente dall’esecutivo.

Come avevamo raccontato, questo episodio aveva dato luogo alle prime proteste su vasta scala in decine di città sin dal febbraio del ’22, scatenando altresì le rimostranze dell’Unione Europea.

Il voto, andato in diretta streaming nel Paese, ha visto tutti i 331 deputati esprimersi all’unanimità in due letture consecutive, senza nessun parere contrario. Fattispecie alquanto bizzarra, ad appena dieci giorni da una votazione che aveva sancito il contrario, il che sottolinea la presa occidentale all’interno dei processi decisionali ucraini.

È bene ricordare infatti che le due agenzie sono nate nel 2014 in seguito al golpe dell’Euromaidan come frutto dell’insediamento europeo negli affari, per lo più finanziari, di quel che rimaneva dello Stato ucraino.

È in questa prospettiva che si spiega la levata di scudi dei vertici Ue a seguito della riforma inizialmente approvata da Zelensky, quando per voce di Ursula von der Leyen la Commissione stessa aveva definito la legge “un grande passo indietro, il rispetto dello Stato di diritto e la lotta alla corruzione sono elementi fondamentali dell’Ue”.

Alla corsa ai ripari di Zelensky non si è fatto attendere quindi il beneplacito europeo. “Con il voto di oggi, la Rada ha ripristinato le misure chiave che garantiscono l’indipendenza degli organismi anticorruzione”, ha detto il portavoce della Commissione europea per l’allargamento Guillaume Mercier.

Nei giorni precedenti, i media ucraini riferiscono che l’UE era arrivata a minacciare la junta golpista di sospendere i finanziamenti se non si fosse fatto dietro front sulla “indipendenza” delle due agenzie.

Condizione evidentemente ingestibile se si considera la dipendenza dell’Ucraina dai finanziamenti occidentali dall’inizio delle operazioni russe, i quali ammontano a circa 180 miliardi di dollari in assistenza economica, militare e umanitaria.

Fuori dalla Rada, un nutrito presidio ha accolto favorevolmente la marcia indietro di Zelensky, giudicandolo un passaggio importante verso la democrazia e l’aggancio definitivo al campo occidentale.

Dalla nostra prospettiva, appare certamente paradossale che il primo colpo battuto dal popolo ucraino sia in sostegno di quell’Occidente che la storia non potrà che giudicare come il reale responsabile della rovina del Paese.

Dalla caduta dell’URSS in poi non c’è indicatore economico, sociale, demografico o di salute che non sia peggiorato nell’ex Repubblica sovietica.

Lo smembramento della “cosa pubblica” e l’allargamento della Nato a est non sono stati che i prodromi del coinvolgimento ucraino nella guerra contro la sorella Russia per mano dell’Alleanza atlantica, che ha prima impoverito, poi coscritto con al forza e in ultimo condannato al fronte centinaia di migliaia di giovani e meno giovani sull’altare degli interessi imperialistici occidentali.

Evidentemente, 8 anni di guerra civile e 3 anni di guerra guerreggiata non hanno ancora sconfitto, non ovunque, 30 e più anni di propaganda e 11 anni di “occupazione” Nato, portata avanti soprattutto per mezzo delle formazioni banderiste neonaziste.

Quelle tanto acclamate anche qui nella democratica Europa, che torna a plaudire gli sforzi ucraini per l’avvicinamento ai valori continentali. What a time to be alive...

Fonte

Che momento di essere vivi

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