Ieri pomeriggio, cinque soldati israeliani sono rimasti feriti, uno dei quali gravemente, in uno scontro tra combattenti palestinesi e le truppe stanziate a Rafah, nel sud di Gaza.
Secondo quanto riporta il Times of Israel, la versione dei portavoce militari israeliani afferma che lo scontro è iniziato quando i soldati della Brigata Golani hanno avvistato una figura sospetta nascosta da una coperta entrare in un edificio. Un blindato Namer con truppe è stato inviato nell’area per aiutare nella ricerca del sospetto.
Due palestinesi armati sarebbero emersi da un tunnel nell’est di Rafah – un’area controllata da Israele nel sud della Striscia – ingaggiando uno scontro a fuoco con i soldati israeliani. Uno di essi avrebbe lanciato un razzo Rpg contro il blindato israeliano ferendo i cinque soldati e sarebbe poi rientrato in un tunnel.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato che Hamas ha violato la tregua e ha promesso una risposta, affermando: “La nostra politica è chiara: Israele non tollererà attacchi contro i soldati delle IDF e risponderà di conseguenza”. E la rappresaglia non si è fatta attendere.
Al 55° giorno del cessate il fuoco a Gaza, 5 palestinesi, inclusi due bambini, sono stati uccisi durante un bombardamento da parte di droni israeliani contro tende di sfollati a Mawasi, nei pressi di Khan Younis, mentre i soldati israeliani continuavano a far saltare in aria edifici nel quartiere di Al Tuffah di Gaza City. Al Jazeera ha riportato che due palestinesi sono stati uccisi da colpi israeliani nel quartiere Zeitoun citando una fonte dell’ospedale battista Al-Ahli di Gaza City.
In realtà l’esercito israeliano ha violato la “tregua” ben 591 volte, causando la morte di circa 357 palestinesi e il ferimento di altri 903 fino a domenica scorsa.
I tunnel a Gaza continuano ad essere un incubo per le truppe di occupazione
L’esperto militare e strategico Elias Hanna, ex brigadiere generale, ha affermato che Israele soffre di “cecità tattica e di intelligence” che gli impedisce di tracciare la mappa dei tunnel nella Striscia di Gaza, anche nelle aree che considera sotto il suo controllo, e questo nonostante oltre due anni di guerra.
Israele ritiene che tra i 60 e gli 80 combattenti della resistenza palestinese continuino ad essere attivi nell’area di Rafah nonostante il loro completo isolamento e l’interruzione delle loro linee di rifornimento.
La negazione di qualsiasi via d’uscita che non prevede la resa o la morte (probabilmente entrambi) fa si che i combattenti palestinesi agiscano secondo la regola non scritta di ogni combattente messo con le spalle al muro: “vendere cara la pelle”.
Una indagine della CNN rivela che l’esercito israeliano ha abbandonato i corpi di alcuni dei palestinesi uccisi vicino al valico di Rafah in tombe poco profonde e senza segni di riconoscimento. In altri momenti, i resti dei cadaveri palestinesi venivano semplicemente lasciati a decomporsi all’aperto, rendendo impossibile il loro recupero nell’area militarizzata.
Secondo gli esperti legali la pratica di gestire male i corpi seppellendoli in tombe senza nome può violare il diritto internazionale, il quale prevede che le parti in conflitto dovrebbero cooperare nel seppellire i morti in modo da permettere loro di essere identificati, ha detto Janina Dill, co-direttrice dell’Oxford Institute for Ethics, Law and Armed Conflict.
Mahmoud Basal, portavoce della Difesa Civile a Gaza, ha dichiarato che “il genocidio condotto dalle forze di occupazione israeliane contro i civili nella Striscia di Gaza non si è fermato, ma il suo ritmo è cambiato”.
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