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01/12/2025

La NATO valuta una risposta “più aggressiva” nella guerra ibrida contro la Russia

Le agenzie e i giornali italiani hanno forzato parecchio il titolo del Financial Times, ma anche quello vero restituisce comunque il clima di guerra verso cui ci stanno spingendo le classi dominanti in Europa.

“La Nato sta valutando un attacco preventivo contro la Russia in risposta agli attacchi ibridi. Forse dovremmo essere più aggressivi del nostro avversario”. Questo è quanto ha dichiarato al Financial Times l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, capo del Comitato Militare della Nato. Ma le agenzie e i giornali italiani hanno scelto di glissare nei titoli sul fattore “guerre ibride” e forzare sul termine più assertivo di “attacco preventivo”. Non è proprio un dettaglio ma è più funzionale ai fini della propaganda di guerra.

La Nato sta valutando l’adozione di una risposta “più aggressiva” ai cyberattacchi, ai sabotaggi e alle violazioni dello spazio aereo da parte della Russia. “Stiamo studiando tutto – ha detto Cavo Dragone – Sul fronte cibernetico, siamo piuttosto reattivi. Stiamo valutando la possibilità di essere più aggressivi o proattivi invece che reattivi”.

Secondo l’ammiraglio italiano, “l’attacco preventivo” può essere considerato un'“azione difensiva”. “Tuttavia, questo va oltre il nostro solito modo di pensare e di comportarci”, ha osservato. “Forse dovremmo agire in modo più aggressivo del nostro avversario. Le domande riguardano il quadro giuridico, la giurisdizione: chi lo farà?”, ha aggiunto.

Il Financial Times cita la missione Baltic Sentry della Nato, che pattuglia il Mar Baltico e che avrebbe impedito il ripetersi di incidenti dovuti al taglio dei cavi sottomarini, strategici per le comunicazioni. “Dall’inizio dell’operazione ‘Baltic Sentry’ non è successo nulla. Questo significa che la deterrenza funziona”, ritiene Dragone. Tuttavia, ha ammesso che uno dei problemi è che i paesi della Nato hanno “molti più vincoli rispetto ai nostri avversari, a causa di etica, leggi e giurisdizione”. “Non voglio dire che questa sia una posizione perdente, ma è più complicata di quella del nostro avversario”, ha valutato l’ammiraglio. “Dobbiamo analizzare a fondo come si ottiene la deterrenza: attraverso azioni di ritorsione o attraverso un attacco preventivo?”, ha concluso il capo del Comitato Militare della Nato.

Le dichiarazioni del responsabile del Comitato militare della Nato da un lato confermano come il terreno delle “guerre ibride” diventerà quello sempre più praticabile nello scontro con la Russia, dall’altro è evidente come il linguaggio e l’opzione della guerra sia ormai entrata pienamente nell’agenda politica europea, e quindi anche italiana. Il rapporto del ministro Crosetto sulla guerra ibrida, le proposte sulla leva giovanile per rimpolpare le forze armate, l’aumento delle spese militari, l’intensificazione della criminalizzazione del dissenso contro la guerra, vanno tutti in questa direzione.

Questi vanno fermati per tempo, prima che ci trascinino dentro il gorgo della guerra vera e propria.

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