«Un attacco potente e letale»
Trump ha scritto sul social network Truth che, su suo ordine, è stato lanciato un attacco «contro i terroristi dell’Isis che hanno preso di mira e ucciso brutalmente, soprattutto, cristiani innocenti». Secondo le iperboli di Trump «il Pentagono ha eseguito numerosi attacchi perfetti». «Sotto la mia guida, il nostro Paese non permetterà al terrorismo islamico radicale di prosperare», ha aggiunto. E il buon Natale con una contorta e discutibile preghiera: «Che Dio benedica il nostro esercito e BUON NATALE a tutti, compresi i terroristi morti, che saranno molti di più se il loro massacro di cristiani continuerà». Buon Natale di morte? Parlando da delegato di giustizia dall’Alto, «Avevo già avvertito questi terroristi che se non avessero fermato il massacro dei cristiani avrebbero pagato l’inferno, e stasera è successo. Il Dipartimento della Guerra ha eseguito numerosi attacchi perfetti, come solo gli Stati Uniti sono in grado di fare», riporta l’ANSA. Fraseggio moderato.
Fatti noti senza aggettivi
«L’Africom ha condotto un attacco su richiesta delle autorità nigeriane nello Stato di Sokoto uccidendo diversi terroristi dell’Isis», dichiara il Comando militare statunitense in Africa. Oltre dodici missili Tomahawk per un attacco di precisione su due campi d’addestramento dell’Isis, lanciati dal cacciatorpediniere USS Paul Ignatius, che nelle scorse settimane si era avvicinata al teatro d’operazioni dell’Atlantico centro-orientale. Il ministero degli Esteri nigeriano ha confermato che gli Stati Uniti hanno lanciato «colpi di precisione contro obiettivi terroristici in Nigeria tramite attacchi aerei». «Le autorità nigeriane rimangono impegnate in una cooperazione strutturata in materia di sicurezza con i partner internazionali, compresi gli Stati Uniti d’America, per affrontare la persistente minaccia del terrorismo e dell’estremismo violento», ha affermato il Ministero degli Esteri in una nota diffusa stamattina.
Che nuovo anno ci prepara Trump?
Parole roboanti del solito Trump, e critiche preoccupare interne. Justin Amash, ex deputato repubblicano del Michigan, ha scritto su X un duro post di critica all’unilateralismo di Trump, sottolineando che «se gli Stati Uniti debbano o meno impegnarsi in conflitti in tutto il mondo è una decisione che spetta ai rappresentanti del popolo al Congresso, non al presidente». L’operazione segue una serie di analoghe operazioni contro lo Stato Islamico in Siria, dove settimana scorsa gli Usa hanno colpito almeno 70 obiettivi riconducibili ai jihadisti e si inserisce nella complessa dialettica con la Nigeria, avverte Andrea Muratore. Negli scorsi mesi Trump ha più volte polemizzato a distanza con il presidente nigeriano Bola Tinbu, accusando Abuja di non fare abbastanza per contrastare il terrorismo e l’insorgenza dell’Isis e di Boko Haram e ponendo in particolare al centro la questione dei massacri di cristiani nigeriani. «Quest’ultimo fronte è molto diffuso nel mondo conservatore statunitense come cavallo di battaglia», denuncia InsideOver.
La guerra interna della Nigeria
«L’insurrezione è in corso da oltre un decennio, uccidendo migliaia di cristiani e musulmani di ogni confessione religiosa», scrive il New York Times. La Nigeria non è ufficialmente in guerra, ma lì vengono uccise più persone che nella maggior parte dei paesi devastati dalla guerra. Solo quest’anno, più di 12.000 persone sono state uccise da vari gruppi violenti, secondo Armed Conflict Location and Event Data, un gruppo di monitoraggio dei conflitti. Un conflitto violento che anche nel mondo delle istituzioni religiose cristiane è letto con cautela, tanto che anche il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede, ha ribadito che la radice dello scontro è sociale, e non religiosa. Ma per gli Usa quest’ultima chiave di lettura va cavalcata, tanto che il capo del Pentagono Pete Hegseth ha giustificato l’azione dichiarando che «l’uccisione di cristiani innocenti in Nigeria (e altrove) deve finire».
Guerra civile e non religiosa
Il primo Natale del Trump 2.0 si chiude dunque come una giornata di bombe e missili che segna l’intervento Usa in un nuovo conflitto dopo che nel 2025 Washington ha colpito in Yemen, Somalia, Siria, Iran e tra Oceano Pacifico e Mar dei Caraibi contro i presunti narcotrafficanti. Un’espansione della proiezione militare americana che oggi arriva fino all’Africa occidentale, con conseguenze tutte da analizzare sugli equilibri interni della Nigeria.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento