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13/08/2011

Londra, una rivolta consumista.

A Damon scappa da ridere. Intrappolato tra la folla nella quale s'era cacciato poco prima più per curiosità e spirito di emulazione che per un reale bisogno di manifestare il proprio sdegno. Mi guarda e sorride.
Penso che capisca di sembrare ridicolo coi suoi 14 anni negli occhi e una mazza da cricket tra le mani. Invece mi vede, mi chiama e tira un calcio alla grossa serranda in ferro del negozio di videogames. "Se riesco a coinvolgere altra gente la possiamo aprire e prendere giochi e consolle. Purtroppo però sono qui dalle 8 di sera e sembra che a nessuno interessi".
La "gente" è tutta attorno e corre frenetica come se qualcuno avesse annunciato che la città sarà un territorio senza regole e leggi ancora per poco, come se ognuno avesse nella mente una lista dei desideri pratici da esaudire prima che la tregua finisca e la strada torni nella sua quiete controllata.
I commenti dei media, dei sociologi e persino quelli delle stelle dello sport milionario arrivano il giorno dopo, quando il calore della notte si è ormai confuso con quello del giorno e la luce apre gli occhi dei londinesi sulle macerie delle ore prima.
Il presente è qui: tra le strade commerciali di Croydon, tra le vetrine in frantumi e la violenza che le ha distrutte. Damon ora non sorride più e segue con lo sguardo frotte di ragazzi poco più grandi di lui che corrono lontano da qualcosa, mentre un odore acre riempie Church Street e sembra invitare la sua curiosità di adolescente.
Un fumo nero e denso brilla di luce propria nella notte in fondo alla via. Le sirene delle volanti ci sembrano ancora lontane quando, risalendo la corrente di persone, lasciamo la zona industriale per tornare tra le insegne dei negozi miseramente spente e scure.
Non importa quante volte ci si sia piegati alle ragioni della violenza o se almeno una volta si sia rimasti affascinati dallo spettacolo che essa riesce a sprigionare: un edificio che brucia ha ben poco di familiare. Un edificio in fiamme è l'uomo che distrugge le sue certezze, che demolisce un rifugio sicuro, che devasta un luogo a cui altri hanno affidato le proprie sicurezze e abitudini.
L'edificio in fiamme inquieta e spaventa Damon, lo inchioda ai suoi pensieri e gli dona qualcosa di simile alla quiete, a un'esperienza che, se non fossimo tra saloni di bellezza, farmacie, pub e, ora sì, sirene della polizia, definiremmo con toni mistici e devoti. A pochi metri da noi brucia un magazzino vecchio di un secolo e mezzo. Lo fa regalando la sua fine agli occhi di un piccolo uomo di 14.
Cadono alcune travi di legno e salgono le fiamme mentre tutto attorno la folla di poco prima si riunisce attorno a noi tradendo stupore, orgoglio, gioia, paura. Nessuno di questi sentimenti sembra sincero, ma ormai poco importa: un'istituzione che ha visto due Guerre Mondiali sta per accasciarsi al suolo nel mezzo di un 2011 confuso come i giorni che stiamo vivendo.
Non è in atto una protesta. Nessuno sembra così illuso da ingannare se stesso e gli altri brandendo la morte di un ragazzo sconosciuto come scusa per il disastro che gruppi di ragazzini di ogni colore e ceto stanno infliggendo al cuore del piccolo commercio. Qualcuno di loro lo chiama, senza troppa ironia, "tax refund" ("rimborso delle tasse").
Altri rispolverano l'esproprio proletario da qualche vecchio libro di testo. Ma non s'illudono troppo: rubare scarpe Nike o televisori a schermo piatto riesce difficile giustificarlo seriamente e quindi mi regalano parole di circostanza e questa circostanza, d'altronde, non richiede un gran dispiego di parole.
Arrivano pompieri e polizia e ci si sposta poco più su a continuare un gioco dei quattro cantoni istintivo e quindi imprevedibile. Hackney, Tottenham, Enfield, Ealing, Lewisham, Notting Hill.
Non ha credo né colore questa grottesca English Summer che segue il sangue e la gioia dell'Arab Spring. Qui c'è solo la noia delle vacanze estive, di un weekend che si trascina tra i giorni feriali di uno strano agosto e la rivincita di una massa informe nei confronti di una sub-cultura altrettanto amorfa di cui questa folla stessa è il prodotto. Moderni zombie in un pessimo remake che tornano nei luoghi che conoscono meglio, "la gente" spegne le proprie voglie alle prime luci dell'alba e torna a una vita fatta di attesa e desiderio di possesso.
Il giorno non porta consiglio ma i soliti, ordinatamente sdegnati, commenti dei media e di chiunque voglia dire la propria.
Damon distoglie finalmente lo sguardo, raccoglie un pò di coraggio e stavolta mi fissa da uomo. "Abbastanza per una notte sola! Me ne torno a casa". Chiude la giacca intorno al suo bastone, mi saluta e se ne va. Ogni tanto lo vedo voltarsi verso il falò sulla strada fino a che il primo angolo non lo nasconde dalla mia vista.

Fonte.

Penso che quanto sta accadendo a Londra sia la dimostrazione di quanto sia diventata stolta e inconcludente la società civile.

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