Ore decisive per la sorte della Libia. I ribelli sono entrati a Tripoli e hanno accerchiato il bunker di Gheddafi. Per rispondere all'offensiva, i carri armati del governo libico hanno bombardato alcune zone della Capitale. Due dei figli del Raìs sono stati catturati dagli insorti, mentre il governo sudafricano ha smentito di voler garantire un salvacondotto al leader libico, il cui nascondiglio rimane ancora sconosciuto.
Una volta caduto il regime di Gheddafi, quale sarà il futuro del Paese in mano agli insorti? Si ristabilirà un equilibrio? Sarà garantita la libertà di religione e la tutela dei migranti?
"Questa è la grossa incognita del dopo Gheddafi. E' difficile dare una risposta a questa domanda perché gli interrogativi aperti sono troppi. Intanto, ci saranno ritorsioni contro i sostenitori del vecchio regime, assisteremo a un nuovo bagno di sangue? Cosa faranno i fedelissimi del raìs? Deporranno definitivamente le armi o si arroccheranno nelle zone dove Gheddafi ha ancora un certo seguito? Insomma, il conflitto è davvero vicino alla fine o la guerra civile continuerà? E poi, se si può parlare sicuramente di una sconfitta di Gheddafi, i vincitori chi sono? Io questo non l'ho ancora capito. Sono i nostalgici del regime feudale di re Idris, deposto da Gheddafi nel '69, o gli islamisti, o i giovani laici che guardano all'Occidente, o gli uomini che erano con Gheddafi fino all'altro ieri e ne hanno preso le distanze solo ieri pomeriggio? E ancora, assisteremo a una transizione verso un regime democratico o si instaurerà una nuova feroce dittatura? E' troppo presto per dire se valeva davvero la pena di imbarcarsi in un'avventura del genere, ed è troppo presto per dire quali saranno le conseguenze che pagheremo anche noi italiani".
L'Italia avrà una parte della "torta" pattuita per l'entrata in guerra, come Lei suggeriva in un articolo precedente, oppure sarà l'ennesimo caso di promesse disattese da parte degli alleati?
"Gheddafi era, a questo punto possiamo tranquillamente dire era, un dittatore sanguinario, ma come ce ne sono tanti in Africa, in Medio Oriente, in Asia e che però nessuno tocca o perché servono o perché non sono ricchi di petrolio. La guerra contro Gheddafi, continuo a pensarlo, è stata anche una guerra contro l'Italia. Aver mandato laggiù i nostri aerei è stato un gravissimo errore che pagheremo caro negli anni a venire. La verità che ci si ostina a nascondere, è che questa è una guerra, una sporca guerra per il petrolio dichiarata da Francia e Inghilterra e fatta combattere dalla Nato. Saranno Londra e Parigi a trarne tutti i vantaggi."
L'intervento militare è stato basato su una serie di "bugie". I Paesi belligeranti non dovrebbero garantire un giusto processo al Raìs da parte della Corte Penale Internazionale, in cui si possa accertare la verità dei fatti?
"Si, questa è stata, è anche una guerra psicologica e di propaganda, combattuta come sempre accade in questi casi anche a colpi di bugie e mezze verità, per far accettare all'opinione pubblica internazionale decisioni altrimenti incomprensibili ed impopolari. Sì, spero che a Gheddafi sia garantito un giusto processo da parte di una corte internazionale e che naturalmente paghi per ciò che eventualmente ha fatto.
In ogni caso, per tornare al punto di partenza, io credo che adesso il grosso problema di fronte all'Europa e all'Occidente sia lo sbocco delle rivoluzioni arabe, da Tunisi a Damasco passando per Tripoli e Il Cairo. Si formeranno regimi laici e democratici? Io lo spero tanto. Ma temo, ahimé, che la situazione in questo scacchiere sia destinata a complicarsi. I problemi, credo, sono appena cominciati".
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