Ogni tanto ci sono dei lettori che mi dicono: “Siamo d’accordo con tante cose che dici, ma non quando parli male del Pd!“. Io ribalto sempre questo assunto così: non mi sentirei credibile quando critico la destra, se non fossi altrettanto severo quando critico la sinistra. Anzi, lo sono di più, proprio perché é la parte che mi é vicina, per storia e per cultura politica. Sui giornali di questi giorni ci sono due esempi osceni, e abbastanza eloquenti degli errori fatali e del modo di fare politica che spianano la strada alla vittoria del centrodestra.
La Cgil della Camusso – grazie alla pressione della Fiom – fa una cosa giusta e proclama uno sciopero generale contro la finanziaria più iniqua del mondo? In un paese normale il principale partito di opposizione dovrebbe applaudire la segretaria della Cgil e sostenerla nella sua battaglia. Ma siccome abbiamo un gruppo dirigente miserabile, pauroso ed autoreferenziale, ecco che nel Pd inizia l’autoflagellazione masochistica: un documento di dirigenti che criticano la Cgil, una intervista di Marini che si dice turbato e sorpreso per lo sciopero (poverino), un segretario che non sapendo che pesci pigliare ritorna al suo atteggiamento classico: il ma-neanche. Morale della favola: il Pd, invece che sostenere lo sciopero lo boicotta. Perché, vi chiederete voi? Sono pazzi? Forse.
Ma la realtà é che quel partito, anzi, i suoi dirigenti, avendo come elemento strutturale il compromesso al ribasso fra anime e correnti, non può permettersi di “turbare” la Cisl e la Uil. Come se questi due sindacati, tanto cari ai dirigenti del Pd, non fossero strutturalmente schierati (é un dato tecnico) a sostegno del governo, e impegnati a fare da stampella a Sacconi.
La seconda follia é la vicenda Penati. Nell’anniversario dell’intervista di Berlinguer sulla questione morale, secondo una sentenza, uno dei principali dirigenti del partito, Filippo Penati, “si é comportato da delinquente” in una vicenda di corruzione che lo vede protagonista di gravi indizi di colpevolezza. In un paese normale un dirigente che si trova in questa condizione e si proclama innocente rinuncia alla prescrizione, e i suoi compagni di partito gli chiedono di fare questo o lo isolano come un lebbroso. In questa Italia di inizio secolo, invece, tutti fanno finta di nulla, e il segretario di quel partito tuona contro “le macchine del fango” dicendo “Abbiamo capito bene“. Pure noi, abbiamo capito. Il dramma della sinistra é questo.
Fonte.
Il PD è ormai un partito genuinamente liberista, che si contrappone al generico populismo berlusconiano in nome di programmi fondati sul dominio assoluto del mercato.
RispondiEliminaBasti pensare che, prima dell'ennesimo cambio di gabbana dovuto ai risultati del referendum, il PD era schierato in modo ferreo per la privatizzazione dei servizi idrici, peraltro concretamente attuata dalla maggior parte delle amministrazioni PDine (Genova compresa).
Risultano significative inoltre alle posizioni guerrafondaie del PD in merito alle balorde iniziative belliche in Libia e Afghanistan, con Berlusconi e la Lega che si sono trovati scavalcati a destra senza tante cerimonie, con l'appoggio incondizionato del presidente della Repubblica.
E' giunto il momento in cui chiunque si riconosca in posizioni divergenti rispetto alle dottrine economiche liberiste si rassegni a considerare il PD come un avversario politico.
Peraltro, da buon massimalista stupido e retrogrado che crede nel famigerato "tanto peggio tanto meglio", mi auguro che la vicenda Penati e le sue probabili ramificazioni nazionali portino ad un discredito nei confronti di tutta la dirigenza PD tale da comportarne la scomparsa.
Condivido l'analisi, ma penso che una larga fetta dell'elettorato del PD non prenderebbe nemmeno in considerazione le tue parole. Un po' per affezione ottusa all'ideologia, molto di più per ignoranza personale.
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