Che la nuova manovra economica votata in Consiglio dei Ministri ed emanata a tempo di record da Napolitano (sempre solerte quando si tratta di metterlo nel culo alla gente onesta) sia una farsa, dovrebbe essere chiaro a ogni persona dotata d'un briciolo di buon senso. Identico discorso per le condizioni che hanno dato il via a questa ennesima purga seguita al salasso varato a luglio che già mungeva dalle tasche del Paese 70 miliardi di €. In un mese abbondante di speculazione finanziaria ai danni dell'Italia non s'è levata nemmeno una voce di un qualsivoglia commentatore che sottolineasse l'anomalia insita nella finanzia internazionale che si sostituisce ai popoli nel determinare le scelte di una Nazione. Roba da colpo di stato senza fucili, ma ovviamente nessuno ne parla, sarà perché il 99% della stampa è al soldo di corporazioni e multinazionali, mentre il restante 1% è troppo impegnata a fare prevalentemente campagna contro Berlusconi che a sto giro non è certo il maggior responsabile dello sfascio che, come successe nel 1992 (la maxi manovra Amato), aveva origini completamente foreste.
Ammettiamo, comunque, per un istante che la situazione attuale non sia causata da una precisa scelta della finanza internazionale, determinata a spolpare quanto resta del patrimonio italiano (a cominciare dalle municipalizzate la cui privatizzazione è stata rigettata dal referendum di giugno), ma piuttosto dal perdurare di criticità sistemiche, quelle che tutti menzionano ma nessuno ha mai i coglioni di sanare per ovvi motivi di convenienza politica.
Il buon senso imporrebbe prima l'analisi di tutto quanto fa acqua e successivamente lo studio delle misure da prendere per recuperare credito inizialmente sul breve termine (così rassicuriamo sti cazzo di mercati) e poi sul medio - lungo al fine di chiudere definitivamente quelle falle che hanno affondato la nave Italia.
Per identificare le falle non serve essere super ministri dell'economia, ma è sufficiente gettare un occhio a libri come Soldi rubati di Nunzia Penelope per ricavare un computo preciso dell'oceano di risorse che ogni anno lo Stato Italiano perde. A quel punto, sarebbe chiaro che "limitandosi" a combattere seriamente l'evasione fiscale, la corruzione e il lavoro nero l'Italia sarebbe in grado di contare su un gettito "extra" superiore ai 150 miliardi di € l'anno, una cifra che fa impallidire qualsiasi manovra del Tremonti di turno.
Va da se che le strategie da mettere in campo per riportare nelle casse dello Stato quello che finisce in conti all'estero o cemento sulle nostre coste non garantirebbe immediato effetto, sorge quindi il problema della monetizzazione istantanea per dare il contentino ai mercati degli avvoltoi. Anche in questo caso il salasso ai soliti noti si potrebbe tranquillamente e comodamente evitare tagliando la spesa più inutile che ogni anno sosteniamo: quella militare. Azzerando dall'oggi al domani ogni nuovo acquisto a partire dai 131 Lockeed F-35 e ritirando immediatamente le nostre truppe da ogni teatro operativo in cui sono coinvolte, sì potrebbe agevolmente sfondare il tetto dei 17 miliardi di € risparmiati, ma nessuno ne parla, a parte rare eccezioni che purtroppo non riescono a fare la differenza. Nel frattempo, la politica si dimostra sempre estremamente compatta nel sostenere l'interesse di armaioli e alleati NATO di cui siamo lo zerbino da 60 anni, salvo pretendere i sacrifici da chi giornalmente tira la cinghia per arrivare alla prossima busta paga, sempre ammesso che ce ne sia una.
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