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04/02/2011

Skull Fracturing Nightmare!

Oggi il fornicatore mi ha doverosamente fatto notare che, nell'ultimo periodo, mi sono dedicato alacremente all'analisi politica tralasciando però l'argomento che dovrebbe essere il cardine della nostra linea editoriale (sti termini forbiti alla Paolo Mieli mi fanno andare in brodo di giuggiole!!!), il metal!

Non posso dargli torto, dunque faccio ammenda dedicando il trafiletto di questa serata ai signori che vedete qui sotto:


Per chi si domandasse chi sono, vi rispondo io, trattasi dei Demolition Hammer, che se ben ricordate menzionai nell'articolo dedicato alle disavventure dei Sepultura.

In quella sede li descrissi  come seguaci del death/thrash metal creato ufficialmente dai carioca con la pubblicazione di Beneath The Remains nel 1989. Non è tuttavia corretto identificare il quartetto di New York City come seguace del genere "inventato" dalla band brasiliana, perché ascoltando il primo demo targato 1988 e intitolato Skull Fracturing Nightmare, ci si rende facilmente conto che i Demolition Hammer furono parte attiva nella forgiatura di quel genere di transizione tra vecchio (thrash) e nuovo (death), diventandone in poco tempo gli alfieri più quotati ed stremi, al punto che spesso la stampa li definiva come un gruppo brutal thrash.

A dispetto di una carriera  brevissima e terminata in modo piuttosto indecoroso a livello artistico, i 4 della grande mela divennero una formazione di culto tra gli appassionati, perché nel volgere di appena 6 anni dalla propria formazione (1986) diedero alle stampe due pietre miliari dell'estremo.

La prima di queste uscite risponde al nome di Tortured Existence e fu rilasciata via Century Media nel 1990. Il disco condensa 45 minuti scarsi di musica che sono peggio di una martellata in testa! Denominatore comune di ogni brano è la consueta (per il genere) compattezza ritmica modello megalite di Stonehenge, oltre all'uso abbondante di tempi medi sovente spaccati da incursioni di chitarra solista e batteria che pigiano sull'acceleratore.

Anche in quest'occasione viene incaricato Scott Burns di conferire forma ai suoni dell'album, che in virtù di questa collaborazione è decisamente più affine al death floridiano che al thrash della sponda ovest (ma anche se prendessimo in considerazione quella est il discorso non sarebbe diverso).
Come pronosticabile all'interno di un mercato in selvaggio mutamento, il disco raccoglie il riscontro entusiasta dei soli oltranzisti dell'estremo, ma tanto basta al gruppo per finire in tour con nomi del calibro (soprattutto ai tempi) di Obituary, Malevolent Creation e Devastation (quelli texani e dediti ad un thrash decisamente affine ai Demolition). E' in questo periodo che prendono forma i pezzi che andranno a comporre il nuovo Epidemic Of Violence (1992).

In questo disco, il gruppo intende risultare ancor più violento rispetto a quanto suonato appena 2 anni prima e conquista senza difficoltà il proprio traguardo! Nei 9 pezzi che compongono Epidemic Of Violence, troviamo la quintessenza di ciò che veniva definito brutal thrash, ovvero un modo di suonare "pestato" che innalza l'asticella dell'estremo di un corposo palmo, superando le composizioni che, fino a quel momento, erano considerate picco della violenza nel thrash americano (vedi Slayer e Dark Angel).

A questo punto i Demolition Hammer avevano davanti a se due sole strade da percorrere, quella (logica) dell'estremo e quella dello sputtanamento. Ahime prevalse lo sputtanamento e il gruppo andò in vacca. Vinny Daze (batteria) e James Reilly (chitarra) abbandonarono la band creando i DEVIATE N.Y. che produssero un solo demo prima di scomparire. Steve Reynolds (basso/voce) e Derek Sykes (chitarra), invece, reclutarono Alex Marquez (bazzicatore assiduo della scena death americana che ha contato) alla batteria e pubblicarono Time Bomb: un aborto post-thrash nato dall'idea di accodarsi stilisticamente e a livello di vendite alla coppia che nel 1994 spopolava nelle classifiche metal, Pantera e Machine Head.

In rete circola voce che fu la Century Media ad imporre a Reynolds e Skyes di usare nuovamente il nome Demolition Hammer per questa uscita, a prescindere dalla paternità della scelta è indubbio che la carriera del gruppo si concluse in modo indegno, ed è destinata a non vivere più alcuna resurrezione a causa del decesso datato 11/03/1996 del former Vinny Daze, ucciso dalla puntura di un pesce palla.

Il pezzo seguente è quindi dedicato alle ceneri di una formazione dalla durata fulminea quanto intensa e al suo talentuoso batterista.

Enjoy!


P.S. l'acquisto di Tortured ed Epidemic è ovviamente consigliatissimo, soprattutto ora che i due album sono tornati nuovamente a catalogo con la Century Media in un'edizione che comprende un corposo numero di pezzi bonus registrati nel periodo di miglior forma del gruppo.

2 commenti:

  1. Più che il metal (dal quale sto sempre più prendendo le distanze), il cardine dovrebbe essere la Musica in generale :D
    Comunque, tornando in tema, se non fossero bloccati da cause di forza maggiore, ormai mancherebbero giusto i Demolition Hammer e i Death ad unirsi al baraccone delle reunion...

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  2. I Death dal baraccone non sarebbero mai scesi, rendevano troppo bene, sia a Schuldiner sia alla Nuclear Blast.
    I Demolition, invece, per me avrebbero fatto una figura pietosa come i Nuclear Assault.

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