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17/02/2011

We are GENOA.

Se dicessi che il calcio moderno è diventato una colossale pagliacciata (per vari motivi che non sto qui ad elencare) penso che nessuno dovrebbe offendersi, così come se affermassi che Roberto Baggio sia stato l'ultimo vero grande campione e uomo di questo sport: l'ultima stella di un firmamento dove ormai ci sono solo buchi neri.
Fortunatamente, però, ci sono eventi come quello di ieri, serata di recupero per il 103esimo Derby della Lanterna (per chi non lo sapesse rinviato, poco prima di Natale, causa inagibilità del campo dovuta alla copiosa nevicata abbattutasi su Genova) che risvegliano in me emozioni che sembravano sepolte. L'atmosfera che si respira non è delle migliori: le due compagini, infatti, non stanno certo attraversando un periodo memorabile, essendo annoverate tra le due più grandi delusioni dell'anno calcistico 2010-2011: una, partita indubbiamente come regina del mercato estivo, l'altra addirittura (e con una bella dose di culo, aggiungerei) qualificata per i preliminari di Champions League. Fatto sta che, per una serie di errori societari (vedi la svendita stile 3x2 del presidente Riccardo Garrone, ndr) ora entrambe le squadre si trovano quasi a lottare per non retrocedere nella serie cadetta. Se in più aggiungiamo la serata metereologicamente avversa, che rende il prato del Luigi Ferraris una poltiglia (un sincero ringraziamento all'amministrazione comunale per aver distrutto, ai tempi del mondiale di Italia '90, uno dei migliori terreni di gioco italiani) e i rumors locali che annunciano, sposando la tesi del "meglio due feriti che un morto" la più classica delle "torte", ribattezzando la stracittadina con un tristissimo "Il derby dei mìsci" (poveri in dialetto, ndr) si può capire come l'entusiasmo tenda a scemare. L'ilarità però non mi abbandona, soprattutto quando, appena accesa la televisione, la coppia di telecronisti targata Mediaset Premium si lancia in un paio di dichiarazioni a dir poco buffe, sostenendo che sia la sampdoria a fare gli onori di casa. Qui si sfiora il grottesco, in quanto:
  • Lo stadio comunale di Genova è stato chiaramente intitolato alla memoria di un ex calciatore rossoblù .
  • La sopracitata squadretta, cha indossa una divisa che ricorda più una società di ciclismo piuttosto che di calcio, non rappresenta minimamente il capoluogo ligure. Prima di questa, infatti, ne verrebbero altre (Sestrese, Molassana, Pontedecimo) sia in ordine cronologico che di importanza: fu infatti fondata nel 1946 dalla fusione di due società sull'orlo del fallimento, supportata prevalentemente da gabibbi o cacirri (meridionali in dialetto, ndr) emigrati, appunto, in una delle tante delegazioni genovesi. Ecco spiegato quell'aborto di nome (grammaticalmente scorretto, oltretutto) sposato da un obbrobrio cromatico, che farebbe invidia alla maschera di Arlecchino. Ricordo altresì che i tifosi di questa ridicola compagine, una volta usciti dalla Sopraelevata (strada a scorrimento veloce che li collega al capoluogo, ndr) è come se fossero già in trasferta.
Ora, partendo da queste basi, spiegatemi voi come fanno tali foresti ad essere considerati "di casa".
Detto questo,veniamo al piatto forte: la partita
. I primi minuti fanno già presagire quello che sarà, ovvero un vero e proprio dominio da parte del Grifone: pronti via e lo slovacco Kucka, un vero carrarmato, fa fuori in corsa tutto il centrocampo avversario e spara un destro rasoterra che fa la barba al palo. E da li comincia il dominio, sia sotto l'aspetto tecnico che tattico, della squadra del gelido Ballardini: azioni in velocità, dinamismo, pallonate a ripetizione, traverse che tremano per un paio di volte, un Genoa senza dubbio sceso in campo con lo spirito giusto, senza paure (e di chi poi???) e caricato a mille, onorando in pieno il motto del popolo genoano: "Vogliamo 11 grifoni". L'altra squadra? Inesistente, tant'è vero che l'unica occasione avuta viene praticamente regalata da un disimpegno errato della difesa rossoblù: nettamente annichiliti!
Dopo l'ennesimo legno colto da capitan Rossi (da 8 in pagella) e un gol incredibilmente divorato dall'argentino Palacio si va al riposo, ancora a reti inviolate, ma con la chiara consapevolezza di esser superiori; non a caso il cartellone luminoso potrebbe tranquillamente citare: sampdoria 1 GENOA 4.
Ma il bello arriva adesso. A conferma del fatto che per i dirimpettai la "Nutella è ormai finita", arriva la perla firmata Rafinha, esterno brasiliano fino a questo punto del campionato piuttosto incompreso: grande sventola da fuori area, che gonfia la rete proprio sotto la gradinata nord, letteralmente in delirio (a qualcuno ha ricordato il gol di Branco in un' altra indimenticabile stracittadina, ndr).
Il resto è accademia in quanto la reazione degli avversari è pressochè nulla, e, anche quando a tratti esce fuori quel poco orgoglio rimasto, ci si rende conto della pochezza della squadra blucerchiata: usando un eufemismo, diciamo che nei loro ranghi non vedo giocatori alla Pippo Inzaghi (che, per inciso, segnerebbe anche a bordo di una sedia a rotelle) pronti a sfruttare l'eventuale occasione.
Ancora il tempo per l'ennesima occasione gol capitata sui piedi del capitano e si chiude il sipario: derby dominato e giustamente vinto (succede spes
so ultimamente, ndr) e la colonna sonora, gridata a squarciagola dalla Genova che conta, è sempre la stessa : "Oh Baccicin vattene a ca' - to moae 'a t'aspeta !!!".

Ma la goduria non è certo finita qui: basta infatti sintonizzarsi su RaiUno, dove troviamo un sorridente Luca Bizzarri (attore genovese che, insieme all'amico Paolo Kessisoglu, la coppia di statuine Rodriguez/Canalis e, dulcis in fundu, il comodino Gianni Morandi, tentano di rendere interessante il 61esimo Festival della canzone italiana) che annuncia, in mondovisione (che parolone, ndr) il risultato del match da poco concluso. Per la cronaca, dopo la notizia si è esibito Max Pezzali cantando un pezzo pietoso, in linea con le pubblicazioni degli ultimi quindic'anni, dimostrando per l'ennesima volta di essersi completamente dimenticato i tempi di Jolly Blue (forse perchè, come sostengono in molti, le liriche di quei pezzi non sono farina del suo sacco).
Ancora un po' di zapping e ritorno a farmi due sonore risate sulle emittenti locali, dove ho l'ennesima prova del tanto declamato stile-samp: il simpatico Duccio, diventato improvvisamente impopolare, viene insultato pesantemente e preso a sputi in faccia dai propri fedelissimi. D'altronde cos'altro aspettarsi da gente che ha avuto come idoli Antonio Cassano e Francesco Flachi?
Chiudo con un personale consiglio al petroliere dal braccino corto: invece di pensare ad improbabili progetti in ancora più improbabili posti, perchè non fare un summit con Gabriele Volpi, presidente dello
Spezia Calcio, in modo da onorare quella che da sempre è la filosofia dell' UC SAMPDORIA: il fondere assieme società di merda!!!



7 commenti:

  1. Grande articolo. Direi che forse è la volta buona che quelli là spariscono. Mai visto un derby "easy" come questo. Sono contento per Rafinha e anche per Eduardo, due giocatori che hanno arrancato sino ad ora ma di indubbio valore. Appena Garrone vende (penso che ormai manchi poco) ci sarà da ridere.

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  2. Finche' parli di Genoa va tutto bene, ma quando parli degli "altri", almeno non dire panzane!

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  3. Partendo dal presupposto che il calcio mi fa cagare, mi chiedo come fai a parlare di quale sia la squadra "più genovese" se praticamente metà dei giocatori non sono neanche italiani...
    Certo questo vale per tutte le squadre del campionato, ma la tua polemica mi fa ridere, soprattutto il discorso di mettere in ordine di importanza i vari quartieri genovesi!
    Concordo con te sul fatto che sia una pagliacciata, ma l'odio verso questo sport me lo fanno venire soprattutto i tifosi.

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  4. Tanto per cominciare, un ringraziamento a tutti (genovesi e non) in quanto dalla regia mi dicono che questo post ha avuto la bellezza di duecento visite in poco meno di ventiquattr'ore. Mi sento un po' l'Enzo Biaggi della Riviera di levante!
    Ma veniamo al dunque: anonimo number one, è bellissimo il termine "panzane" ma vai più nel dettaglio, dove avrei toppato?
    Anonimo number two: ma dove vivi, scusa?? Lo sfottò (civile, ma anche non) è l'ingrediente base del derby genovese. E non c'è bisogno di essere dell'ambiente per rendersene conto: basta semplicemente uscire di casa o, nel peggior dei casi, sintonizzarsi su una delle tante emittenti locali. Mi dai comuque l'idea dell'intramontabile nostalgico, in quanto penso che per trovare l'ultima società composta interamente da atleti autoctoni, bisognerebbe andare indietro di cinquant'anni (e non parlo solo di calcio). Tuttavia capisco un certo disgusto per quello che viene definito il "mondo ultrà".

    P.s. però firmatevi, cazzo... prometto che nessuno vi perseguiterà!!!

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  5. Sono l'anonimo numero due e mi chiamo Marco!:) Non sono affatto nostalgico perchè ho 23 anni e non so come fosse prima, ma soprattutto perchè del calcio non me ne frega niente, mi piace come sport da giocare e basta. Il mondo che ci ruota attorno invece mi da il disgusto. Molto probabilmente sono io che non capisco perchè non sono tifoso, ma molto spesso quando sento i discorsi dei tifosi non so mai se ridere o piangere. La mia polemica non era riferita al fatto che ci devono essere o no giocatori stranieri, ma al fatto che mi sembrava un paradosso rivendicare la "genovesità", quando ormai tutte le squadre hanno un gran numero di giocatori e non solo stranieri.
    Marco

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  6. Ok, grazie Marco. Tu sei il batterista dei Rust e/o Asylum e/o Deviancy... o comunque sei di quel giro lì ??

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